Al Partito democratico, si sa, le contestazioni non vanno giù. A meno che, ovviamente, non si tratti delle buffonate di quell’arma di distrazione di massa che è Matteo Salvini, unica “opposizione” tollerata proprio perché funzionale al sistema Renzi. Aizzare una guerra tra poveri perché si litighino qualche briciola è sempre un buon modo per creare un diversivo per chi si sta pappando tutta la torta con rimborsi elettorali, grandi opere, mazzette e speculazioni. Per chi osa protestare contro le politiche renziane, invece, ci sono denunce, perquisizioni e misure cautelari.
Se non c’è spazio per nessun dissenso reale nell’Italia che cambia verso, a breve non ci sarà forse neanche più la possibilità di criticare i potenti, foss’anche solo a parole.
È stato presentanti ieri dal democratico responsabile della Giustiza, Stefano Ermini, un emendamento bavaglio che estende la diffamazione a mezzo stampa anche a blog (e potenzialmente social network), delitto fino ad ora riservato ai giornalisti di professione.
Nei fatti l’emendamento potrebbe tradursi in multe fino a 50’000 euro per chi osa sfogarsi su facebook, magari contro una classe politica che non sa più che operazioni di camouflage inventarsi per evitare che qualcuno gridi che il Re è nudo.
Mentre Lega e PD continuano mangiarsi i soldi pubblici in maniera civilmente bipartisan si cerca di reprimere persino la semplice espressione verbale della rabbia di un paese che continua pagare la crisi per far ingrassare i soliti noti tra cooperative, imprese amiche e partiti politici.
da InfoAut