Presentato in Senato il Ddl a firma Ignazio Zullo che mira a fermare le aggressioni ai danni del personale sanitario. Un “daspo sanitario”: per chi aggredisce medici e infermieri, potrebbe essere sospeso per tre anni l’accesso gratuito al Servizio Sanitario Nazionale, fatta eccezione per le cure d’emergenza. Ma i daspo non sono mai stati strumenti correttivi ma rispondono a logiche securitarie che non investono nel sociale e nella soluzione dei problemi reali
di Federico Giusti cub Pisa
Negli ultimi anni numerosi operatori della sanità sono state vittime di aggressioni da parte di utenti. La causa non è solo nella inciviltà e nella cultura della prepotenza ormai dominante ma scaturiscono anche dalla esasperazione dei familiari di cittadini\e costretti a restare su una scomoda lettiga per giorni in assenza di posti letto, costretti a file estenuanti ai pronti soccorsi perché il personale è carente e con carichi di lavoro insostenibili.
La soluzione al problema non è data dalla militarizzazione degli ospedali ma dal potenziamento delle prestazioni erogate dal SSN, da organici adeguati e da strutture funzionanti.
Le nostre obiezioni sono del tutto ovvie ma si scontrano invece con la cultura securitaria di chi pensa che militarizzando gli ospedali si possa affrontare il problema solo come ordine pubblico lasciando infermieri, oss e medici ad operare in condizioni di disagio, degrado e senza organici e strumenti adeguati.
La nostra impressione è che non si voglia investire nella sanità pubblica prendendo a pretesto le aggressioni per sviare l’attenzione su altri problemi fermo restando che il personale della sanità andrebbe tutelato non solo a parole, ad esempio diminuendo i carichi di lavoro, accrescendo invece gli stipendi e riducendo gli orari.
E’ stato presentato in Senato il Ddl , a firma di Fratelli d’Italia, che individua nel Daspo la soluzione del problema , anzi il ” fattore di deterrenza” sospendendo per tre anni la gratuita assistenza per chi si renda colpevole di aggressioni al personale sanitario e al patrimonio della sanità e investendo gli eventuali risparmi in misure fuorvianti di sicurezza.
Per rendere efficace il provvedimento si pensa a una sorta di lista nera nella quale inserire i dati anagrafici degli autori di aggressioni contro gli operatori sanitari all’interno della Piattaforma nazionale di Governo delle Liste di Attesa e citando le autorità sanitarie di danno erariale qualora non adempiano agli obblighi di pubblicazione.
I daspo non sono mai stati strumenti correttivi ma rispondono a logiche securitarie che non investono nel sociale e nella soluzione dei problemi reali, anche questa volta si segue la stessa linea di pensiero e di azione senza mai affrontare i problemi reali come il dissesto della sanità pubblica a colpi di tagli, mancate assunzioni e riduzioni di spesa.
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