In Russia ci sono migliaia di giovani che non vogliono andare a combattere. I giovani obiettori ucraini sono più di 5mila. Stare dalla parte delle vittime, sempre, è un dovere
di Mao Valpiana
Contro la guerra In Russia ci sono migliaia di giovani che non vogliono andare a combattere: sono loro il punto debole del regime guerrafondaio di Mosca. E i giovani obiettori ucraini sono più di 5mila. Stare dalla parte delle vittime, sempre, è il primo dovere della nonviolenza.
Siamo impegnati ad aiutare, a sostenere e a soccorrere chi subisce le atrocità della guerra. Condividiamo la compassione verso il popolo ucraino. L’aggressore, il carnefice, deve essere fermato. Ma come? Questo è il punto. In Russia ci sono migliaia di giovani che non vogliono andare a combattere, che rifiutano il servizio militare, che si dichiarano obiettori di coscienza, renitenti alla leva, disertori.
Sono loro il punto debole del regime guerrafondaio di Mosca; sono loro che obiettano concretamente alla guerra. Anche in Ucraina sono tante e diverse le voci che si alzano per difendere la propria patria dall’aggressione.
Ammiriamo la tenacia della resistenza ucraina, che non è incarnata solo dai giovani chiamati a «mettere mano alle armi», ma è anche quella messa in atto dai giovani che le armi rifiutano e privilegiano la resistenza civile, la forma praticata dalla maggioranza del popolo. Papa Francesco ha indicato come esempio ai giovani europei la figura di Franz Jägerstätter, giovane contadino cattolico obiettore che «quando venne chiamato alle armi si rifiutò, perché riteneva ingiusto uccidere vite innocenti. Franz preferì essere assassinato piuttosto che uccidere. Riteneva la guerra totalmente ingiustificata».
Oggi in Russia e Ucraina ci sono tanti Franz Jägerstätter che obiettano al servizio militare e per questo vengono incarcerati. Dicono – con papa Francesco – che «fabbricare armi è un commercio assassino» e per questo rifiutano di usarle.
Chiedono asilo e protezione, ma le porte d’Europa per loro rimangono chiuse. Chiedono che venga loro riconosciuto lo status internazionale di rifugiati politici, poiché l’obiezione di coscienza deve essere tutelata come dice la Convenzione europea dei Diritti umani. Se è vero che «non esiste guerra giusta» e che la guerra «non risolve mai i problemi che intende superare», gli obiettori di coscienza sono gli artefici di questa visione e la rendono concreta già nell’oggi.
Gli obiettori di coscienza, i nonviolenti russi e ucraini, che già oggi si parlano, lavorano insieme, creano ponti di pace, devono essere sostenuti perché veri operatori di pace. Sono circa 5000 i giovani ucraini che si sono dichiarati obiettori di coscienza e vorrebbero svolgere un servizio civile alternativo al servizio in armi, ma la legge marziale in atto glielo nega.
Alcuni di loro sono già sottoposti ad un procedimento penale. In particolare stiamo seguendo i casi di due obiettori ucraini: Ruslan Kotsaba e Vitaliy Alekseinko ai quali forniamo assistenza legale. Ruslan è riconosciuto come «prigioniero di coscienza» da Amnesty International, è stato arrestato e imprigionato per 524 giorni per aver espresso le sue idee pacifiste; l’accusa ha chiesto una condanna a 15 anni di carcere con l’imputanzione di «tradimento e spionaggio».
Ora Ruslan ha deciso di lasciare l’Ucraina per continuare il suo lavoro di pace dall’estero; attualmente si trova negli Stati Uniti, ma il procedimento penale va avanti. Vitaliy è stato giudicato colpevole di «elusione del servizio militare durante la mobilitazione» e condannato a un anno di carcere; ora ha presentato un ricorso in cui ha chiesto di essere rilasciato con un periodo di libertà vigilata; la prossima udienza si terrà il 12 dicembre alla Corte d’Appello di Ivano-Frankivsk dove i nostri avvocati saranno presenti a tutela di un giusto processo e per il rispetto dei diritti di difesa. Il Movimento Nonviolento lavora con il Movimento Pacifista Ucraino e con il Movimento degli obiettori di coscienza russi, insieme alle Reti internazionali nonviolente e antimilitariste War Resisters’ International (Wri), Ufficio Europeo per l’Obiezione di Coscienza (Ebco), International Fellowship of Reconciliation (Ifor), e con altre Ong italiane come Un Ponte per, Stop The War Now e Rete italiana Pace e Disarmo. Con la Campagna “Obiezione alla guerra” sosteniamo ogni singolo obiettore, dell’una e dell’altra parte: patrioti disarmati che non vogliono odiare la patria altrui.