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La Brigata Aosta in Libano? Addestra a reprimere nel sangue le manifestazioni di protesta

I militari della Brigata Meccanizzata “Aosta” dell’Esercito italiano formano e addestrano le forze armate libanesi a reprimere nel sangue le manifestazioni di protesta

di Antonio Mazzeo

Cosa fanno in Libano i militari della Brigata Meccanizzata “Aosta” dell’Esercito italiano (il cui comando è a Messina)? Formano e addestrano le forze armate libanesi a reprimere nel sangue le manifestazioni di protesta la cui intensità cresce nel paese mediorientale per l’aggravarsi delle condizioni sociali, economiche e politiche e per l’inarrestabile escalation dei prezzi dei generi alimentari di base.

“A poco più di tre mesi dall’inizio del proprio turno di servizio in Libano, i Caschi Blu italiani della Brigata “Aosta” che operano nell’ambito della missione UNIFIL (United Nations Interim Force in Lebanon), continuano senza sosta ad assicurare il controllo della vasta area di responsabilità assieme alle LAF (Lebanese Armed Forces)”, si legge nel comunicato emesso il 30 novembre dallo Stato maggiore della difesa.

“L’ultimo modulo addestrativo appena concluso, sviluppato congiuntamente con la 5^ Brigata delle LAF, ha avuto per tema la reazione ad eventi di protesta e controllo delle folle, con lo scopo di armonizzare le rispettive procedure tecnico-tattiche. In particolare, la progressione addestrativa ha visto, nella sua fase iniziale, approfondire le tecniche di movimento congiunto e le formazioni in assetto anti-sommossa, per poi focalizzare l’attenzione sulla dispersione dei facinorosi e il ritorno all’ordine costituito”, prosegue la nota. “Per l’addestramento congiunto con le Forze Armate libanesi, il Comando a guida italiana del Settore Occidentale di UNIFIL mette periodicamente in campo Ufficiali esperti nel campo della pianificazione operativa e addestrativa, con istruttori del  5° Reggimento Fanteria “Aosta” di Messina”.

Coronano l’eloquente comunicato stampa alcune foto della violenta esercitazione di “repressone della folla”. Farebbero bene a vederle (e meditare) gli amministratori della città capoluogo dello Stretto che il 2 novembre 2021 hanno conferito la cittadinanza onoraria alla Brigata “Aosta o il Rettore e il Consiglio accademico dell’Ateneo peloritano che il 14 settembre 2021 hanno sottoscritto un accordo quadro di cooperazione con la stessa istituzione dell’Esercito per “rendere più intenso il rapporto studente-università e, nel contempo, arricchirlo di ulteriori contenuti in sinergia con l’Istituzione militare, consentendo la realizzazione di una collaborazione reciproca nello svolgimento delle attività di formazione, ricerca e sperimentazione nei settori di comune interesse”.

Farebbero poi bene a meditare attentamente sul ruolo e le funzioni reali della Brigata Aosta anche quei dirigenti scolastici e insegnanti che non perdono occasione per accompagnare i propri studenti in visita nelle caserme dell’Aosta, per alzabandiera, war games. alternanze scuola-lavoro e quant’altro. Un pericolosissimo processo  di militarizzazione della scuola e dell’istruzione che non potrà non avere effetti devastanti sulla formazione umana e sociale e soprattutto sulla stessa tenuta dell’agibilità democratica del paese.

Ricordiamo infine quando in tempi di pandemia da Covid ci fu anche chi inviò i militari della Brigata a fare da presidio armato per imporre il “distanziamento sociale” ai bambini di una scuola primaria di Messina, con tanto di benedizione della dirigente scolastica. Quando il sonno della ragione genera solo mostri….