Il Daspo per gli studenti chiesto dal ministro degli Interni Cancellieri fa esplodere la protesta degli studenti. «Ridicoli» definiscono gli esiti dell’indagine dei Carabinieri sui lacrimogeni esplosi dal ministero della Giustizia mercoledì scorso. Sabato 24 si torna in corteo a Roma. I sindacati della scuola dichiarano sciopero generale
La beffa per gli studenti continua. L’indagine del Racis dei Carabinieri esclude che i lacrimogeni siano stati esplosi dal ministero della Giustizia. E il ministro degli Interni Cancellieri invoca il Daspo per i manifestanti, così come si fa negli stadi. Un doppio colpo alla loro richiesta di giustizia, un nuovo muro di rimozione e silenzio che si aggiunge alle manganellate ricevute durante i cortei di mercoledì 14.
Polemiche sul Daspo
«Sono degli irresponsabili. Vogliono continuare a trattare i movimenti come una questione di ordine pubblico – afferma Tiziano, Unicommon, studente di scienze politiche a Roma – In questo paese è ancora in vigore l’articolo 21 della Costituzione sulla libertà di manifestare. Al governo non basta l’incapacità di approntare soluzioni per il futuro di una generazione. Adesso nega anche un diritto costituzionale». Agli studenti non sfugge la gravità delle affermazioni della Cancellieri dettate dall’eccesso di nervosismo che ha colpito i piani alti. Da quando due video hanno mostrato il lancio di quattro lacrimogeni dal ministero contro gli studenti in fuga dalla carica in via Arenula il governo ha perso la bussola. E si sta ricoprendo di ridicolo, dopo avere incassato il rapporto dei carabinieri che esclude l’evidenza. «Dai video appare evidente che i lacrimogeni sono stati lanciati dal ministero – afferma Luca Spadon, portavoce nazionale di Link – e il rapporto non fa chiarezza sul bossolo che è stato ritrovato all’interno del ministero stesso. Sono ridicoli». Non solo, aggiunge Giorgio di Ateneinrivolta, studente di fisica, «l’indagine non spiega la provenienza del quarto lacrimogeno, quello che è stato esploso dal tetto del ministero. Ma anche se fosse così, si afferma una cosa ancora più grave: com’è possibile accettare che la polizia esploda dei lacrimogeni contro degli uffici dove la gente sta lavorando? Tutto questo fa sorridere. Il modo migliore per rispondere alla violenza della polizia è sapere distinguere il vero dal falso».
Ancora occupazioni
Delle parole della Cancellieri se ne parla anche nei 14 licei occupati a Roma, oltre che nei cortei che nascono spontaneamente in tutte le zone della città. Solo ieri in migliaia hanno partecipato ai cortei a Cinecittà e a Tor Bella Monaca. Gli studenti del Tasso occupato hanno seguito una lezione a piazza del Popolo. Continua nel frattempo l’occupazione della storica casa dello studente in via De Lollis di fronte alla Sapienza. Ieri gli studenti hanno occupato anche l’ultimo piano dell’ente. Molti di loro sono stati ritenuti idonei ma non hanno ancora ricevuto una borsa di studio per pagarsi l’alloggio e i mezzi pubblici. Quest’anno sono circa 400 in meno. Una decina sono invece i licei e gli istituti tecnici occupati tra Venezia, Padova e Verona, mentre il coordinamento degli studenti medi sta preparando una mobilitazione in vista dell’arrivo venerdì 23 del ministro Fornero a Ca’ Foscari.
Il ricordo di Genova
Tra i ragazzi corre un sospetto che ha un solo nome, e una memoria inquietante. Oggi a Roma sembra di essere a Genova quando, un rapporto simile a quello chiuso ieri, arrivò ad affermare che un sasso aveva deviato un proiettile esploso da un carabiniere uccidendo un ragazzo. Abituati al genere letterario, ma non rassegnati alle falsità ufficiali, gli studenti si limitano ad constatare una verità. «È evidente dalle foto e dai video che dal ministero qualcosa è caduto – afferma Camilla, diciottenne, dell’Uds – Chiudere così un’indagine significa darla vinta all’oppressore, piuttosto che a chi sta chiedendo giustizia. Torniamo in piazza più forti di prima il nostro obiettivo non è fare scontri con la polizia ma contestare i palazzi del potere».
Fini contestato a Tor Vergata
La forza di questa verità ha animato anche gli studenti che ieri a Roma hanno contestato duramente il presidente della Camera Gianfranco Fini durante un convegno all’auditorium Ennio Morricone dell’università Tor Vergata. All’ingresso l’ironia degli studenti è stata impietosa, e un po’ di grana grossa. Fini è stato accolto dallo striscione «Benvenuto compagno Fini, mo’ te ne poi anna’». Il motto richiamava la battuta di una scena del film Il marchese del grillo quando Alberto Sordi congeda l’ebanista Aronne Piperno. Poi la voce si è alzata e gli studenti hanno condotto una requisitoria contro la terza carica dello stato. Gli è stato ricordato il manipolo dei suoi «futuristi» che salirono sul tetto della facoltà di architettura occupato dai ricercatori della rete 29 aprile. Si chiamavano «futuristi», volevano piacere a destra e a sinistra, erano contro la riforma Gelmini ma finirono per votarla. La loro opposizione sarebbe stata risolutiva per bloccare la riforma che oggi ha congelato l’università italiana. «Avere opinioni diverse sulla legge Gelmini è lecito – ha detto Fini – ma non dirò mai che la riforma Gelmini sia sbagliata, e l’ho sottoscritta». Per gli studenti, invece, la politica dei due forni praticata dai neo-centristi finiani è incomprensibile ed è in realtà sinonimo di tagli. Quelli che hanno accompagnato la riforma e hanno privato il Fondo per gli atenei di 1,5 miliardi di euro: «Noi qui non abbiamo i soldi per i libri e per le aule, alle università private invece i soldi non mancano» ha detto una studentessa.
Si torna in piazza
Sabato 24, giorno dello sciopero generale di tutti i sindacati della scuola, si torna in piazza. Flc-Cgil e Cobas rinnovano il loro appoggio agli studenti e avvertono che denunceranno ogni forma di violenza che sarà praticata sui ragazzi. «Le lotte degli studenti e dei docenti – ha detto Domenico Pantaleo – segretario Flc – pongono la necessità di cancellare le politiche di austerità in Europa». Piero Bernocchi dei Cobas polemizza contro la «manifestazione stanziale» prevista sabato dai sindacati a piazza del popolo. Propone di fare un corteo con tutti i soggetti della scuola e dell’università che parta da piazza della Repubblica alle 10. Nelle prossime ore i nodi verranno al pettine. È certo che gli studenti si riprenderanno le strade.
Roberto Ciccarelli da il manifesto
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