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Eurogendfor, la polizia “robusta” per lo Stato d’eccezione

Troppa impunità per Eurogendfor, inquietante polizia “robusta” che agisce fuori controllo da qualsiasi parlamento. Un’operazione su misura per lo Stato d’eccezione

Polizia robusta”, la chiamano gli addetti ai lavori. Eurogendfor, un ibrido tra polizia e forza armata. Chi studia queste dinamiche mette da tempo in guardia dai processi di militarizzazione dell’ordine pubblico e di trasformazione della guerra in operazioni di polizia.

La notizia più recente, oltre alla celebrazione il 19 ottobre del compleanno del corpo, è il cambio della guardia, l’estate scorsa «nella incantevole cornice della caserma Chinotto di Vicenza», tra il Colonnello della Guardia Civil spagnola Francisco Esteban Perez ed il subentrante, Colonnello della Gendarmeria Nazionale francese Philippe Rio, che sarà il sesto comandante di Eurogendfor. Su cose del genere, Egf, è piuttosto prolissa: sappiamo di figuranti in uniformi storiche, di una “toccante” deposizione di una corona “portata da due militari donna della Guardia Civil e scortata da due Carabinieri, sulle note di una stupenda Marcia spagnola, dal titolo ‘La morte non è la fine’. Sappiamo che “movimenti, lenti e solenni, di un’eleganza composta ed austera, hanno lasciato tutti i presenti senza parole”. Sappiamo pure che a luglio, a Capri, furono notate pattuglie formate da carabinieri e Guardia Civil, sperimentazione di “Comisarías Conjuntas” sotto l’egida di Egf, pattugliamento misto estivo, come già l’anno prima a Madrid, Malaga, Ibiza, Formentera, Roma, Firenze, Venezia, Sorrento, Amalfi e Capri, per “garantire sicurezza ai turisti nei luoghi di maggiore affluenza dei due Paesi con il supporto di personale che parli la lingua del turista. Tra le funzioni degli operatori il pattugliamento a piedi o in macchina, il sostegno alle vittime di reato, la prevenzione della criminalità e l’assistenza nella presentazione di denunce”.

Ma questa sorta di Erasmus in divisa e le cerimonie nell’incantevole cornice non spiegano granché di Eurogendfor. Di cui continuiamo a non sapere quasi nulla se non che è intoccabile e attivissima, o lo è stata, in Afghanistan, Haiti, Bosnia Erzegovina, nelle recentissime missioni in Mali e nella Repubblica Centro-Africana. Non ci sarebbe alcun riscontro, invece, della presenza di uomini dell’Egf nelle piazze greche del 2010 a inquinare il clima degli scioperi generali contro la Troika. Tutto lascia immaginare, però, un attivismo crescente della Gendarmeria nel contrasto dei flussi migratori, del terrorismo, dei conflitti sociali, sempre «in un clima di cameratismo e cooperazione», come spesso rivendica – sempre senza scendere nei dettagli – l’ufficio stampa del comando Egf.

Perfino negli ambienti della polizia di stato c’è chi si mostra guardingo: «Con dei tratti a volte poco definibili, oppure fin troppo definiti e forti. Certamente non si tratta di una istituzione di beneficenza, ma di una polizia militare. Che gode di ampia immunità e autonomia. Autonomia da chi…?», si chiede un dirigente della Consap, una delle sigle della galassia sindacale della Ps, preoccupato per una «organizzazione di polizie solamente militari» che intervenga in ordine pubblico «quando esistono già numerosi ed efficaci strumenti di polizie miste che se ne occupano già con un elevato grado di professionalità e competenza».

Egf è agli ordini dal Cimin, un Comitato Interministeriale formato dai Ministri di Esteri e Difesa dei vari Paesi Membri (un organo che quindi obbedisce ai governi, e non ai parlamenti nazionali democraticamente eletti). Egf può “sostituire o rafforzare le forze di polizia” oltre che “condurre missioni di sicurezza e ordine pubblico; monitorare, svolgere consulenza, guidare e supervisionare le forze di polizia locali nello svolgimento delle loro ordinarie mansioni, ivi compresa l’attività d’indagine penale”. I locali, gli edifici, gli archivi, la corrispondenza di Eurogendfor sono inviolabili. Le autorità non potranno entrare nei locali e negli edifici senza il preventivo consenso del comandante. Anche gli archivi sono inviolabili come pure corrispondenza, manoscritti, fotografie, film, registrazioni, documenti, file, o qualsiasi altro supporto di memorizzazione dati appartenente o detenuto da Egf, ovunque siano ubicati. Le proprietà e i capitali e i beni che sono stati messi a sua disposizione per scopi ufficiali, indipendentemente dalla loro ubicazione e dal loro detentore, sono immuni da qualsiasi provvedimento esecutivo. I Paesi firmatari hanno rinunciato col Trattato a chiedere un indennizzo per danni procurati alle proprietà nel corso della preparazione o esecuzione delle operazioni. E i suoi membri non possono subire alcun procedimento relativo all’esecuzione di una sentenza emanata nei loro confronti per un caso collegato all’adempimento del loro servizio. Tutto ciò grazie al Trattato di Noordwijk del 17 settembre 2004 e al trattato istitutivo firmato nel 2007 a Velsen, in Olanda.

800 uomini mobilitabili in trenta giorni, più una riserva di altri 1.500. Stati membri sono Italia, Francia, Olanda, Portogallo, Spagna e – dal 2007 – Romania, con Polonia come partner e Turchia come osservatore (inizialmente l’idea era piaciuta anche a Slovenia, Gran Bretagna e Grecia) ma è aperta alla partecipazione di forze di polizia militare appartenenti anche a paesi extra europei.

L’intoccabilità di Eurogendfor, irraggiugibile anche da qualsiasi tribunale civile per danni procurati dai suoi membri, sembra il sogno di chi ha condotto le mattanze di Genova. Inutile aggiungere che intoccabile e autoreferenziale è anche il Cimin. Egf, in queste condizioni, può condurre missioni di sicurezza e ordine pubblico, nonché di esercitare funzioni di monitoraggio, controllo e indirizzo finanche sull’operato delle forze di polizia locali, sino a poter determinare o influenzare perfino il corso delle indagini penali, senza doverne rendere conto ad alcuna autorità giudiziaria dello Stato.

L’”incantevole cornice”, come direbbe il cronista embedded, della caserma Chinotto è gestita dall’Arma con i fondi di Africom, come nota Antonio Mazzeo. Dal dicembre 2008, il comando Setaf (Southern European Task Force) dell’esercito Usa di stanza a Vicenza ha assunto il nome di US Army Africa, componente terrestre di Africom, l’organismo dello Zio Sam che sovraintende a tutte le operazioni di guerra nel continente africano. Vicenza ospita anche il principale centro di formazione strategica degli eserciti dei paesi africani (spesso in testa nelle classifiche relative a crimini di guerra, violazione dei diritti umani e repressione di organizzazioni e movimenti sociali). Tutto ciò porta Mazzeo a pensare alla famigerata “Scuola delle Americhe” che formò migliaia di ufficiali latinoamericani golpisti. Si chiama “Center of Excellence for Stability Police Units, (CoEespu)”, dal marzo 2005 ospitato come Egf presso la solita Chinotto, sotto il comando della solita Arma. «Africom continuerà a mantenere stretti legami con il Centro d’Eccellenza di Vicenza», ha assicurato nel 2009 il generale William “Kip” Ward, del Comando Africom di Stoccarda. L’idea di dar vita al centro per la formazione, a Vicenza, di 3mila ufficiali e sottufficiali africani, sorse in occasione del vertice dei Paesi del G8 tenutosi nel 2004 a Sea Island, Usa. Dal 26 ottobre al 6 novembre, Eurogendfor ha organizzato e condotto alla Chinotto, proprio con il CoEspu, il primo “Laboratorio di Progettazione per le Operazioni di Gestione delle Crisi”, con osservatori di Ue, Nato, Onu e paesi membri.

Lo scorso primo ottobre, i vertici di Egf e Cimin sono stati invitati dalla presidenza del Parlamento europeo a partecipare alla riunione della Sottocommissione per la Sicurezza e la Difesa ma la gendarmeria non è un’istituzione dell’Ue. A concepire la gendarmeria fu una riunione informale dei Ministri della Difesa dell’Ue, a Roma l’8 ottobre 2003. Per l’Italia il ministro era Antonio Martino, forzista, allievo di Milton Friedman, ultraliberista della scuola di Chicago, e ministro degli Esteri di Berlusconi. Martino sostenne la bufala che l’Iraq avesse acquistato uranio dal Niger, affermazione ripresa in un rapporto del governo Blair e citata da Bush per scatenare la guerra all’Iraq.

Fu il clima della guerra globale, perciò, a partorire la Forza di Gendarmeria Europea ma alla firma del trattato, nel 2007, c’era il ministro degli Esteri di Prodi, Massimo D’Alema, o chi per lui (indecifrabile la firma in calce) mentre Vicenza diventava la capitale europea del movimento pacifista con la lunga lotta contro la nuova base Usa al Dal Molin. La ratifica del trattato nel nostro parlamento avverrà all’unanimità, nel 2010, a morte già avvenuta non solo della ininfluente sinistra radicale ma anche della “seconda potenza mondiale”, il movimento pacifista.

Checchino Antonini

pubblicato su Left numero 45 del 21 novembre 2015