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La lezione di libertà di Nicoletta

Nicoletta Dosio è un’insegnante valsusina. È un’attivista, anzi uno dei simboli della lotta No Tav. È una militante comunista di lungo corso, di quelle sempre presenti quando ci sono diritti e dignità da difendere: che si tratti della sua Valsusa, della scuola, del lavoro, dei migranti o di prendere un aereo per andare ad Atene a portare solidarietà al popolo greco schiacciato dall’austerity non fa differenza. È un’eterna ragazza che non riesce a smettere il vizio di immaginare un paese migliore di questo.

Io la conosco e posso dirvi che è una persona combattiva ma mite e aperta al confronto; solo che ha l’imperdonabile vizio di dissentire e all’occorrenza di disobbedire. È quello che ha deciso di fare quando l’estate scorsa la procura di Torino le ha notificato l’obbligo di firma solo per avere preso parte a una manifestazione. Nel vostro paese, nel duemilasedici.

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Nicoletta non ha rispettato la restrizione perché priva di qualsiasi fondamento: anzi, è partita per un tour che l’ha portata a girare mezza Italia per spiegare le ragioni di una lotta e della sua disobbedienza. Così l’autorità ha ritenuto di notificarle gli arresti domiciliari. Nicoletta ha già detto chiaro che non rispetterà neanche questo provvedimento, perché non ammette che la sua casa diventi la sua prigione e non ha nessuna intenzione di diventare carceriera di sé stessa.

Se scrivo queste cose è perché magari molti di voi non conoscono questa storia. Non per mitizzare Nicoletta – che non ne ha bisogno e che è una persona comune con una vicenda comune a quella di molti altri in Val di Susa – ma perché le misure che le vengono imposte senza una vera ragione (l’obbligo di firma è previsto nel caso in cui ci sia rischio di inquinamento delle prove o di fuga) mirano a colpire, oltre alla lotta No Tav nel suo insieme, il diritto di manifestare, di dissentire e di disobbedire. Ora, capite bene che non si tratta di una questione che tocca la sola Nicoletta o il movimento No Tav: è una cosa che riguarda tutti, perché non c’è democrazia e soprattutto non c’è libertà possibile senza opposizione e dissenso. Poi intendiamoci, se riteniamo sufficiente all’esercizio del dissenso la possibilità di postare la nostra indignazione sui social il discorso è diverso. Ma le cose non si cambiano in questo modo, e quel paese diverso che immagina questa donna (e come forse abbiamo in mente tutti, ognuno a modo suo) non lo si può costruire e neanche sognare così. I rischi che si sta prendendo, Nicoletta se li sta prendendo per tutti. Ecco perché ho buttato giù queste righe, per raccontarvi che non è vero che questo è un paese morto nel quale ognuno pensa ai propri tornaconti. E che non è vero che tutto è inutile, che non c’è possibilità di cambiamento. A ricordarcelo, tra i tanti, c’è Nicoletta Dosio: per questo forse sarebbe giusto non lasciare soli lei e la sua Valsusa, e magari fare in modo che a più persone possibile arrivi questa vicenda, insieme alla lezione di questa insegnante e dei suoi compagni, che ci ricordano come l’atto di disobbedienza, in quanto atto di libertà, è l’inizio della ragione.

Un abbraccio forte a Nicoletta e a tutti i compagni colpiti in Valsusa da una legge che non ha niente a che vedere con la giustizia

Marco Arturi da Comune-Info

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