Antonio Di Pietro, leader dell’Idv: «In piazza a Genova c’erano alcuni criminali» Da ministro si è opposto alla commissione di inchiesta. Oggi difende quella scelta: «Giustizia è fatta, chi ha sbagliato paghi». E De Gennaro? «Ogni evento ha la sua storia»
Forse non è il miglior corredo alla “foto di Vasto”, ma sulla giustizia – e in particolare sui fatti di Genova 2001 – l’onorevole Antonio di Pietro, leader dell’Idv, dà degli ottimi spunti di discussione. Specialmente per la sinistra.
Onorevole, a pagare il tributo della spending review saranno anche i tribunali, le procure e perfino quel che ne rimane del personale penitenziario, cosa ne pensa?
Sulla necessità di una rivisitazione della spesa pubblica siamo tutti d’accordo ma il problema di fondo è che togliere soldi alla giustizia, al sociale o alla cultura è un po’ come rubare al buon samaritano. Ci sono settori che devono essere implementati in termini di risorse economiche e semmai bisogna intervenire per far funzionare meglio la macchina, altro che tagliare. Togliere il tribunale a Lamezia Terme o a Castrovillari – dove vorrebbero chiudere il tribunale appena costruito, costato 15 milioni di euro e che sarà inaugurato la prossima settimana – è un non-senso.
Monti spiega che per riformare occorre tempo, ora servono soldi cash, subito.
Subito subito si possono fare 150 milioni rinunciando alla cosiddetta legge Mancia. Qualche miliardo ritirando le truppe in Afghanistan e risolvendo tutti i contratti di approvvigionamento del materiale bellico. Piuttosto che agli esodati, i soldi li prenderei agli scudati fiscali; eliminiamo il finanziamento pubblico ai partiti, oppure riduciamo il numero di parlamentari. C’è una sfilza lunga un chilometro di tagli da fare ma si preferisce toccare le fasce più deboli. Il governo Monti ha l’aggravante di sapere quello che fa: scientemente e coscientemente sceglie di fare l’interesse di pochi e danneggiare molti. Ma come si fa a pensare di tagliare sul personale penitenziario? Più tagliano gli agenti, più devono stare chiusi in gabbia quelli che stanno in galera. Così, fai un danno anche alla funzione risocializzante del carcere.
Allora è d’accordo con l’associazione Antigone e con la Fp-Cgil che chiedono al ministro Severino di preparare una conferenza nazionale sull’esecuzione della pena per ridiscutere un percorso di rinascita del sistema penitenziario?
Personalmente credo che non dobbiamo continuare a illudere i detenuti con altre amnistie o condoni….
Contrarissimo all’amnistia, immagino.
Assolutamente contrario, perché – punto primo – le persone non devono delinquere. Secondo, se delinquono devono essere inseriti in un percorso di pena e di risocializzazione in modo che quando escono sono in grado di trovarsi un lavoro e cambiare vita. L’amnistia mette fuori buoni e cattivi indistintamente, non serve né ai detenuti né alla società.
Sarà un dettaglio, però la prevede la Costituzione.
La Costituzione la prevede una volta ogni tanto, invece noi da 60 anni non facciamo altro, solo condoni e nient’altro, per i detenuti. Invece il carcere serve a rieducare il carcerato: se uno entra una, due, quattro volte in carcere, alla fine dovrà pure capire che ha sbagliato. E se non vogliono cambiare, allora meglio tenerli in carcere.
Non per replicare, ma quasi il 50% delle persone in carcere sono in attesa di giudizio.
Ma questa non è una buona ragione per metterli fuori con l’amnistia, meglio fare il giudizio subito, meglio pensare a una tempistica e a una procedura confacente alle necessità. L’amnistia è una sconfitta dello Stato.
È favorevole all’introduzione del reato di tortura nel nostro codice penale?
Non ci dovrebbe neanche essere bisogno di una legge per vietare la tortura. Già oggi esistono fattispecie di reati con cui tecnicamente è possibile punire una persona che tortura. Ciò nonostante se si vuole introdurre il reato, io sono d’accordo….
Più che volere, ce lo impone la convenzione Onu che l’Italia ha deciso di ratificare vent’anni fa.
Le sto dicendo che già oggi esistono reati che vengono utilizzati dal magistrato in via interpretativa per coprire quello che la Convenzione prevede. Ciò nonostante sono favorevole a prevedere una fattispecie tipizzante della tortura, sia fisica che psichica.
A proposito di tortura, lei e l’Idv siete sempre stati contrari a una commissione parlamentare sui fatti del G8 di Genova…
Ho sempre sostenuto e sostengo ancora oggi che bene abbiamo fatto lasciar fare alla magistratura, ché solo la giustizia poteva accertare la verità. Oggi, a carte scoperte e a provvedimenti definitivi, abbiamo la prova provata di come si sono svolti i fatti. Se ci fosse stata una commissione parlamentare ci sarebbe stata una relazione di maggioranza e una di minoranza, in parlamento ci sarebbe stato chi si schierava da una parte e chi dall’altra, per partito preso e non su accertamento dei fatti. Oggi carta canta, e tutti devono abbassare il capo e chiedere scusa.
Manganelli lo ha fatto, l’allora capo della polizia, De Gennaro, no.
Le scuse le devono chiedere in tanti, per i fatti commessi dalla polizia. Come le devono chiedere in tanti, per i fatti commessi dai manifestanti. A Genova sono successe tante cose, le une non giustificano le altre. Troppo facile dire che ora solo la polizia deve chiedere scusa. Ogni fatto va giudicato per sé, ma non permetterò mai di dire che siccome i poliziotti hanno fatto quello che hanno fatto, si giustifica quello che è successo il giorno prima. Capisco che voi siete il manifesto… ma non facciamo un santo dei manifestanti.
Mette le due cose sullo stesso piano?
Non metto le cose sullo stesso piano ma sono stati commessi crimini da entrambi i lati.
Ma la polizia non dovrebbe essere superiore a tutto? Anche in carcere ci sono dei criminali, questo non vuol dire che vanno torturati.
Non sto dicendo questo (la voce si altera e l’onorevole Di Pietro appare un po’ arrabbiato, ndr) solo che ho tutto il rispetto che ci vuole per Caino ma se permettete penso anche ad Abele…Sui fatti di Genova bisogna capire che ogni evento ha la sua storia.
E oggi, si opporrebbe ancora a una commissione parlamentare?
Oggi? Che ci si deve fare oggi con una commissione? C’è una sentenza penale passata in giudicato che stabilisce anche la responsabilità civile e morale dello Stato. Si rischierebbe di rimettere in discussione – per giunta affidando ad un organismo di parte che rappresenta la maggioranza politica del momento – la verità processuale. Mi sembra una cosa da masochisti: servirebbe solo a ridare la possibilità a quelli che già sono stati condannati dalla magistratura di riscrivere una pagina diversa di quella storia.
Eleonora Martini da il manifesto
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Antonio Di Pietro è un giudice. Giustizialista. E il giustizialismo è la Destra. Stefano d’Errico, leader maximo dell’Unicobas, ha con lui un dialogo privilegiato. Sputa sui compagni, chiamandoli “anarcoidi”, ed organizza iniziative con l’Italia dei Valori. Il d’Errico passa per essere uno dei massimi esperti del pensiero di Camillo Berneri. Esperto e conoscitore. Camillo Berneri non cesserà mai di rivoltarsi nella tomba.