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Dopo Napoli, anche a Torino la polizia carica il presidio davanti alla RAI: L’Italia è unita solo nella repressione

Dopo Napoli, anche a Torino cariche della polizia contro i partecipanti ai presidi sotto le sedi Rai per denunciare la faziosità dell’informazione del servizio pubblico e in solidarietà con il popolo palestinese

Alcunx partecipanti al presidio di Torino

Bandiere palestinesi sventolano davanti alle luci delle camionette della polizia parcheggiate in via Verdi 16, nel centro di Torino. A sostenerle centinaia di persone radunate davanti alla sede torinese della RAI.  Un presidio per protestare contro la censura della causa Palestinese attuata dall’emittente italiana, esacerbata dalle recenti dichiarazioni dell’ad della RAI Roberto Sergio: «La mia solidarietà al popolo di Israele e alla Comunità Ebraica è sentita e convinta»; e ancora: «Ogni giorno i nostri telegiornali e i nostri programmi raccontano e continueranno a farlo, la tragedia degli ostaggi nelle mani di Hamas oltre a ricordare la strage dei bambini, donne e uomini del 7 ottobre». Nel comunicato letto durante la trasmissione Domenica In nessun riferimento all’assedio israeliano della Striscia di Gaza e il conseguente genocidio palestinese degli ultimi mesi, come se la linea di condotta dei telegiornali sia tracciata nel solco delle dichiarazioni della maggioranza al governo.

Nei giorni scorsi numerose persone avevano protestato pacificamente per la stessa ragione a Roma e Napoli. Nel primo caso sono fioccate denunce; nel secondo manganellate, colpi che hanno spaccato senza remore le teste dei manifestanti. Una logica repressiva ormai sempre più acuta e insensata, forse unico elemento in grado di unire questo Stato da Sud a Nord.

A Torino il presidio era stato chiamato per le 17,30 di questo martedì 13 febbraio. Puntualmente chi protestava si è trovato davanti lo schieramento della polizia in tenuta antisommossa. Ciò non ha impedito ai manifestanti di occupare la via con corpi, bandiere, cartelli e la necessaria dose di rabbia per ciò che sta accadendo a migliaia di palestinesi dall’altra parte del Mediterraneo.

Al termine di numerosi interventi il presidio si è trasformato in corteo, al coro “RAI sionista, corrotta e fascista”. La manifestazione è quindi passata davanti a Palazzo Nuovo, sede dell’Università di Torino, per poi prendere una delle principali vie cittadine e, con un giro ad anello, tornare al punto di partenza, nodo centrale di questa protesta partecipata e pacifica: la sede della RAI, ora blindata da alcune decine di agenti e tre camionette.  Sotto lo sguardo dei lavoratori dell’emittente televisiva, affacciati alle finestre forse in cerca di uno scoop, chi protestava ha continuato a urlare “vergogna” in faccia ai celerini, bloccando completamente l’area intorno all’ingresso dell’edificio, a destra e sinistra delle camionette posteggiate lì davanti. Le forze dell’ordine non ci hanno pensato a lungo: seguendo il copione di Napoli al primo momento di tensione sono partite manganellate e spinte da parte degli agenti per far arretrare chi reggeva gli striscioni. Questi invece hanno resistito compatti, e insieme a loro i partecipanti al presidio. La rabbia si è amplificata nelle voci e nei cori, tanto che nemmeno le successive cariche di alleggerimento sono riuscite a fiaccare lo spirito di chi manifestava. Solamente intorno alle 19,30 il presidio si è trasformato ancora una volta in corteo, portando la protesta anche dentro a un McDonald’s nelle vicinanze. I manifestanti si sono lasciati dietro alcuni feriti, assistiti da un’ambulanza, e tre camionette vandalizzate, sintomo evidente dell’odio verso chi protegge censori e assassini.

Ora aspettiamo solo il prossimo telegiornale RAI.

 

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