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Daniele Franceschi morì in carcere in Francia, riconsegnato senza organi: quel caso va riaperto

Daniele Franceschi, è deceduto nel 2010 a Grasse, quest’anno la madre ha ricevuto una lettera anonima dove si ipotizza che sano stati espiantati gli organi e trapiantati

«Il caso Franceschi deve essere riaperto!», lo chiede a nove anni di distanza il senatore Gianluca Ferrara, del Movimento Cinque Stelle, al ministro degli Esteri Luigi Di Maio con una interrogazione parlamentare. Parliamo di una vicenda ancora piena di punti oscuri. Il 25 agosto 2010, mentre era detenuto da mesi nel carcere francese di Grasse, in attesa di un processo per il presunto utilizzo di una carta di credito falsa in un casinò di Cannes, veniva trovato morto il cittadino italiano Daniele Franceschi. Secondo la versione sinora fornita dalle Autorità francesi, Daniele Franceschi è morto per arresto cardiaco, ma le circostanze del decesso sono tuttora un mistero sul quale rimangono parecchi punti oscuri, nonostante un processo che è giunto al secondo grado di giudizio.

Per la morte di Daniele, infatti, è stato condannato a un anno per omicidio involontario il medico del carcere Jean Paule Estrade, ritenuto colpevole di non aver curato il giovane carpentiere. Colpevole di semplice omissione di soccorso o comunque dell’assistenza tardiva e rivelatasi poi fatale in seguito al fatidico malore, che avrebbe provocato l’inspiegabile decesso del ragazzo. A ritrovarlo a terra con il viso verso il suolo, tutto rosso, fu il compagno di cella. Si chiama Abdel il giovane franco- algerino che due giorni dopo la tragedia scrisse una lettera a mamma Cira. «Daniele – raccontò Abdel – negli ultimi tre giorni stava molto male e nessuno era venuto a visitarlo, nonostante le continue richieste di aiuto, fatta eccezione per una volta in cui fu portato in infermeria dove gli dettero semplicemente delle pastiglie».

Nell’interrogazione parlamentare, il senatore Ferrara spiega che «dopo 55 giorni, il corpo del cittadino italiano è stato riconsegnato in avanzato stato di decomposizione e senza gli organi interni della vittima». Infatti, a riprova delle circostanze in cui è avvenuta la riconsegna del cadavere, ha fatto scalpore la dichiarazione del medico- legale italiano, che nell’obitorio dell’Ospedale Versilia, tra i pochissimi a visionare quei miseri resti, ha esclamato, unitamente al sindaco di Viareggio, anche lui medico e presente all’autopsia: «I Francesi ci hanno riconsegnato un involucro orribilmente “vuoto”». Il senatore Ferrara sottolinea che «anche il medico- legale successivamente designato dai familiari, ha constatato che gli istituiti di medicina d’oltralpe o chi comunque aveva trattato il cadavere di Franceschi, aveva operato manovre manipolative ovvero ( letteralmente da perizia redatta e pervenuta agli inquirenti italiani) ‘ distruttive’ su quel che rimaneva del cadavere».

Da ricordare che nel 2012 ci fu una durissima reazione dell’esponente del Partito Radicale Rita

Bernardini, all’epoca deputata: «Il corpo di Daniele fu consegnato con molto ritardo dopo la misteriosa morte in carcere, privo di quelle parti interne del corpo che, se esaminate, avrebbero potuto dire molto sul suo prematuro decesso. Questa decisione appare come la firma posta in calce a un assassinio con tanto di copertura dello Stato».

Alla famiglia non sono stati mai restituiti gli organi, nonostante le ripetute richieste ufficiali dell’avvocato Aldo Lasagna. E non sono mai arrivati spiegazioni ufficiali. Poi, all’inizio dell’anno mamma Cira ha ricevuto un biglietto, che ha aperto un inquietante pista. Una lettera anonima che lascia intendere che gli organi di Daniele, oltre 8 anni fa, potrebbero essere stati espiantati e trapiantati in altri corpi. «Che fine hanno fatto gli organi?» chiede ancora Ferrara. «Una domanda che rimane senza risposta, e nel rapporto fra due stati che fanno parte dell’Unione Europea questa è una situazione inaccettabile». «La lettera anonima – prosegue il senatore Ferrara – introduce nuovi elementi al caso che andrebbe riaperto. A distanza di molti anni è necessario chiudere questa vicenda assicurando giustizia e risposte certe ai familiari della vittima».

Da ricordare che nello stesso carcere francese, a due anni della tragedia, era avvenuta anche un’altra morte sospetta di un giovane italiano: si chiamava Claudio Faraldi, 29 anni, di Ventimiglia e morì, solo in una cella, in circostanze ancora non chiarite anche se, in via ufficiosa, anche in questo caso si tratterebbe di infarto. Risulta che ci sia un’inchiesta giudiziaria ancora in corso. La procura di Grasse aveva avviato una “informazione giudiziaria” per fare piena luce sulle circostanze che hanno portato al decesso di Faraldi, nell’ambito della quale la famiglia del connazionale si è costituita parte civile. Notizie ufficiali relative ai risultati dell’esame autoptico ( non sono risultati segni di violenza), ai nomi del personale sanitario di turno la sera della morte e al dossier medico del ragazzo, sono attualmente coperte da segreto istruttorio e potranno essere rese pubbliche solo al termine dell’indagine. Ma l’indagine rischia di andare per le lunghe visto che è stata recentemente assegnata a un nuovo giudice istruttore, in quanto il precedente magistrato è stato trasferito presso altro tribunale.

Damiano Aliprandi

da il dubbio

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