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Il saluto di Davide Rosci e Mauro Gentile all’assemblea contro la repressione e per l’abolizione del Codice Rocco

Sabato 20 dicembre si è tenuta a Teramo l‘assemblea contro la repressione e per l’abrogazione del Codice Rocco.

Pubblichiamo gli interventi che hanno fatto pervenire all’assemblea Davide Rosci e Mauro Gentile i due compagni condannati per “devastazione e saccheggio”,  attualmente agli arresti domiciliari, per i fatti accaduti il 15 ottobre 2011 in piazza San Giovanni a Roma

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Carissim* Compagn*,

innanzitutto permettetemi di ringraziarvi personalmente per essere venuti quest’oggi qui a Teramo, sò benissimo che sotto le feste ci sono tante cose da fare e molto probabilmente qualcuno di voi avrà fatto incazzare, e non poco, i propri famigliari. Porgetegli le mie scuse.

Scrivere questa lettera non è stato affatto semplice perché, pur avendo avuto veramente tanto a disposizione, la detenzione domiciliare è un’interminabile rottura di coglioni, ho trovato non poche difficoltà nel portare su carta il mio pensiero.

Avrei voluto iniziare questa missiva partendo nel raccontandovi tutto lo schifo vissuto in questi 32 mesi di detenzione, ricordando la condanna fascista a 9 anni in primo gado di giudizio, passando per l’inumana esperienza del carcere e quindi arrivare alla doccia fredda del processo d’appello con una sostanziale conferma delle pene, ma sinceramente ho deciso di evitare perché non ho intenzione di rubare tempo alla discussione e soprattutto non voglio ripensare a tutti gli abusi subiti. Mi avrebbe fatto solo del male.

Poi ho pensato che forse sarebbe stato giusto focalizzare il discorso sul Codice Rocco, del fatto che il prossimo anno “festeggeremo” il 70° anniversario dalla liberazione dal nazifascismo e che nonostante ciò questo Stato, che si definisce democratico, mantenga ancora oggi in vigore un Codice di leggi repressive nato sotto la dittatura di quel porco di Mussolini, ma anche in questo caso non lo farò. Lascio a voi presenti e a chi di dovere il compito di analizzare il tutto.

E’ mia intenzione al contrario provare a fare delle proposte perché quello che mi piacerebbe oggi esca alla fine da questa assemblea non sia solo un’interessante discussione ma qualcosa di concreto.

Dico questo, e prego di non fraintendermi, perché purtroppo, avendo partecipato a fin troppi dibattiti, temo che si possa arrivare alla fine ad un nulla di fatto e sinceramente credo che non possiamo più permetterci di perdere ulteriore tempo dietro ad analisi o approfondimenti. Non dico che non servano, anzi, ma correremo il rischio che poi qualcuno malauguratamente possa ricacciare vecchie storie di vent’anni fà o attaccare la pippa sulla patria podestà della verità assoluta rivoluzionaria. Credo che sappiate di cosa stò parlando.

Detto questo vengo subito al sodo e faccio le mie proposte introdotte da ciò che penso. Sostanzialmente sono tre e le dividerò in un’idea organizzativa, una di solidarietà e una puramente rivolta alla concretezza. Partiamo con la prima:

Cari Compagni, io Mauro e gli altri ragazzi stiamo andando dritti a condanna definitiva in cassazione accusati del reato di devastazione e saccheggio e sappiamo benissimo che il tempo che ci resta a disposizione difficilmente sarà sufficiente per ottenere risultati concreti per il nostro processo. Questo non deve scoraggiarci, ma al contrario deve essere uno stimolo in più per tutti perché ci si renda conto che dobbiamo agire, e presto, per disarmare chi ci vuole vedere tutti in gabbia.

Vi chiedo pertanto di iniziare oggi, in questa sede, a discutere seriamente su come dare vita ad una strategia comune che porti all’abolizione almeno del Reato di Devastazione e Saccheggio che viene sempre più contestato (vedi gli ultimi scontri ultras di Bergamo) e che soprattutto costringe diversi compagni a scontare pene dai 10 ai 15 anni. Stò parlando dei compagni condannati per gli scontri del G8 di Genova del 2001 che pagano il prezzo più alto di un immobilismo che dura da troppo tempo.

Come antagonisti e come movimenti, ma anche come organizzazioni politiche e antifasciste il punto centrale della nostra strategia deve essere a mio avviso quello di tenere ben in mente questa battaglia ma di inserirla all’interno di contesto più ampio.

Dobbiamo, e non ci giro intorno, dar vita ad un gruppo di lavoro che tratti a 360° la repressione; un gruppo di lavoro capace di far relazionare costantemente e con facilità tutti coloro che si definiscono antifascisti in modo da dare delle risposte unitarie agli attacchi che lo Stato sferra quotidianamente contro chi porta avanti le battaglie sociali e non solo. Un’organizzazione sovrastrutturale riconosciuta da tutti perché apartitica, ma allo stesso tempo aperta anche a chi svolge attività politica oltre che ai movimenti antagonisti, che metta tutti d’accordo perché focalizzata sull’obbiettivo di non lasciare nessuno solo a combattere contro nemici comuni. Penso mentre vi scrivo ai fratelli e alle sorelle Notav, ai compagni impegnati in diverse parti d’Italia nella lotta per il diritto alla casa, agli operai o i precari che difendono il proprio posto di lavoro dall’attacco del Governo Renzi, agli studenti, agli immigrati e ancora, a chi viene arrestato e da solo si trova a subire l’ira cieca di uno Stato fascista e a che si trova a dover cacciare da solo dai quartieri o dalle piazze la feccia infame chiamata Casa Pound, Forza Nuova e la sottovalutata Lega. E di esempi ne potrei fare altre migliaia.

E’ giunto il momento di finirla una volta per tutte di marciare disuniti, è al contrario giunto il momento di provare a capire che i risultati si ottengono solo con i numeri e con una tattica pianificata e per questo che bisogna prendere il meglio di ogni realtà rivoluzionaria e applicarla ad una organizzazione semplice ma efficace. E bisogna altresì sapere che questa organizzazione di cui vi parlo non cadrà mai dal cielo quindi ritengo fondamentale iniziare da oggi a porre le basi, per poi passare ai vari territori con un incontro che segua quello di oggi dove si dia la priorità di parlare di quello che oggi uscirà da questa assemblea e di come creare a loro volta una base territoriale. Questa poi avrà il compito di mobilitare tutti coloro che condividono il progetto e quindi interfacciarsi con una regia nazionale formata da tutte le persone di buona volontà che non avranno paura di sporcarsi le mani e prendersi delle responsabilità.

Pensate, e faccio un esempio astratto, ad una mobilitazione antifascista organizzata a Foggia sostenuta da un coordinamento pugliese e da quello nazionale. Il potenziale sarebbe devastante. Oppure pensate ad un arresto a Bologna dove la sera stessa tutta l’Italia sia al corrente della cosa e la settimana dopo migliaia di compagni scendano in piazza gridando la sua liberazione. Oppure ad un aggressione fascista con una risposta “partigiana” immediata. Su questo ultimo punto, soprattutto, è ora di lavorare seriamente formando una Brigata del Popolo.

Vi stò parlando sostanzialmente di dar vita a quello che da anni aspettiamo tutti: una rete di compagni che con intelligenza non litiga fra le sue componenti perché unita su pochi, ma importanti, punti condivisi.

E badate bene che non stò dicendo di far nascere un partito o una stronzata simile, ma di portare nella pancia d’Italia una forza che mai nessuno è riuscito ad organizzare perché troppo spesso qualcuno ha tentato di indirizzarla nel parlamentarismo dei partiti o in una sterile mobilitazione di piazza che il giorno seguente ha già esaurito tutta la sua forza.

E’ un progetto difficile e ambizioso, mica qualcuno mette in dubbio ciò, ma vale la pena provarci perché la crisi sta aumentando così come l’avanzata delle destre e se non stiamo attenti ci spazzeranno via e io, per Dio, voglio morire combattendo.

Su questa cosa e su come organizzare quanto detto ho dato alcuni consigli pratici che ho riportato su carta così come ho detto la mia su come provare ad abolire il Codice Rocco. Io pur da detenuto ci sono e darò il mio contributo sempre.

Secondo punto: Solidarietà!

Compagni io sono stato dentro e vi dico che la solidarietà è l’ancora di salvezza per chi ha la sfortuna di valicare le mura di cinta di un carcere. Pertanto vi chiedo di riflettere sulla possibilità, anche in questo caso, di inserire all’interno della sopracitata organizzazione la possibilità di dar vita ad una sorta di soccorso rosso nazionale che si impegni a non far restare senza soldi i compagni che hanno la sfortuna di entrare nelle patrie galere e quelli che purtroppo già ci sono. Questo soccorso potrebbe essere formato da una cellula di compagni che si impegni nel duro lavoro di controinformazione e solidarietà che attualmente solo i fratelli e le sorelle anarchic*, che posso dire ad alta voce essere tra i pochi che si sbattono sul tema carceri, portano avanti.

Se si crea una cassa comune nazionale che sostiene chi è dentro facciamo un lavoro non solo di solidarietà ma da veri compagni. Se creiamo un fondo per gli avvocati degli arrestati poi non sarà il singolo a dover fare i salti mortali per pagare le parcelle. E ricordiamoci che quando sei in carcere poi ci devono pensare i famigliari a tale cosa e spesso la povertà allontana gli stessi proprio per questo fatto. Oltre al danno pure la beffa. Basterebbe un iban nazionale e una serata benefit ogni qualvolta il fondo si stia per prosciugare.

Terzo Punto: concretezza

Fino ad ora ho messo una dietro l’altra delle idee ma voglio andare oltre e pertanto propongo come accennato al punto uno di indire per il mese di gennaio un’assemblea in ogni regione per parlare appunto di ciò che diremo oggi e di come organizzarci per dar vita ad una base territoriale. La data potrebbe essere sabato 24 gennaio 2015. Magari oltre all’assemblea si potrebbe anche organizzare una serata benefit per gli avvocati che ci stanno seguendo e che spesso lavorano quasi per niente. Io ho il patrocinio gratuito ma molti dei miei coimputati stanno senza un euro quindi sarebbe un bel modo di unire le due cose.
Poi, e veramente mi auguro che questa cosa si faccia, propongo di organizzare per il mese di Aprile a Roma una manifestazione nazionale Antifascista per ricordare il 70° anniversario della liberazione ma anche per dire aboliamo il Codice Rocco. Se questa cosa la decidiamo già oggi abbiamo 4 mesi per riempire i pullman e per invadere Roma con una manifestazione che sia l’opposto della passeggiata dell’Anpi. Non mi fraintendete, vorrei che alla fine della giornata tutti urlassero: “L’Italia Antifascista è viva e chiede l’abolizione del codice Rocco”. Una manifestazione di cui Partigiani andrebbero fieri. La data potrebbe essere l’11 aprile 2015. Da lì poi si avvierebbe un lungo periodo di mobilitazioni in vista del 25 Aprile che quest’anno è veramente importante.

Infine, e scusatemi se forse mi sto allargando, mi piacerebbe che si organizzasse entro l’estate anche una grande manifestazione contro i sistemi di tortura legalizzati all’interno delle carceri, contro il carcere stesso e per chiedere l’abolizione dell’ergastolo che porca puttana è una condanna a morte mascherata. Mi scrivo con un ergastolano e vi giuro che è terrificante sapere che morirai in carcere. Rendetevi conto che pure il Papa è d’accordo, mentre una certa sinistra forcaiola non riesce a guardare oltre il proprio naso…

Compagni io ho finito. Fatemi sapere che oggi vengono prese decisioni importanti e ricordatevi di evitare di sopravvalutare il nostro nemico, il popolo, se unito, è invincibile!
Non un passo indietro! Viva la Lotta!

Davide Rosci

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Compagne e Compagni,
le tante adesioni ricevute stanno a significare che c’è la volontà di informarsi ed informare, dicostruire ed estendere un rinnovato percorso di lotta alla repressione.
Gli attacchi repressivi che le procure più asservite stanno portando avanti, hanno trovato una decisaresistenza nelle difese degli imputati e le imputate per gli scontri del 15 ottobre 2011 a Roma e NOTAV e nella solidarietà che si è sempre raccolta fuori dalle aule dei tribunali. Grazie a questo ègiunta l’importante assoluzione per il reato di “terrorismo” dei quattro compagni NO TAVconsiderati colpevoli di aver attentato alla vita di un compressore mentre erano meritevoli dicopertura legale la devastazione del territorio val susino, l’occupazione militare, gli espropri, lei nfiltrazioni mafiose, gli abusi in divisa e la violenza indiscriminata contro le migliaia di uomini e
donne che difendono la loro terra.
Nei processi relativi al 15 ottobre i mandanti degli arresti e denunce, il procuratore aggiunto Capaldo (commensale di massoni e indagati) e il pm Minisci, stanno riscontrando una parzialecollaborazione dal tribunale di Roma vedendosi confermate alcune condanne per il reato di“devastazione e saccheggio” e di contro assoluzioni da questo e per reati minori.
Il lavoro sporco di questi personaggi non si fermerà e continueranno a trovare nuovi pesanti capi d’accusa per fermare l’avanzata delle lotte sociali e politiche, vedi anche le accuse di tentato omicidio comminate a mio danno per il processo 15 ottobre e di cui sono accusato, oltre ad essere stato condannato in appello a cinque anni per il reato di “devastazione e saccheggio”.
Con l’avanzare della crisi la borghesia imperialista intensifica ed estende la repressione che da strumento delettivo (volto a colpire le avanguardie) sta diventando sempre più di massa. Non è un caso il ricorso sempre più frequente al reato di “devastazione e saccheggio”: ad esso corrisponde un progetto di ampia repressione contro il conflitto sociale avanzato dai movimenti per contrastare le politiche di austerità, di cancellazione di ogni diritto conquistato con anni di lotte e il sacrificio di molti compagni e compagne.
Ogni lotta sociale e politica viene ridefinita, dagli apparati repressivi, nella dinamica e nella soggettività del nemico in questione, in questo caso l’immigrato, la lotta per il diritto all’abitare, la lotta della classe operaia, dei disoccupati ecc. non viene vista come emergenza popolare ma come problema sociale da criminalizzare e reprimere nell’immediato. Con questo metodo stanno disgregando sempre di più il paese mettendoci l’uno contro l’altro fomentando la guerra tra poveri, perchè chi è attivo nella resistenza viene costantemente dipinto come nemico pubblico.
Le condanne inflitte a me e agli altri compagni inquisiti nel processo per il 15 ottobre stanno a dimostrare tutto ciò: si vuole che oggi un giudice dietro la presunzione (anche non suffragata da prove) che tu possa aver brandito un sasso durante una manifestazione può infliggere anni e anni di carcere a chiunque. Siamo di fronte ad un salto di qualità: nel mirino degli apparati repressivi non stanno più soltanto le avanguardie, quanti si propongono come polo aggregatore della lotta! Oggi il nemico allarga la visuale e colpisce quanti semplicemente scelgono di parteggiare per la difesa deiloro diritti e delle conquiste ereditate dai nostri padri e nonni.
Genova 2001 cosi come Roma 2011, oltre alla lotta NO TAV, hanno costituito i terreni sui quali sono andate in scena le prove di autoritarismo da estendere e generalizzare al fine di stroncare sul nascere il conflitto sociale. Vorrebbero lasciare le masse popolari sole e incapaci di difendersi dagli attacchi neoliberisti della borghesia prive anche del diritto di ribellarsi alle ingiustizie.
Parliamoci chiaro. I limiti del movimento hanno permesso alle loro sporche trame di risultare efficaci. Siamo stati, e lo siamo ancora, incapaci di coordinarci e cercare una strategia di lotta comune che faccia dei tanti movimenti e realtà presenti nel nostro paese un unico fronte di lotta, capace di rispondere all’ offensiva repressiva andata in scena in questi anni. Incapacità dovuta almeno a due cause principali: troppo spesso si tende a mettere al centro i personalismi e le rivalità del passato anziché la lotta di classe e i compiti che pone innanzi a noi, troppo spesso riscontriamo un arretratezza ideologica e politica che ci impedisce di comprendere quale è la posta in gioco.
Per uscire dalla palude in cui siamo intrappolati bisogna prima di tutto assumersi la responsabilità di portare avanti un progetto comune che unisca tutte le forze rivoluzionarie e faccia prendere coscienza della propria forza alle organizzazioni operaie e popolari. E’ tempo di una seria campagna di controinformazione per l’abolizione della scure della borghesia imperialista, il Codice Rocco e più nello specifico del reato di “devastazione e saccheggio”.
Non facciamoci illusioni compagni. Promuovere una campagna contro il Codice Rocco servirà a rendere popolare la battaglia che andiamo intraprendendo (se saremo capaci di renderla tale e oseremo farne una battaglia che esca dal circuito dei militanti “duri e puri”) ma non illudiamoci che la realizzazione di questi obiettivi possa essere cosa che si risolva a suon di petizioni ed esortazioni e tantomeno a suon di cortei anche combattivi e arrabbiati. Dal regime al potere nel nostro paese possiamo aspettarci l’aggiornamento peggiorativo del codice Rocco e non la sua eliminazione. Per questo motivo l’abolizione del codice Rocco e delle misure anti-popolari che prescrive deve andare di pari passo con la lotta più grande per rovesciare il regime politico del nostro paese, per costruire il governo del paese capace anche di riscriverne il diritto. Fare sul serio oggi significa coltivare esviluppare questo sogno e progetto.
Oggi, in questa sede, ognuno/a di noi è chiamato/a a partecipare alla costruzione di una nuova resistenza e a contribuire alla mobilitazione delle organizzazioni operaie e popolari affinchè in ogni quartiere di ogni città si accenda un focolaio di riscossa popolare per riprenderci il presente e governare il futuro. Iniziare a discutere di come disobbedire al codice Rocco e alle sue prescrizioni, concepirsi e agire da nuova autorità è il primo passo in questa direzione.Teramo deve essere un punto di partenza e non una delle tante assemblee fine a se stesse, nate e morte lo stesso giorno.
Dobbiamo dare continuità a questo incontro organizzandone altri nelle altre città, con l’obiettivo di rideterminare il ruolo assunto degli apparati repressivi e lo sviluppo di una resistenza di classe a tutte le masse popolari. Oggi non siamo chiamati solo a testimoniare la repressione che ci colpisce  con arresti e denunce, dobbiamo soprattutto testimoniare la presenza dei compagni e delle compagne che è venuta a mancare. In ricordo di chi non c’è più, in ricordo di Sole, Baleno, Chucky e tanti altri compagni che hanno dato la vita per la lotta lasciandoci l’eredità delle loro esperienze per accompagnarci verso la vittoria. Chi ha compagni/e non muore mai….vivi nel ricordo e nelle
lotte! Invito tutti e tutte a sostenere le spese legali per noi imputati/e del 15 ottobre con iniziative o donazioni personali attraverso la cassa di solidarieretà istituita dai compagni e le compagne della Rete Evasioni che troverete nel loro sito.Inoltre rinnovo l’invito a tutti e tutte alla partecipazione delle udienze del processo per gli scontri del 15 ottobre, per non lasciarci soli in questa lotta e far vedere e sentire la solidarietà attiva anche al tribunale di Roma.
Ringrazio tutti e tutte per la partecipazione ed in particolare i compagni e le compagne di Teramo che hanno raccolto l’appello, mio e di Davide, ed aver lavorato per la costruzione e la riuscita di questa assemblea nazionale.
Per una solidarietà concreta
Per una campagna nazionale per l’abolizione del Codice Rocco
Per una mobilitazione nazionale in solidarietà con tutti/e gli/le arrestati/e e imputati/e colpiti/e dalla repressione
Mauro Gentile – detenuto politico agli arresti domiciliari per la resistenza di piazza del 15 ottobre 2011