Arrestata nel dicembre dell’anno scorso e posta in “detenzione amministrativa”, la femminista palestinese Khalida Jarrar subisce un trattamento inumano
di Gianni Sartori
Risale al 26 dicembre 2023 l’ennesimo arresto per Khalida Jarrar, femminista palestinese e ricercatrice all’Istituto Muwatin dell’Università di Birzeit (oltre che esponente del FPLP già nota per il suo impegno per i prigionieri politici). Ancora una volta, in “detenzione amministrativa” ossia senza accuse né processo. Una eredità del mandato britannico che attualmente viene applicata a 3432 detenuti palestinesi. Solo una parte dei circa diecimila palestinesi – donne, uomini, bambini – detenuti da Israele (per non parlare delle migliaia di abitanti di Gaza rinchiusi nei campi di detenzione).
Dal 12 agosto Khalida Jarrar si trova (a quanto pare ancora in isolamento) nel carcere di Neve Tirsa, mentre in precedenza era rinchiusa in quello di Damon. In una cella di due metri per 1,5 m. Senza areazione né acqua nonostante le temperature elevate. Ovviamente la sua situazione non costituisce un caso isolato ma è la stessa in cui si trovano gran parte dei prigionieri palestinesi. In particolare (stando alla recente inchiesta della Commissione incaricata della questione dei Prigionieri ed Ex-detenuti) le 84 donne rinchiuse a Damon. Per una ventina di loro la “detenzione amministrativa” è stata recentemente rinnovata. E’ questo il caso della studentessa Layan Kayed. Altre sono state arrestate recentemente, come altre due studentesse, Dania Hanatsheh e Shata Jaraba. Stando a quanto viene riportato nei comunicati della campagna di sostegno ai prigionieri Smantellare Damon, numerose detenute qui stanno scontando condanne di molti anni (come Shatela Abu Ayad dall’aprile 2016 e Nawal Fatiha dal febbraio 2020).
Il 24 giugno 2024 Khalida Jarrar si è vista rinnovare la “detenzione amministrativa” per un altro periodo di sei mesi.
Da una dichiarazione del suo avvocato apprendiamo che “i servizi penitenziari israeliani hanno mantenuto Khalida Jarrar (militante per i diritti umani, femminista ed ex membro del Consiglio legislativo palestinese) in isolamento per sette giorni nel carcere di Neve Tirza a Ramleh.
Qui la prigioniera “soffre di una condizione di isolamento e di detenzione molto dura, in un contesto di severe restrizioni e sottoposta a una sistematica campagna di abusi condotta dalle autorità di occupazione contro i prigionieri (…)”.
In un comunicato del 20 agosto dell’associazione di difesa dei diritti umani Addameer si denunciava che “il 12 agosto 2024, i servizi di polizia avevano assalito la cella di Khalida Jarrar nel carcere di Damon tirandola fuori a forza e mettendola in un’altra cella sporca e infestata di pulci dove è rimasta a lungo senza essere interrogata”. Il giorno dopo, proseguiva il comunicato “senza preavviso, né spiegazioni” Khalida veniva nuovamente trasferita “senza dirle dove e privata dei suoi indispensabili occhiali che le erano stati sottratti”.
Tenuta per cinque ore nel Bosta (il veicolo per il trasporto dei detenuti), veniva poi trasferita a Neve Tirza. In isolamento, senza spiegazioni e senza la possibilità di ricevere la visita del suo avvocato, in una cella soffocante con soltanto lo spazio per un materasso. Completamente chiusa, senza finestre (e quindi senza un minimo di aria fresca) con soltanto una minuscola toilette.
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