La condanna contro Riace è ingiusta, non eccessiva. Mimmo Lucano va assolto
Gli avvocati difensori di Mimmo Lucano, Giuliano Pisapia e Andrea Daqua, hanno presentato l’appello contro la sentenza del Tribunale di Locri: «Dopo l’attenta lettura delle motivazioni basate su suggestioni, congetture e logiche del mero sospetto, siamo ancora più convinti dell’errore commesso dal Giudice di primo grado».
Il giudice di Locri ha utilizzato intercettazioni inutilizzabili (come stabilito dalle Sezioni Unite della Cassazione) e le ha interpretate «in maniera difforme dal loro effettivo significato» dicono gli avvocati.
Una sentenza suicida, insomma, «una sentenza deliberatamente assurda, e assurdamente motivata, per garantirsi l’annullamento nei gradi successivi» così Adriano Sofri ha definito la sentenza del 30 settembre contro Mimmo Lucano, e le motivazioni del 17 dicembre hanno indiscutibilmente confermato questa tesi.
Perché?
Perché a Locri un giudice non si sente libero di sentenziare ma fa il contrario di quel che giudica mentre prepara il terreno affinché un altro tribunale, un altro giudice, faccia giustizia?
Perché rinviare di anni una decisione che in realtà è già stata presa, e cioè che Mimmo Lucano non è un criminale ma il simbolo di un’idea che si vuole rendere illegale: la solidarietà, la buona accoglienza?
Perché in un paese e in un’Unione che consentono e foraggiano il business della detenzione la buona accoglienza viene travolta da una valanga di sospetti, di bugie, di fango?
Perché viene perseguitato il luogo in cui gli ultimi e i penultimi vivono insieme e pacificamente, trovano soluzioni dove i vuoti istituzionali creano impossibile una vita dignitosa?
Gli anni passano, e questi perché pesano come macigni sulle vite di troppe persone
Sulla vita di Mimì e degli altri condannati
Sulla vita dei rifugiati che da tre anni non possono annoverare Riace tra i loro possibili rifugi
Sulla vita dei riacesi che hanno visto il loro borgo spegnersi giorno dopo giorno, ora dopo ora
Riace non si arresta.