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È in fin di vita in ospedale, ma i giudici dicono: deve tornare in carcere

La Corte di Appello di Napoli ha stabilito che Ciro Lepre è “compatibile con il regime carcerario”

Un detenuto versa in condizioni cliniche gravi. È ricoverato in ospedale ma per il tribunale deve ritornare in carcere. Si chiama Ciro Lepre, ristretto da cinque anni con l’accusa di associazione mafiosa ed estorsione.

Da tempo soffre di cirrosi epatica, patologia che si è aggravata negli anni. Quando la malattia era stata diagnosticata, dal carcere di Pavia era stato traferito nell’istituto penitenziario di Nuoro, poi in quello di Cuneo e infine nella casa circondariale “Lorusso e Cutugno” di Torino, nel padiglione dove è attrezzato il centro clinico, un luogo, quest’ultimo, dove vengono trasferiti molti detenuti da tutta Italia in condizioni di salute che non possono essere trattate all’interno delle carceri.

Le condizioni di Ciro Lepre hanno avuto un peggioramento. Infatti subito i sanitari del centro clinico della struttura penitenziaria di “Lorusso e Cutugno” si sono resi conto che non avrebbero potuto apprestare adeguate cure al detenuto, le cui condizioni diventavano ingestibili. Così, la direzione sanitaria del carcere torinese ha deciso il trasferimento all’ospedale “Molinette” di Torino specializzato proprio per la cura di malattie acute e croniche del fegato.

Il tribunale di Napoli, però, dopo la visita di un perito medico di ufficio, ha deciso di ripristinare la detenzione in carcere. I parenti di Ciro Lepre hanno appreso la notizia con amarezza e incredulità. Stando a quanto hanno riferito i medici che lo osservano 24 su 24, il detenuto versa in una situazione molto grave, tanto che hanno chiesto ai parenti chi contattare in caso di decesso.

I familiari,  spiegano che non chiedono neppure che sia portato a casa per essere curato. Vogliono semplicemente che il loro congiunto sia assistito in un ospedale – rimane comunque in un reparto di Medicina Protetta per i detenuti – per ricevere un adeguato sostegno sanitario e per avere data la possibilità di andare a trovarlo. La sua condizione di detenuto, non consente, infatti, ai familiari di fargli visita negli ordinari orari di visita ai degenti. I familiari di Ciro Lepre si sono rivolti anche ai Radicali, lanciando il loro grido d’allarme in particolar modo a Rita Bernardini.

Il quotidiano “Il Dubbio” ha potuto visionare la perizia effettuata dal medico del tribunale. Il perito ha comunque effettuato delle conclusioni importanti. Raccomanda che la direzione sanitaria della struttura carceraria di Torino si faccia parte attiva nello stimolare la direzione del reparto dove è degente il detenuto a formulare la diagnosi del complesso delle malattie che egli presenta. Elenca poi il quadro clinico: insufficienza epatica, cirrosi da epatite c in attiva fase di replicazione, vasculite alle mani e ai piedi, tumore del sistema linfatico a basso grado di malignità e altre patologie. Per il problema cardiopatico, il medico raccomanda un ricovero presso un reparto ospedaliero altamente specializzato. Dopo un breve periodo di ricovero, il perito del tribunale spiega che il paziente potrà ritornare nel reparto clinico del carcere. Conclude, comunque, consigliando che la struttura dove il detenuto proseguirà il soggiorno, non faccia da ostacolo alla naturale e comprensibile esigenza di sollievo psicologico offerto dai familiari e dalle persone affettivamente care.

Resta il fatto che la quinta sezione penale della Corte di Appello di Napoli, dopo la perizia del medico, ha stabilito che il detenuto Ciro Lepre è compatibile con il regime carcerario. Il dramma è che nella mattinata di martedì, i medici che hanno in cura il detenuto, hanno chiesto ai parenti il numero telefonico da contattare in caso di decesso.

Damiano Aliprandi da il dubbio