Colpite basi militari a Teheran e in varie parti del paese. In Libano l’esercito israeliano colpisce di nuovo Unifil e uccide tre giornalisti.
Israele nella notte ha colpito diversi obiettivi militari in Iran. Esplosioni multiple si sono registrate nei pressi di Teheran. Alcune fonti parlano di fabbriche o depositi centrati da bombe e missili. Secondo media israeliani sarebbe stato colpito anche il quartier generale delle Guardie Rivoluzionarie. Al momento non si hanno notizie di morti o feriti.
Secondo il sito Axios, l’aviazione israeliana ha colpito almeno 20 obiettivi in tre ondate che si sono concluse intorno alle 5.45 locali. Non sono stati colpiti i siti nucleari iraniani e le installazioni petrolifere. L’aeroporto internazionale “Imam Khomeini” di Teheran e altri aeroporti non sono stati attaccati.
Un alto funzionario dell’Amministrazione Biden ha dichiarato l’attacco della scorsa notte che “deve segnare la fine dello scontro militare diretto tra Israele e Iran”.
L’Arabia Saudita, stretta alleata degli Usa, ha condannato l’attacco israeliano definendolo una “violazione della sovranità dell’Iran” e delle leggi internazionali. Riyadh ha esortato tutte le parti a esercitare la massima moderazione e invitato la comunità internazionale ad agire per ridurre l’escalation e porre fine ai conflitti nella regione.
Dopo aver annunciato che gli aerei sono tornati tutti alle basi, le forze armate israeliane ha soprannominato la missione “Giorni del pentimento”. Il portavoce militare ha affermato che decine di aerei, tra cui jet da combattimento e aerei cisterna e spia, hanno partecipato alla “complessa” operazione a circa 1.600 chilometri di distanza. Tra i siti militari presi di mira, ha aggiunto, ci sono batterie di difesa aerea e siti di produzione di missili balistici, gli stessi utilizzati nell’ultimo attacco diretto dell’Iran contro Israele del 1° ottobre e in un precedente attacco del 14 aprile.
Non ci sono stati commenti immediati da parte dei leader politici israeliani. L’ufficio del Primo Ministro Netanyahu ha solo pubblicato una sua foto assieme al ministro della Difesa Yoav Gallant e altri esponenti del governo e militari nel bunker sotto la base di Kirya a Tel Aviv mentre venivano eseguiti gli attacchi.
L’attacco di Israele era stato annunciato dopo il lancio di missili iraniani dello scorso 1 ottobre contro diverse zone di Israele, in risposta agli assassinii del leader di Hamas, Ismail Haniyeh e di quello di Hezbollah, Hassan Nasrallah.
L’Iran ha affermato che il suo sistema di difesa aerea ha contrastato con successo gli attacchi, ma che in alcune località sono stati causati “danni limitati”. In una dichiarazione, la difesa aerea iraniana ha affermato che Israele ha attaccato obiettivi militari nelle province di Teheran, Khuzestan e Ilam. Teheran ha anche annunciato la riapertura dello spazio aereo nazionale. “Le forti esplosioni udite intorno a Teheran erano collegate all’attivazione del sistema di difesa aerea contro le azioni del regime sionista che ha attaccato tre località fuori dalla città di Teheran”, ha riferito la TV di stato, citando fonti militari della provincia di Teheran.
Mentre colpiva l’Iran l’aviazione israeliana ha attaccato più obiettivi anche in Siria. A Suwayda ha preso di mira un radar nell’area di Tal Qalib, un reggimento di difesa aerea nel governatorato di Homs e si sono sentite esplosioni anche a Tartous, Homs, Masyaf e Jableh. (fonte Pagine Esteri)
Tre giornalisti sono stati uccisi in Libano mentre dormivano in un’area allestita per la stampa ad Hasbaya, confine sud-orientale libanese. L’aviazione israeliana ha colpito alle quattro di ieri mattina il bungalow dove si trovavano il cameraman Ghassan Najjar e il tecnico Mohamed di Al-Mayadeen, emittente libanese pro-Hezbollah, e l’operatore Wissam Qassim di Al-Manar, canale mediatico del partito di Dio.
«Questo è un assassinio, dopo monitoraggio e tracciamento, premeditato e pianificato, visto che c’erano 18 giornalisti presenti sul posto che rappresentavano sette differenti istituzioni mediatiche», ha scritto su X il ministro dell’informazione libanese Ziad Makary, che ha definito l’episodio un «crimine di guerra». Nella stessa provincia, quella di Hasbaya, numerosi villaggi sono da una settimana senz’acqua dopo che bombardamenti israeliani hanno messo fuori uso la rete idrica locale.
SONO SEI I GIORNALISTI che hanno perso la vita in Libano dall’inizio del conflitto. A novembre scorso la giornalista Farah Omar e il cameraman Rabih Me’mari di Al-Mayadeen furono uccisi da un drone; un mese prima il videomaker di Reuters Issam Abdallah era morto a causa di un attacco israeliano alla postazione dove lavorava con cinque colleghi, due feriti. Il Comitato per la protezione dei giornalisti denuncia in un rapporto di ieri che, dal 7 ottobre 2023, assieme ai sei libanesi, 123 giornalisti e operatori palestinesi sono stati uccisi, 41 feriti; due giornalisti palestinesi risultano dispersi e 69 sono nelle carceri israeliane.
In due diversi annunci l’Unifil ha denunciato ieri altri quattro attacchi alle sue postazioni negli ultimi giorni da parte dell’esercito israeliano, ma «fortunatamente nessun militare (Onu) è rimasto ferito».
Unifil attribuisce con certezza uno degli attacchi all’«esercito israeliano (che) ha ripetutamente chiesto a Unifil di abbandonare le proprie posizioni sulla Linea Blu e ha deliberatamente danneggiato camere, luci e attrezzature per la comunicazione in alcune delle nostre posizioni». Unifil ripete anche di non voler lasciare le postazioni, tanto meno arretrare.
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