Rosa Parks faceva la sarta in un grande magazzino. Il primo dicembre del 1955, stravolta per il lavoro, prese posto su un autobus di linea a Montgomery, Alabama. Si posizionò davanti, dove fino ad allora, i neri non potevano sostare. James Blake, il conducente le ordinò di alzarsi, Rosa rifiutò e venne arrestata. Martin Luther King e cinquanta leader della comunità afroamericana si riunirono e diedero vita a una primigenea protesta destinata a gonfiarsi di tono e durare per 381 giorni. I Bus rimasero fermi, la legge sulla segregazione mantenuta, fino a quando nel ’56, davanti alla corte suprema degli Stati Uniti d’America, venne sancita l’incostituzionalità di quel comma. Cinquantatrè anni dopo, a migliaia di chilometri di distanza dall’America e dal Sud Africa dell’Apartheid, la metafora dell’autobus diversificato affascina ancora qualcuno. A Foggia, l’azienda municipalizzata dei trasporti, avrebbe optato per una decisione incredibile. Autobus e percorsi differenziati per migranti ospiti del centro d’accoglienza e residenti di Borgo Mezzanone, popolosa contrada spuntata in piena riforma agraria mussoliniana, a dieci chilometri da Foggia. Per arrivare o lasciare la casa d’accoglienza “Buona Speranza”, i migranti viaggerebbero con autobus “esclusivi”. La notizia diffusa da un importante sito di informazione, sarebbe inaudita. Separati dagli altri, senza la possibilità di confondersi. La discussione sulla linea “24”, dopo tensioni sociali prolungatesi nel corso dei mesi e incontri in prefettura tra cittadini e forze dell’ordine, avrebbe prodotto un ibrido da brivido. Il direttore dell’Atef, Massimo Dicecca non è reperibile, in comprenso parla Pedretti, addetto all’esercizio. “Da stamattina mi chiamano tutti i giornali d’Italia. Posso assicurarle che nulla di ciò che ho letto e ho sentito, è vero. Potete venirlo a documentare. Sugli autobus- sarebbe folle pensare a qualcosa di diverso- possono salire tutti. L’unica cosa certa è che abbiamo potenziato le linee, creando oltre alla 24, la 24/1. Perchè? Per permettere un percorso più breve a chi abita in borgata Tavernola. Prima, prendendo la Ventiquattro, ci voleva circa un’ora. Chi non ci vuole passare, adesso può saltarla salendo su un altro autobus. Ma la possibilità è aperta a chiunque. Senza distinzioni di alcun genere”. Fino a qui l’Atef. Da lunedì, si vedrà se sprofondare nella vergogna o in un’altra categoria dell’essere. C’è tempo, anche per non sprofondare negli incubi.
fonte: l’Unità
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