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Firenze: il comune dichiara guerra ai lavavetri

Vigili urbani ai semafori, multe e denunce. Da Milano a Roma, altre città si accodano. Insorgono associazioni e Prc

Vicino ai semafori sono rimaste solo le bottiglie con l’acqua saponata. Tutti spariti i lavavetri di Firenze dopo la passeggiata mattutina dell’assessore alla sicurezza Graziano Cioni (Ds) in persona, accompagnato dal comandante della polizia municipale Alessandro Bartolini. In coppia per attuare l’ordinanza firmata ieri dal sindaco Leonardo Dominici, già diventata un «cult» tra molti amministratori del centrosinistra. Arresto fino a tre mesi e sequestro dei «mezzi di produzione» dell’azienda clandestina: secchio e stracci. Sono bastate una decina di denunce per far sparire i circa sessanta – dati resi noti da Palazzo Vecchio – lavavetri fiorentini che, a quanto pare, rendono la vita impossibile agli automobilisti. Spiega Cioni: «Negli ultimi tempi stiamo ricevendo numerose telefonate e reclami da parte di cittadini che hanno notato una modifica nell’atteggiamento dei lavavetri, molto aggressivi, soprattutto nei confronti delle donne sole in auto . A testimoniare questa situazione ci sono anche alcune denunce per molestie presentate da cittadini. A ciò si aggiungono i disagi e i rischi alla circolazione causati dalla presenze dei lavavetri».Dunque, giro di vite. L’ordinanza del Comune si basa sull’articolo 650 del codice penale. Ma all’opera ci sono già gli avvocati fiorentini delle associazioni di sinistra, letteralmente choccate per la decisione del Comune, che vogliono contrastare l’ordinanza sul piano giuridico. Per la verità perplessità in merito sono già arrivate da fonti autorevoli, come il presidente emerito della Corte costituzionale Antonio Baldassarre che ha osservato come «sul piano costituzionale» possa nascere qualche dubbio di natura costituzionale: essendo l’ordinanza applicata a una sola città potrebbe violare «il principio di uguaglianza». A meno che, osserva Baldassarre, il Comune non riesca a dimostrare che che i propri lavavetri sono particolarmente propensi a compiere attività illecite, il che mi pare una prova diabolica».Ma il vero «boom» dell’ordinanza, aldilà della sua correttezza giuridica, è sul piano politico visto il successo riscosso dal pugno di ferro fiorentino. La giunta Dominici, però, dovrà fare i conti con Rifondazione – entrata nella maggioranza in regione ma ancora all’opposizione in città – e con gli alleati della Sinistra democratica. La federazione fiorentina del Prc ha diramato una nota in cui si dichiara «nettamente contraria» all’ordinanza Cioni. Contrari anche i tre consiglieri comunali di «Sinistra democratica», che si dicono «per nulla orgogliosi» del primato nazionale guadagnato da Firenze, e osservano: «La sicurezza può non essere né di destra né di sinistra. Ma lo sono le proposte».Tuttavia ci sono pochi dubbi: l’idea dell’assessore Cioni – per la verità non nuovissima, visto che si contano numerose iniziative simili nel passato, da Torino, a Roma, a Verona – ha riscosso successo. La prima investitura arriva dal candidato alla guida del Partito democratico, il sindaco della capitale Walter Veltroni che chiede «un’armonizzazione delle norme nazionali» e la butta sul presunto racket – a suo avviso «come quello della prostituzione» – specificando che «è quello che bisogna colpire». «Pienamente d’accordo con Dominici» si dice il presidente della Provincia di Milano Filippo Penati. «Resiste» solo il sindaco di Bari Emiliano e l’assessore alla legalità di Napoli Gambale, alle prese più che altro con i posteggiatori abusivi «quelli sì sentinelle della camorra».Plausi anche a destra – ci mancherebbe – l’europarlamentare della Lega nord Mario Borghezio si complimenta per «una ordinanza leghista», il collega di partito Roberto Maroni osserva che «neanche l’ex sindaco di Treviso Gentilini lo ha mai fatto», mentre si moltiplicano proposte per fare ancora meglio: vietare l’accattonaggio dei minori e i bivacchi all’aperto. Resistono sol Dal governo è solo il ministro alla Solidarietà sociale Paolo Ferrero a prendere subito una posizione netta: «Sono scelte che vanno nella direzione opposta a quella che servirebbe in questi casi, cioè la mediazione sociale». Sul piede di guerra anche le associazioni e la Caritas, che definisce il provvedimento «sproporzionato». Per Filippo Miraglia dell’Arci, quella di Firenze è un’ordinanza che «criminalizza la povertà».