Il saluto di Davide Rosci e Mauro Gentile all’assemblea contro la repressione e per l’abolizione del Codice Rocco
- dicembre 22, 2014
- in 15 ottobre, emergenza, misure repressive
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Sabato 20 dicembre si è tenuta a Teramo l‘assemblea contro la repressione e per l’abrogazione del Codice Rocco.
Pubblichiamo gli interventi che hanno fatto pervenire all’assemblea Davide Rosci e Mauro Gentile i due compagni condannati per “devastazione e saccheggio”, attualmente agli arresti domiciliari, per i fatti accaduti il 15 ottobre 2011 in piazza San Giovanni a Roma
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Carissim* Compagn*,
innanzitutto permettetemi di ringraziarvi personalmente per essere venuti quest’oggi qui a Teramo, sò benissimo che sotto le feste ci sono tante cose da fare e molto probabilmente qualcuno di voi avrà fatto incazzare, e non poco, i propri famigliari. Porgetegli le mie scuse.
Scrivere questa lettera non è stato affatto semplice perché, pur avendo avuto veramente tanto a disposizione, la detenzione domiciliare è un’interminabile rottura di coglioni, ho trovato non poche difficoltà nel portare su carta il mio pensiero.
Avrei voluto iniziare questa missiva partendo nel raccontandovi tutto lo schifo vissuto in questi 32 mesi di detenzione, ricordando la condanna fascista a 9 anni in primo gado di giudizio, passando per l’inumana esperienza del carcere e quindi arrivare alla doccia fredda del processo d’appello con una sostanziale conferma delle pene, ma sinceramente ho deciso di evitare perché non ho intenzione di rubare tempo alla discussione e soprattutto non voglio ripensare a tutti gli abusi subiti. Mi avrebbe fatto solo del male.
Poi ho pensato che forse sarebbe stato giusto focalizzare il discorso sul Codice Rocco, del fatto che il prossimo anno “festeggeremo” il 70° anniversario dalla liberazione dal nazifascismo e che nonostante ciò questo Stato, che si definisce democratico, mantenga ancora oggi in vigore un Codice di leggi repressive nato sotto la dittatura di quel porco di Mussolini, ma anche in questo caso non lo farò. Lascio a voi presenti e a chi di dovere il compito di analizzare il tutto.
E’ mia intenzione al contrario provare a fare delle proposte perché quello che mi piacerebbe oggi esca alla fine da questa assemblea non sia solo un’interessante discussione ma qualcosa di concreto.
Dico questo, e prego di non fraintendermi, perché purtroppo, avendo partecipato a fin troppi dibattiti, temo che si possa arrivare alla fine ad un nulla di fatto e sinceramente credo che non possiamo più permetterci di perdere ulteriore tempo dietro ad analisi o approfondimenti. Non dico che non servano, anzi, ma correremo il rischio che poi qualcuno malauguratamente possa ricacciare vecchie storie di vent’anni fà o attaccare la pippa sulla patria podestà della verità assoluta rivoluzionaria. Credo che sappiate di cosa stò parlando.
Detto questo vengo subito al sodo e faccio le mie proposte introdotte da ciò che penso. Sostanzialmente sono tre e le dividerò in un’idea organizzativa, una di solidarietà e una puramente rivolta alla concretezza. Partiamo con la prima:
Cari Compagni, io Mauro e gli altri ragazzi stiamo andando dritti a condanna definitiva in cassazione accusati del reato di devastazione e saccheggio e sappiamo benissimo che il tempo che ci resta a disposizione difficilmente sarà sufficiente per ottenere risultati concreti per il nostro processo. Questo non deve scoraggiarci, ma al contrario deve essere uno stimolo in più per tutti perché ci si renda conto che dobbiamo agire, e presto, per disarmare chi ci vuole vedere tutti in gabbia.
Vi chiedo pertanto di iniziare oggi, in questa sede, a discutere seriamente su come dare vita ad una strategia comune che porti all’abolizione almeno del Reato di Devastazione e Saccheggio che viene sempre più contestato (vedi gli ultimi scontri ultras di Bergamo) e che soprattutto costringe diversi compagni a scontare pene dai 10 ai 15 anni. Stò parlando dei compagni condannati per gli scontri del G8 di Genova del 2001 che pagano il prezzo più alto di un immobilismo che dura da troppo tempo.
Come antagonisti e come movimenti, ma anche come organizzazioni politiche e antifasciste il punto centrale della nostra strategia deve essere a mio avviso quello di tenere ben in mente questa battaglia ma di inserirla all’interno di contesto più ampio.
Dobbiamo, e non ci giro intorno, dar vita ad un gruppo di lavoro che tratti a 360° la repressione; un gruppo di lavoro capace di far relazionare costantemente e con facilità tutti coloro che si definiscono antifascisti in modo da dare delle risposte unitarie agli attacchi che lo Stato sferra quotidianamente contro chi porta avanti le battaglie sociali e non solo. Un’organizzazione sovrastrutturale riconosciuta da tutti perché apartitica, ma allo stesso tempo aperta anche a chi svolge attività politica oltre che ai movimenti antagonisti, che metta tutti d’accordo perché focalizzata sull’obbiettivo di non lasciare nessuno solo a combattere contro nemici comuni. Penso mentre vi scrivo ai fratelli e alle sorelle Notav, ai compagni impegnati in diverse parti d’Italia nella lotta per il diritto alla casa, agli operai o i precari che difendono il proprio posto di lavoro dall’attacco del Governo Renzi, agli studenti, agli immigrati e ancora, a chi viene arrestato e da solo si trova a subire l’ira cieca di uno Stato fascista e a che si trova a dover cacciare da solo dai quartieri o dalle piazze la feccia infame chiamata Casa Pound, Forza Nuova e la sottovalutata Lega. E di esempi ne potrei fare altre migliaia.
E’ giunto il momento di finirla una volta per tutte di marciare disuniti, è al contrario giunto il momento di provare a capire che i risultati si ottengono solo con i numeri e con una tattica pianificata e per questo che bisogna prendere il meglio di ogni realtà rivoluzionaria e applicarla ad una organizzazione semplice ma efficace. E bisogna altresì sapere che questa organizzazione di cui vi parlo non cadrà mai dal cielo quindi ritengo fondamentale iniziare da oggi a porre le basi, per poi passare ai vari territori con un incontro che segua quello di oggi dove si dia la priorità di parlare di quello che oggi uscirà da questa assemblea e di come creare a loro volta una base territoriale. Questa poi avrà il compito di mobilitare tutti coloro che condividono il progetto e quindi interfacciarsi con una regia nazionale formata da tutte le persone di buona volontà che non avranno paura di sporcarsi le mani e prendersi delle responsabilità.
Pensate, e faccio un esempio astratto, ad una mobilitazione antifascista organizzata a Foggia sostenuta da un coordinamento pugliese e da quello nazionale. Il potenziale sarebbe devastante. Oppure pensate ad un arresto a Bologna dove la sera stessa tutta l’Italia sia al corrente della cosa e la settimana dopo migliaia di compagni scendano in piazza gridando la sua liberazione. Oppure ad un aggressione fascista con una risposta “partigiana” immediata. Su questo ultimo punto, soprattutto, è ora di lavorare seriamente formando una Brigata del Popolo.
Vi stò parlando sostanzialmente di dar vita a quello che da anni aspettiamo tutti: una rete di compagni che con intelligenza non litiga fra le sue componenti perché unita su pochi, ma importanti, punti condivisi.
E badate bene che non stò dicendo di far nascere un partito o una stronzata simile, ma di portare nella pancia d’Italia una forza che mai nessuno è riuscito ad organizzare perché troppo spesso qualcuno ha tentato di indirizzarla nel parlamentarismo dei partiti o in una sterile mobilitazione di piazza che il giorno seguente ha già esaurito tutta la sua forza.
E’ un progetto difficile e ambizioso, mica qualcuno mette in dubbio ciò, ma vale la pena provarci perché la crisi sta aumentando così come l’avanzata delle destre e se non stiamo attenti ci spazzeranno via e io, per Dio, voglio morire combattendo.
Su questa cosa e su come organizzare quanto detto ho dato alcuni consigli pratici che ho riportato su carta così come ho detto la mia su come provare ad abolire il Codice Rocco. Io pur da detenuto ci sono e darò il mio contributo sempre.
Secondo punto: Solidarietà!
Compagni io sono stato dentro e vi dico che la solidarietà è l’ancora di salvezza per chi ha la sfortuna di valicare le mura di cinta di un carcere. Pertanto vi chiedo di riflettere sulla possibilità, anche in questo caso, di inserire all’interno della sopracitata organizzazione la possibilità di dar vita ad una sorta di soccorso rosso nazionale che si impegni a non far restare senza soldi i compagni che hanno la sfortuna di entrare nelle patrie galere e quelli che purtroppo già ci sono. Questo soccorso potrebbe essere formato da una cellula di compagni che si impegni nel duro lavoro di controinformazione e solidarietà che attualmente solo i fratelli e le sorelle anarchic*, che posso dire ad alta voce essere tra i pochi che si sbattono sul tema carceri, portano avanti.
Se si crea una cassa comune nazionale che sostiene chi è dentro facciamo un lavoro non solo di solidarietà ma da veri compagni. Se creiamo un fondo per gli avvocati degli arrestati poi non sarà il singolo a dover fare i salti mortali per pagare le parcelle. E ricordiamoci che quando sei in carcere poi ci devono pensare i famigliari a tale cosa e spesso la povertà allontana gli stessi proprio per questo fatto. Oltre al danno pure la beffa. Basterebbe un iban nazionale e una serata benefit ogni qualvolta il fondo si stia per prosciugare.
Terzo Punto: concretezza
Fino ad ora ho messo una dietro l’altra delle idee ma voglio andare oltre e pertanto propongo come accennato al punto uno di indire per il mese di gennaio un’assemblea in ogni regione per parlare appunto di ciò che diremo oggi e di come organizzarci per dar vita ad una base territoriale. La data potrebbe essere sabato 24 gennaio 2015. Magari oltre all’assemblea si potrebbe anche organizzare una serata benefit per gli avvocati che ci stanno seguendo e che spesso lavorano quasi per niente. Io ho il patrocinio gratuito ma molti dei miei coimputati stanno senza un euro quindi sarebbe un bel modo di unire le due cose.
Poi, e veramente mi auguro che questa cosa si faccia, propongo di organizzare per il mese di Aprile a Roma una manifestazione nazionale Antifascista per ricordare il 70° anniversario della liberazione ma anche per dire aboliamo il Codice Rocco. Se questa cosa la decidiamo già oggi abbiamo 4 mesi per riempire i pullman e per invadere Roma con una manifestazione che sia l’opposto della passeggiata dell’Anpi. Non mi fraintendete, vorrei che alla fine della giornata tutti urlassero: “L’Italia Antifascista è viva e chiede l’abolizione del codice Rocco”. Una manifestazione di cui Partigiani andrebbero fieri. La data potrebbe essere l’11 aprile 2015. Da lì poi si avvierebbe un lungo periodo di mobilitazioni in vista del 25 Aprile che quest’anno è veramente importante.
Infine, e scusatemi se forse mi sto allargando, mi piacerebbe che si organizzasse entro l’estate anche una grande manifestazione contro i sistemi di tortura legalizzati all’interno delle carceri, contro il carcere stesso e per chiedere l’abolizione dell’ergastolo che porca puttana è una condanna a morte mascherata. Mi scrivo con un ergastolano e vi giuro che è terrificante sapere che morirai in carcere. Rendetevi conto che pure il Papa è d’accordo, mentre una certa sinistra forcaiola non riesce a guardare oltre il proprio naso…
Compagni io ho finito. Fatemi sapere che oggi vengono prese decisioni importanti e ricordatevi di evitare di sopravvalutare il nostro nemico, il popolo, se unito, è invincibile!
Non un passo indietro! Viva la Lotta!
Davide Rosci
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