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Iniziano i processi per i fatti di Roma del 14 dicembre

Oggi 23 dicembre il Tribunale di Roma tiene la prima udienza del processo per direttissima a carico di alcuni dei manifestanti arrestati il 14 dicembre.
Ciò che appare dalle prime risultanze processuali e nella vasta documentazione video è che gli arresti hanno scarsa o nulla attinenza con episodi di violenza.
A riprova di ciò la decisione di varie sezioni del Tribunale di non applicare alcuna misura coercitiva a carico di 22 dei 23 arrestati, segno evidente della scarsità di indizi di colpevolezza.
Spicca l’unica misura di sottoposizione agli arresti domiciliari per Mario Miliucci, cui è stato negato il “privilegio” di poter tornare a casa con mezzi propri, ma è stato scortato da agenti e nelle stesse condizioni si presenterà al processo.
Si tratta di un provvedimento inusuale sia perchè Mario è incensurato sia per la natura dei reati di cui è accusato.
Mario è figlio di Vincenzo Miliucci (storico leader del movimento romano) e dell’Avv. Simonetta Crisci, vice presidente dell’AED (Avvocati Europei Democratici).
I Giudici hanno ritenuto che l’Avv. Crisci (che aveva dato la sua disponibilità ad accompagnare a casa il figlio) non desse sufficienti garanzie e ne hanno pertanto disposto la traduzione con la forza pubblica.
L’Avv. Crisci è da tempo in prima fila per difendere i diritti delle donne, degli oppressi, dei più deboli e nel suo lavoro e nella sua attività professionale, sociale e politica ha meritato rispetto, approvazione e riconoscenza.
Non entriamo nel merito delle altre decisioni del Tribunale ma non possiamo non vedere in quella relativa alla traduzione con la forza pubblica un attacco ingiustificato alla figura dell’Avv. Crisci e alla sua militanza; a lei, a Mario e a Vincenzo esprimiamo piena solidarietà.
Gli incidenti di Roma hanno rievocato, su scala limitata, la gestione dell’ordine pubblico che vedemmo a Genova nel 2001, dalla zona rossa ai danneggiamenti, ai rastrellamenti e alle violenze contro manifestanti
pacifici, alle vessazioni e alle torture psicologiche nelle celle di sicurezza.
Del resto la struttura delle forze di polizia è formata in gran parte dagli stessi funzionari condannati a Genova e le forze operative sono formate in gran parte dagli stessi agenti che a Genova non furono individuati perchè mascherati e privi di segni di identità sulla divisa, a differenza di quel che invece accade in quasi tutti i paesi democratici.
Il 14 dicembre la gestione dell’ordine pubblico è stata improntata alla totale chiusura al dissenso, alla violenza come unico mezzo di confronto; non stupisce che in questo clima affiorino fantasmi del passato come la famigerata inchiesta “7 aprile” e incubi per il futuro.
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