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Il daspo urbano debutta a Milano

Decreto Minniti. Prime vittime tre ragazzi spagnoli sorpresi a dipingere sulla linea Gialla: divieto di avvicinarsi alla metropolitana per 48 ore L’assessora alla sicurezza Carmela Rozza rivendica

A poco più di una settimana dalla pubblicazione in gazzetta del decreto Minniti su decoro e sicurezza è scattato il primo daspo urbano. Siamo nella terra delle spugnette, di Nessuno tocchi Milano, e dell’esperimento del centro sinistra allargato. Se Gallarate, in provincia di Varese, è stata la prima ad emettere ordinanza anti-writer e ubriachi nel nome del decreto Minniti, Milano è la prima a «daspare». Sono tre ragazzi spagnoli i primi colpiti e per loro è scattato il divieto di avvicinarsi alle linee della metropolitana cittadina per 48 ore. Pizzicati a dipingere sulla linea Gialla sono stati raggiunti dalla polizia municipale che ha disposto il daspo.

L’assessora alla sicurezza Carmela Rozza, quella della strisciata di vernice bianca su una macchina in divieto di sosta durante un cleaning day lo scorso anno, rivendica il provvedimento: «Il decreto va nella giusta direzione – ha dichiarato – e dunque ci interessa che sia applicato, in tutta la sua efficacia». Non dovrebbe stupire che sia proprio Milano a fregiarsi del primato. Dal 3 maggio 2015 in poi le giunte hanno promosso l’idea che decoro, sicurezza e legalità fossero legati. La città cambia alla velocità della conformità richiesta per essere e continuare ad essere vetrina, con o senza Expo. Tanto che per Rozza «la nostra Polizia locale già da anni sperimenta con la Procura elementi poi recepiti nel nuovo decreto».

Milano anticipa processi mostrando come l’ideologia del decoro non punta certo a risolvere le problematiche che attraversano lo spazio urbano, ma a costruire città anestetizzate dove trovi spazio solo ciò che non disturba investimenti e turismo. Affrontare i fenomeni di degrado significherebbe affrontare povertà differenze sociali, parlare di decoro significa invece escludere poveri e modi alternativi di vita.

Decoro, da dizionario, significa «dignità che nell’aspetto, nei modi, nell’agire, è conveniente». Leggendo il decreto pare che chi mette a rischio la sicurezze è chi lede il «decoro urbano» (elemento soggettivo quanto il gusto) cioè writer, mendicanti, meretrici, occupanti di case e spazi, manifestanti, e chi vive le strade, e non i locali, consumando droghe e alcol. Una vera lista di proscrizione nel nome di città dove sono esclusi conflitti, povertà e modi altri di vivere.

Andrea Cegna

da il manifesto