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Firenze: Per non finire dentro un Cie, scappa e muore a diciotto anni

Giovane nigeriano precipita da una grondaia al quarto piano cercando di evitare un controllo di polizia durante una festa. Riportiamo l’articolo pubblicato su “il manifesto”, anche se  all’associazione “Acad” è stata raccontata una versione diversa da quella uscita sui giornali,  pare che il ragazzo fosse regolare in italia, ma senza documenti con se al momento. La dinamica non è chiara: lui è salito sulle scale SEGUITO da uno poliziotto, ma nessuno , a parte il poliziotto, pare fosse con lui al momento in cui è caduto.

 

Aveva solo diciotto anni e un decreto di espul­sione dall’Italia, è morto per la paura di essere iden­ti­fi­cato dalla poli­zia e but­tato in un Cie prima di essere rim­pa­triato. Raphael God­win, nige­riano, non aveva fatto niente di male nel suo nuovo paese. Ma non aveva i docu­menti in regola ed era già stato fer­mato in un con­trollo. Per questo, quando ha visto gli agenti alla porta d’ingresso dell’appartamento dove era capi­tato per una festa, ha pen­sato solo a scap­pare in qual­che modo. Salito ai piani di sopra del con­do­mi­nio, ha aperto una fine­stra e ha cer­cato di calarsi da una gron­daia, che però non ha retto il suo peso. E’ pre­ci­pi­tato da un’altezza di una quindicina di metri ed è morto sul colpo, in un cor­tile interno di un palaz­zone del quar­tiere di Novoli.

Erano solo le dieci e mezzo di sera, eppure per alcuni vicini quella festa di immi­grati doveva già finire. Troppo rumore, troppo casino, biso­gna chia­mare la poli­zia e farli smet­tere. Nes­suno ha pen­sato di bus­sare alla porta e chie­dere di abbas­sare il volume della musica per­ché domani i ragazzi devono andare a scuola, meglio avvertire gli agenti e lasciare a loro il com­pito di far finire quella festa di negri. Così impa­rano a distur­bare il riposo della gente per bene.

Una volta che la pat­tu­glia è arri­vata in zona fer­man­dosi sotto lo sta­bile, gli agenti sono saliti al secondo piano e hanno bus­sato alla porta dell’appartamento. Tra i festa­ioli, in mas­sima parte nige­riani, alcuni hanno capito al volo la situa­zione: sono usciti rapi­da­mente dal palazzo scen­dendo le scale men­tre veniva iden­ti­fi­cata la sola padrona di casa, una tren­tenne che era agli arre­sti domi­ci­liari per “falsa atte­sta­zione” di gene­ra­lità. Invece Raphael God­win ha preso una strada diversa, nella con­fu­sione ha salito le scale invece di scen­dere. Quando si è tro­vato fra il quarto e il quinto piano dello sta­bile, nono­stante che nes­suno lo inse­guisse, ha visto in quella fine­stra affac­ciata su un cor­tile, e nella pic­cola gron­daia addos­sata ai muri esterni, l’unica via di salvezza.

Quando un agente si è inso­spet­tito per i rumori, era già troppo tardi: il gio­vane nige­riano era sceso per qual­che metro lungo la gron­daia ma ha finito per per­dere la presa di quell’appiglio così leg­gero, insta­bile, sci­vo­loso. Il resto è cro­naca: un tonfo sordo, il corpo di Raphael God­win sul cemento del cor­tile interno, la chia­mata urgente al 118 e gli inu­tili ten­ta­tivi del medico e degli infer­mieri di ria­ni­marlo, fra la dispe­ra­zione e la rab­bia degli invitati rima­sti. Il ragazzo non aveva con sé i docu­menti, poche ore dopo la poli­zia è riu­scita a iden­ti­fi­carlo, pro­prio gra­zie a quel cer­ti­fi­cato di espul­sione che pesava come una spada di damo­cle sul gio­vane nige­riano. A Novoli è arri­vato anche il sosti­tuto pro­cu­ra­tore di turno nella notte di dome­nica, Paolo Bar­luc­chi, che ha avviato le inda­gini ma al momento non ha iscritto alcun nome nel regi­stro degli indagati.

Riccardo Chiari da il manifesto