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G8Genova: “graziato” il medico-torturatore

Graziato. Si aspettavano tutti la radiazione, se l’è cavata con sei mesi di sospensione e a fine estate il “dottor mimetica” potrà tornare a fare il medico, in Italia e all’estero. L’Ordine dei medici di Genova ha salvato Giacomo Toccafondi, il medico che durante i giorni del G8 gestiva l’infermeria della caserma di Bolzaneto. E picchiava, anzi era «il seviziatore» come hanno raccontato i tanti ragazzi che sono ancora segnati e che speravano in un provvedimento esemplare. Se non bastasse, le immagini di violenza e di insulti ai manifestanti arrestati hanno fatto il giro di mezzo mondo anche grazie al film “Diaz, non lavate questo sangue” e anche questa sentenza è destinata a scatenare polemiche e reazioni indignate.

Toccafondi, 61 anni da compiere, ha temuto di essere radiato dal suo Ordine e quindi di non poter più fare il medico, ma alla fine, i suoi colleghi lo hanno salvato con una condanna lieve, sei mesi di sospensione (la pena più pesante prima della radiazione), se messa ai confronti con i tre mesi a una dottoressa che lavorava con lui nella caserma delle torture di Bolzaneto.

Il processo al “dottor mimetica” è durato almeno otto mesi e si è concluso l’altra settimana con la sentenza che è stata firmata dal presidente dei medici genovesi Enrico Bartolini: non potrà essere impugnata e diventerà esecutiva da lunedì prossimo, più o meno nello stesso periodo in cui è prevista l’udienza sul suo licenziamento. Da marzo non è più un chirurgo dell’ospedale Gallino di Pontedecimo.

Toccafondi, assistito dall’avvocato Alessandro Vaccaro, era già stato salvato dalla prescrizione – assieme ad altri trentadue imputati (poliziotti e personale sanitario) – ed era uscito indenne dal processo d’Appello sulle violenze all’interno del mattatoio di Bolzaneto, ma era stato condannato a risarcire le vittime e anche la Corte dei conti è pronta a chiedergli i danni.

I reati che erano stati contestati- a lui e ad altri quatto medici arruolati per il G8 dalla polizia penitenziaria andavano dall’omissione di referto alla violenza privata, dalle lesioni all’abuso d’ufficio. Aveva evitato una condanna ma, secondo i giudici, agì «con particolare crudeltà» e la caserma di Bolzaneto era un carcere improvvisato e a tempo dove «furono portate vittime in balia dei capricci di aguzzini, trascinate, umiliate, percosse, spesso già ferite, atterrite, infreddolite, affamate, assetate, sfinite dalla mancanza di sonno, preda dell’arbitrio aggressivo e violento…. sostanzialmente già seviziate, venivano in loro presenza».

Violenze a catena perpetrate «pacificamente e gratuitamente sugli individui, come stare in piedi contro il muro, la sottoposizione a rumore, privazione del sonno, del cibo e delle bevande», nei confronti di ragazzi «picchiati, insultati, denudati e derisi, feriti e abbandonati in pozze di piscio, vomito e sangue… Alcune ragazze furono costrette a stazionare nude in presenza di uomini, oltre il tempo necessario, sottoposte a umiliazione fisica e morale».

La caserma di Bolzaneto viene descritta come un inferno e le sentenze (di assoluzione o di prescrizione) hanno contribuito a lasciare aperta una ferita. «Lo shock di questa esperienza fu tale che a molte donne iniziò il ciclo mestruale prima del ritmo naturale».

Il “dottor mimetica” non ha mai voluto rilasciare dichiarazioni e, dopo il licenziamento, aveva commentato, attraverso il suo avvocato: «I fatti di quei giorni sono stati sovradimensionati in tutte le sedi e letti in maniera vessatoria». Tra 6 mesi potrà nuovamente fare il medico.

dal secolo XIX

 

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