Frontex spenderà centinaia di milioni di euro per sorveglianza e deportazioni
Approvato il 13 febbraio del 2023 dal consiglio di amministrazione di Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, il piano di spesa prevede un budget di circa 600 milioni di euro, che saranno investiti in dispositivi di sorveglianza delle frontiere, infrastrutture per rendere effettive le deportazioni, software e database interoperabili per la gestione dei dati. L’espansione economica dell’agenzia continua, sotto la guida del nuovo direttore Hans Leijtens, e le voci di spesa confermano la sostanziale continuità del suo mandato: alzare muri sempre più tecnologici ed invisibili ai confini d’Europa, controllare e respingere le persone. Frontex – agenzia che dipende dalla Commissione – si dimostra ancora una volta l’attore chiave per l’implementazione e l’affermazione di un piano europeo sulle politiche migratorie, dentro e fuori dai paesi dell’Unione: braccio operativo e gestionale sui confini e nei paesi di esternalizzazione da un lato, produttore ideologico e strategico dall’altro.
Una governance delle migrazioni emergente dietro cui si cela il complesso militare-industriale del grande capitalismo europeo.
Pubblichiamo la traduzione di questo documento diffuso da StateWatch e tradotto da Giovanni Marenda per Melting Pot Europa
Sistemi informatici, droni, deportazioni
La spesa totale prevista nel piano d’acquisto 2023 1 ammonta a poco meno di 600 milioni di euro, con la spesa più consistente – circa 260 milioni di euro – destinata ai sistemi informatici, tra cui sviluppo di software, infrastrutture e sistemi amministrativi.
L’Agenzia prevede inoltre di spendere almeno 180 milioni di euro in attrezzature per sostenere i suoi sforzi nella sorveglianza delle frontiere marittime e terrestri, compreso un contratto per l’acquisto di droni del valore di 144 milioni di euro.
Il piano di spesa include quanto segue:
- 40 milioni di euro per le espulsioni, per l’acquisto di aerei a noleggio che consentano a Frontex di effettuare rimpatri forzati nel periodo 2023-2027;
- 50 milioni di euro per i servizi di trasporto, per il noleggio di auto, il trasporto di veicoli Frontex e di oggetti di grandi dimensioni all’interno e all’esterno dell’UE, il trasporto di armi e munizioni e un nuovo servizio di traghetti per facilitare i rimpatri dalla Grecia alla Turchia, in preparazione della possibile ripresa dell’accordo UE-Turchia;
- almeno 180 milioni di euro per la sorveglianza delle frontiere, con attrezzature per la sorveglianza terrestre e marittima, droni, infrarossi, visori notturni, dispositivi di rilevamento delle radiazioni ed elicotteri in grado di trasmettere dati visivi in diretta;
- 6 milioni di euro per i sistemi di gestione dei dati, tra cui la costruzione di una nuova piattaforma Frontex integrata destinata a migliorare l’interoperabilità e a facilitare i “flussi di dati tra domini di sicurezza” e i “processi automatizzati per la valutazione delle vulnerabilità ed Eurosur“;
- 800.000 euro per la ricerca, con l’obiettivo di studiare nuove tecnologie per il controllo delle frontiere, per le capacità aeree e del personale, e per una maggiore inclusione di sistemi interoperabili nelle operazioni dell’agenzia.
Almeno 12 milioni di euro di spesa sono previsti per la manutenzione delle attrezzature tecniche, compresi i sistemi di sorveglianza mobile e i veicoli. “Frontex possiede decine di migliaia di apparecchiature tecniche e più di 1.000 agenti le utilizzano quotidianamente 24 ore su 24, 7 giorni su 7“, si legge nel piano di approvvigionamento.
Il documento delinea un piano per l’acquisto di 37 diversi servizi e beni per un valore totale stimato di poco meno di 600 milioni di euro, con contratti di valore compreso tra 140 mila euro e poco meno di 190 milioni di euro. Dal piano sono stati omessi circa 8 milioni di euro di spese previste per contratti di valore inferiore a 140.000 euro.
Frontex dovrebbe applicare una “rigorosa condizionalità” per evitare di sostenere i respingimenti
Tineke Strik, eurodeputata olandese membro del gruppo Greens/European Free Alliance al Parlamento europeo, ha dichiarato a Statewatch che l’agenzia dovrà dimostrare “come farà a garantire che queste somme significative non facilitino violenti respingimenti da parte degli Stati membri”.
L’eurodeputata ha invitato Frontex a “monitorare da vicino la situazione durante la fase di attuazione e ad applicare un rigoroso regime di condizionalità, sospendendo qualsiasi contributo agli Stati membri che commettono violazioni”.
Strik ha inoltre espresso preoccupazione per i piani di lancio di un nuovo servizio di traghetti per le deportazioni dalla Grecia alla Turchia. “La Turchia non è un Paese sicuro per i rifugiati, nonostante le dichiarazioni della Grecia. I rifugiati non hanno diritti in Turchia e vengono deportati in paesi non sicuri come l’Iran o l’Afghanistan”, ha dichiarato.
“È quindi inaccettabile che un’agenzia dell’UE inizi a facilitare i rimpatri in Turchia. Esorto il direttore esecutivo a riconsiderare la questione”.
Drammatici aumenti di spesa
Dalla sua istituzione nel 2004, Frontex è diventata fondamentale per l’attuazione delle politiche di frontiera dell’UE. Le recenti riforme hanno aumentato drasticamente il suo mandato operativo, i finanziamenti e le risorse umane dell’agenzia, in linea con l’espansione delle attività di esternalizzazione delle frontiere UE e la crescente enfasi sui rimpatri forzati e sulle operazioni di controllo dei confini.
Frontex ha speso 1,1 miliardi di euro per le attività operative tra il 2020 e il 2022 e altri 133 milioni di euro per l’amministrazione, di cui 61 milioni di euro solo per l’informatica e l’elaborazione dei dati. Nello stesso periodo, solo 2,8 milioni di euro sono stati destinati alle attività sui diritti fondamentali.
La spesa annuale dell’agenzia per le deportazioni è aumentata drasticamente negli ultimi tre anni, passando da 16,5 milioni di euro nel 2020 a 79 milioni di euro nel 2022.
Frontex si affida in larga misura all’outsourcing di appaltatori privati che sviluppano attrezzature e servizi per il controllo delle frontiere. Molte aziende private fanno attivamente lobbying per aumentare la spesa per il controllo dei confini o, viceversa, sono corteggiate da Frontex.
Nell’ottobre 2022 il Parlamento europeo ha votato per rifiutare il discarico dei conti 2020 di Frontex, citando il coinvolgimento in violazioni dei diritti fondamentali e altri problemi strutturali all’interno dell’agenzia.
Il rifiuto impone all’agenzia l’obbligo di riferire al Parlamento su come ha affrontato o intende affrontare le raccomandazioni e le preoccupazioni delineate dagli eurodeputati. Tuttavia, non fornisce alcuna garanzia di modifiche sostanziali alle pratiche o alle procedure.
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