“Fuori la guerra dalla Sapienza”: studenti caricati dalla polizia
- aprile 17, 2024
- in lotte sociali
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I Collettivi Studenteschi della Sapienza chiedevano la sospensione della cooperazione militare e scientifica con Israele. Il Senato accademico si è pronunciato contro l’ipotesi del «boicottaggio, la polizia li ha caricati.
di Luciana Cimino in collaborazione con Silvia Scipioni da il manifesto
La polizia ha caricato il corteo degli studenti della Sapienza di Roma, in mobilitazione da settimane, come in altri atenei, contro gli accordi di ricerca tra università e industria bellica e per la cessazione di ogni bando che preveda collaborazioni con Israele. Erano con le braccia alzate, sono volati i manganelli come a Pisa, Napoli, Milano. È la risposta a ogni protesta a cui segue immancabile l’accusa della maggioranza, ieri ci ha pensato direttamente Meloni: «Piena condanna per le violenze a Roma. Devastazioni, aggressioni, scontri, assalti a un Rettorato e a un Commissariato, con un dirigente preso a pugni. Questo è delinquere». Dal corteo replicano: «È stata la polizia a caricarci».
LA GIORNATA, iniziata con due ragazze incatenate ai cancelli del rettorato, si è conclusa con due arresti (uno per danneggiamento di un’auto della polizia, l’altro per aggressione a un agente), diversi feriti e la reazione dei ministri Piantedosi e Bernini, che, con tutto il centrodestra, incluso il presidente del Senato La Russa e Renzi, parlano di «vergogna».
I DUE ARRESTATI, un ragazzo e una ragazza, saranno processati per direttissima stamattina. La mobilitazione dei collettivi era cominciata già lunedì, quando si sono accampati con le tende dentro la città universitaria e si è conclusa con il tentativo di entrare nella sede dopo la decisione del senato accademico sulla proposta di sospendere la cooperazione scientifica con un paese in guerra.
UN DOCUMENTO CAUTO, eccessivamente cerchiobottista, secondo studenti, docenti, ricercatori e personale amministrativo che hanno manifestato ieri. Il testo esprime «dolore e orrore per l’escalation militare e per la conseguente crisi umanitaria in corso in Palestina» e ribadisce il no a qualunque forma di boicottaggio della collaborazione scientifica. La Sapienza, si legge, «rifiuta l’idea che il boicottaggio della collaborazione scientifica, la rinuncia alla libertà della didattica e della ricerca, e la negazione delle responsabilità di ogni singolo ricercatore, possano favorire la pace».
IL CORTEO, circa 300 persone, ha accusato la rettrice Antonella Polimeni di non volere un vero confronto e di non essersi dimessa dalla fondazione Med’Or. I manifestanti hanno chiesto di discutere l’appello firmato da 2500 tra studenti, ricercatori, amministrativi e 150 docenti dell’ateneo con il quale si chiedeva la sospensione degli accordi con gli atenei israeliani. «Chiediamo la sospensione, non la cancellazione, di questi accordi – hanno spiegato dal coordinamento Sapienza for Palestine – e rimandiamo al mittente qualunque idea di razzismo e antisemitismo».
GIÀ A TORINO, alla Normale di Pisa e a Bari, il Senato accademico ha deliberato la non adesione al contestato bando del ministero degli Esteri con gli atenei israeliani mentre la Statale di Milano ha sospeso l’accordo di collaborazione con l’università israeliana di Ariel, in Cisgiordania. Dopo qualche momento di tensione davanti al rettorato, gli studenti hanno lasciato la città universitaria per dirigersi verso il commissariato di San Lorenzo ma, secondo quanto raccontano, sarebbero stati bloccati a viale Regina Elena dalla polizia.
«IL SENATO ACCADEMICO delibera condannando il massacro e chiedendo il cessate il fuoco, ma è solo per pulirsi la coscienza, neanche una parola sugli accordi, nessuna intenzione di interrompere la complicità con il genocidio – ha scritto in serata sui social il coordinamento dei collettivi -. La risposta alle nostre richieste è vergognosa e sono vergognose le cariche della polizia, l’ateneo è disposto a caricare i propri studenti piuttosto che ascoltare le istanze di migliaia tra studenti, ricercatori e docenti».
LA CONFERENZA dei rettori (Crui) ha comunicato di aver accolto «con seria preoccupazione le notizie di nuovi scontri alla Sapienza». «La violenza non è mai accettabile – ha detto Giovanna Iannantuoni, presidente della Crui – Irricevibile quando tenta di forzare una decisione assunta democraticamente da un organo dell’università». Oggi si terrà un presidio davanti al tribunale di Piazzale Clodio in solidarietà con i due ragazzi arrestati.
aggiornamento:
Gli arresti sono stati convalidati, ma Stella Boccitto, 29 anni, e Albarq Mohammed Ali Jummah, 27, sono stati comunque rimessi in libertà in attesa del processo, che comincerà a Roma il prossimo 22 maggio. I due giovani erano stati arrestati in due momenti diversi del tardo pomeriggio di martedì, dopo le tensioni tra forze di polizia e collettivi pro Palestina alla Sapienza.
Davanti alla giudice Ilaria Auricchio della IX sezione penale del tribunale di Roma, Boccitto e Ali Jummah sono stati interrogati a porte chiuse e alla fine è stata la stessa procura (rappresentata dalla pm Vittoria Bonfanti ma, come da prassi, sostituita dal vice procuratore onorario Patrizia Moretti) a chiedere la convalida degli arresti senza misure cautelari. Una vittoria delle difese visto che, in partenza, per i due giovani erano stati prospettati gli arresti domiciliari. Gran parte della partita giudiziaria si giocherà sulla ricostruzione della dinamica degli scontri e sulle circostanze che hanno portato agli arresti: la tesi della polizia, infatti, non convince del tutto. Per questo motivo gli avvocati difensori hanno già cominciato a raccogliere i video dell’accaduto e, nel mese abbondante che ci separa dal processo, lavoreranno per trovare il maggior numero possibile di testimoni, nella convinzione che un’esatta ricostruzione degli avvenimenti sia la chiave per provare l’innocenza dei due ragazzi. Sin qui, i dettagli che sono emersi sono quasi esclusivamente frutto dei racconti delle forze dell’ordine, spesso con notevoli discrepanze rispetto a quanto è possibile vedere nei numerosi video pubblicati dai giornali online e sui social network. Come talvolta accade in casi del genere, infatti, la sensazione è che ci sia stata una certa sproporzione nell’uso della forza su un corteo di certo rumoroso, ma all’apparenza poco o nulla pericoloso. Ali Jummah, studente di economia, militante dell’Udap (Unione democratica arabo palestinese), cittadino libico in Italia da 5 anni con un permesso di soggiorno sanitario, è accusato di essere salito sopra un’auto della polizia – una monovolume grigia priva di qualsiasi simbolo distintivo – per parlare al megafono, durante un corteo spontaneo di circa 300 persone che si è snodato all’interno della cittadella universitaria. Qui, nei pressi del rettorato, si è consumata la prima situazione di tensione con la polizia.
A SEGUIRE è stata fermata Stella Boccitto, incensurata, figlia del nostro caporedattore Marco, che si trovava nella calca insieme alla sua cagnolina Zoe e, mentre discuteva con la polizia in assetto antisommossa è stata travolta dalla carica improvvisa, tirata dall’altra parte del cordone dagli agenti, placcata da quattro persone e tratta così in arresto. L’accusa, per lei, è di lesioni nei confronti di un dirigente della polizia e resistenza a pubblico ufficiale. Secondo quanto riferisce il suo avvocato Francesco Romeo, Boccitto al momento dell’arresto stava cercando di andare verso casa per prepararsi in vista di un colloquio di lavoro che avrebbe poi dovuto sostenere nella mattinata di ieri. Stando a quanto si vede nei primi video che hanno cominciato a circolare già nella serata di martedì, la carica della polizia contro i collettivi è avvenuta nelle immediate vicinanze del cancello del varco 3 della Sapienza, in un punto senza vie di fuga. Il contatto tra gli agenti e i manifestanti è durato in totale poche decine di secondi, sufficienti comunque a elargire un cospicuo numero di manganellate. «Sono completamente estranea alle accuse – dice Stella al manifesto – , non sono una persona violenta e non lo sono mai stata». All’uscita dal tribunale, la giovane è stata accolta dalle decine di persone riunite in presidio a piazzale Clodio per tutta la durata dell’udienza.
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