Riceviamo e pubblichiamo una riflessione sull’uso e obbligo del green pass. Buona lettura
Stato e Confindustria hanno individuato nel green pass lo strumento per scaricare le proprie responsabilità su milioni di individux, lavoratrici e lavoratori.
Dove la ‘salute’ è ipocrisia la “sicurezza” diventa “decoro” che libera i padroni consegnandogli ulteriori strumenti di controllo e vessazione: il lasciapassare verde è un documento discriminatorio e classista che nulla c’entra con la tutela della salute e con qualsiasi concetto di prevenzione.
Il covid per qualcuno può essere peggio che per qualcun’altrx e vaccinarsi per qualcunx può essere la scelta migliore, ciò non toglie che la protezione relativa legata alla vaccinazione dura pochi mesi – alcuni Stati sono già al terzo richiamo – e non esclude dalla possibilità di contagiarsi e contagiare: prevenzione vorrebbe che ‘vaccinati’ e ‘non vaccinati’ siano trattatx in modo uguale dal momento che i vaccinatx dopo pochi mesi non sono più protetti da infezioni, e neppure da forme sintomatiche.
Resta inoltre vero che ogni situazione rimane a sé, che si richiede un consenso informato, e che imporre una cura farmacologica in modo indiscriminato – sperimentale o meno – con ricatto, obbligo e coercizione, dovrebbe porre importanti dubbi etici da non liquidare in modo tanto superficiale come sta avvenendo.
Le statistiche da sole non bastano a leggere la realtà e i diversi contesti di oppressione.
Un religioso scientismo torna a contrapporsi ad un antiscientismo di stampo autoritario livellando ogni contraddizione: mentre Stato e padroni strumentalizzano dati e statistiche presentando la scienza come un monolite neutro e perfetto, l’abdicare dei movimenti a qualsiasi confronto circa le possibilità di autodeterminazione e critica dal basso rispetto le misure messe in campo sta lasciando campo libero a contro-letture di derivazione reazionaria e fascista.
Si parla di “senso di comunità” ma tre quarti del mondo subisce le conseguenze del neoliberismo senza nè scelta nè accesso a livelli di benessere minimi: i profitti sulla pelle di chi è sfruttatx non sono mai stati messi in discussione, ‘restare a casa’ in caso di contatto con positivo resta un privilegio per pochx e tamponi e test diagnostici rimangono a carico delle persone.
Il green pass tutela soltanto gli interessi dei soliti noti: liberi si, ma di tornare a sfruttare, mentre le disuguaglianze che hanno segnato la pandemia sin dall’inizio continueranno a farlo.
Stato e padroni per evitare qualsiasi tipo di redistribuzione e cambiamento strutturale stanno cavalcando in ogni ambito un soluzionismo tecnoscientifico che avrà solo l’effetto di rendere invisibili le contraddizioni strutturali dell’organizzazione capitalista all’interno delle città e nei luoghi dello sfruttamento di massa.
La retorica militare della “guerra” al virus, trasversale a tutte le forze politiche ed economiche destre e sinistre, sta trasformando il confronto in censura, il discorso sulla salute in ipocrisia e decoro e il green pass in una sorta di daspo sociale: chi per qualunque motivo non ha le carte in regola, chi non è conforme, chi si ribella ad un ulteriore strumento classista e discriminatorio diventa automaticamente un nemico interno.
Puntare sulla “sicurezza” è utile a fomentare tutte quelle paure che possono essere strumentalizzate in funzione di consenso, le norme messe in campo appaiono infatti più legate ad una ‘decenza’ formale che libera i padroni da ogni responsabilità scaricandole sui lavoratorx, che alla reale salute delle persone che le subiscono.
Ciò che è grave è la legittimazione di un ulteriore estensione del potere datoriale sul corpo dei lavoratorx (di fatto, già consegnato a stato e padroni) sulle condizioni di salute e le scelte di natura sanitaria, sfere che fino a prima di questa emergenza trovavano dei limiti quanto meno formali. Si tratta di un’ulteriore stretta autoritaria nel mondo del lavoro e più in generale nella società, un pericoloso precedente, che non riguarda esclusivamente la minoranza relativa di chi non vuole/non può vaccinarsi.
Salute oggi non è ascolto dei corpi, non è stare bene ed essere felici. Non è vivere in un ambiente, naturale e sociale, sano. Non è realizzare i propri desideri, avere ciò di cui si ha bisogno, buon cibo, buona vita, buone relazioni. Non è invecchiare e morire con serenità e dignità.
Mentre lo spostamento di risorse dal pubblico al privato procede spedito, tagliando sulla sanità pubblica a scapito dell’assistenza primaria, l’indifferenza dilaga e la solidarietà viene strumentalizzata alimentando una guerra tra poverx e creando sempre nuovi ‘mostri’ su cui scaricare insicurezza e timori: la tensione viene scaricata tra oppressx, sospetto e delazione diventano i nuovi paradigmi su cui fondare relazioni e legami in una sempre piu ampia disumanizzazione delle relazioni sociali.
La gestione securitaria della pandemia sta creando una nuova dottrina perbenista della “tolleranza zero”: mentre le relazioni di prossimità e la solidarietà collassano, neoliberismo e salute si stringono la mano procedendo per ricatti economici e sociali sempre più esasperati.
Normare in senso discriminatorio e punitivo è utile a garantire la necessità capitalista di manodopera salariata sottopagata e obbediente, ma la sicurezza sul lavoro oggi è sicurezza di essere sfruttatx!
NON È LA DITTATURA SANITARIA, È LO STATO NEOLIBERISTA!
LA SALUTE SI COSTRUISCE INSIEME CON LA SOLIDARIETÀ E CON LA LOTTA NON CON UN DOCUMENTO CHE ESCLUDE E DISCRIMINA
Bologna, ottobre 2021
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leggi anche
il contributo, sul tema, dell’Osservatorio Repressione al dibattio aperto su InfoAut
Green Pass: una stretta autoritaria per allontanare le responsabilità della classe dirigente
Contatto?
Dal “prendersi cura” a “controllare e reprimere”,
Dallo “Stato che assiste” allo “Stato che incatena”:
No al Green Pass !
– Assemblea a Ravenna – Sabato 9 ottobre – ore 16 –
Parco Teodorico – Via Chiavica romea – Ingresso parcheggio camper (vicino a Spartaco)
Se la cocente sconfitta dell’imperialismo USA e dei suoi “soci di minoranza” (Italia compresa) in Afghanistan ci ha ricordato l’esistenza di un “fronte esterno”, l’esplosione del Covid, innestata a una situazione di crisi precedente, ha fornito una ghiotta occasione alle classi dominanti e ai suoi esecutivi per inasprire le politiche di ristrutturazione sociale e del mondo del lavoro sul “fronte interno”.
E così, legislatura dopo legislatura, ci siamo ritrovati di fronte a una restrizione sempre più marcata degli spazi di libertà sociali, sindacali e politici.
Le recenti misure, dietro il pretesto di contenimento del COVID, sono il condensato della filosofia che ha ispirato le politiche neo-liberiste di questi anni. Proprio nello smantellamento progressivo della sanità pubblica ha trovato uno dei suoi punti cardine, rivelando, di fronte alla pandemia, tutta la sua fragilità e inadeguatezza con esiti drammatici.
Questa è la sintesi di ciò che è avvenuto in uno spazio di tempo relativamente breve a ridosso e dopo il COVID: il decreto Salvini, i disegni in discussione di nuove leggi anti-sciopero, l’utilizzo di agenzie private di squadre di picchiatori contro i lavoratori in sciopero (vedi la logistica). Parallelamente un controllo sociale sempre più stretto e invasivo, anche in previsione di un impoverimento di settori significativi di ceto medio e la crescita esponenziale di essere umani considerati “inutili”, destinati a vivere nel sistema dell’incertezza, senza alcuna prospettiva se non quella di dormire sotto i ponti, nutrirsi alla Caritas o vivere di espedienti in una società blindata.
Un controllo che passa attraverso una presenza sempre più massiccia di militari e poliziotti nelle strade, telecamere ovunque, coprifuoco, i droni sulle spiagge, sanzioni amministrative, dispositivi elettronici, GPS, badges, un generale della NATO a capo dell’emergenza sanitaria, digitalizzazione dei documenti, la riforma della giustizia e, da ultimo, il “green pass”, il cui campo di applicazione ora viene esteso anche sui luoghi di lavoro con il sostegno di Confindustria. Strumento di ricatto, di divisione e contrapposizione fra i lavoratori.
In questo contesto non possiamo che sentirci distanti e contrari da/a tutta quella sinistra, anche antagonista, che di fronte a provvedimenti come il lasciapassare verde e l’obbligo vaccinale cerca goffamente di giustificarli nascondendosi dietro il paravento della “neutralità della scienza” e, peggio ancora, delle “esigenze generali della società”. Quella capitalistica per intenderci.
Non vedendo, o facendo finta di non vedere, che misure simili sono parte integrante di una svolta epocale voluta dal capitale all’attacco, non solo dei lavoratori, ma anche all’umanità intera ed al pianeta nel tentativo di plasmare/rapinare/sfruttare ulteriormente, ridurre la vita a mera merce.
Niente a che vedere con pericolose e sospette fantasie di alcuni settori su presunti complotti sanitari di “capitalisti cattivi” o “giudaico-massonici”.
Per essere chiari: il “complotto” è il capitalismo stesso nella sua forma moderna che si sovrappone agli stati e controlla le organizzazioni mondiali.
La portata di questo attacco, che ha radici ultra-decennali, rivela la quota di investimenti “pubblici” destinata a sostenere piani di regolamentazione, che non mostra segni di diminuzione ma è destinata a fini differenti: i costi sono dirottati dal “prendersi cura” al “controllare e reprimere”, dallo “Stato che assiste” allo “Stato che incatena”. Tutto questo ci pone di fronte a un salto di qualità che trova negli Stati imperialisti, al servizio del capitale multinazionale, il braccio esecutore per imporre questi nuovi assetti di “ingegneria sociale”. Assetti che ci espongono al baratro di un cammino irreversibile, per ora solo intuito o inesplorato, che espone l’intera umanità a rischi e pericoli spaventosi.
Il nostro problema è di come impedire che questo progetto sia attuato, e questo configurerà l’agenda politica di tutti i rivoluzionari nel prossimo futuro. Altrimenti potrebbe non esserci più un futuro da forgiare perché non ci saranno più esseri umani in grado di farlo.
A partire da questi presupposti proponiamo un momento di confronto collettivo su queste tematiche con il fine non solo di fare una “chiacchierata” sui destini del mondo ma cercando di individuare, fin da subito, possibili terreni di azione comune per la costruzione di un ampio movimento contro le manovre liberticide, un movimento che si qualifichi per le lotte per una sanità pubblica territoriale che sia anche di prevenzione, attenzione nella cura delle persone e ripristino dei territori ed ambiente, che dice no alle privatizzazioni e ai tagli; che di no alla nocività e ai licenziamenti sui posti di lavoro.
Superando questa dicotomia artificiosa “novax-sivax” di chi vorrebbe creare contrapposizioni partendo da una presa di posizione netta e chiara contro il “green pass” per quello che è realmente e per quello che rappresenta.
Non vogliamo il green pass! Vogliamo salute, reddito e libertà!
Compagne e compagni per la ricomposizione (Cesena e Ravenna)