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La Svezia cede al ricatto di Erdogan

Il nuovo governo svedese ha annunciato di non voler più sostenere i curdi siriani, quelli che hanno combattuto e combattono contro lo Stato Islamico

di Gianni Sartori

Sicuramente Olof Palme si sta rigirando nella tomba. Lui che non esitò a inimicarsi gli USA concedendo asilo politico ai giovani renitenti statunitensi che si rifiutavano di farsi spedire in Vietnam (compresi quelli provenienti dalla vicentina caserma Ederle, accompagnati fino in Germania e Danimarca dal compianto amico Gianfranco Sperotto, negli anni sessanta…).

Sempre lui, Olof Palme, che coltivava buoni rapporti sia con i Paesi dell’Est (pur mettendone in discussione l’autoritarismo) sia con i Non-allineati. Contestando i traffici di armi con il Sudafrica dell’apartheid (e probabilmente anche per questo assassinato nel 1986), sostenendo il Cile di Allende e – ovviamente – condannando i golpisti di Pinochet.

Chissà cosa direbbe vedendo oggi il suo paese scaricare (anzi: criminalizzare) i curdi (sia quelli rifugiati in Svezia, sia quelli in Rojava) su ricatto di Erdogan per poter entrare nella NATO.

Come valutare l’annuncio del nuovo governo svedese di non voler più sostenere i curdi siriani, quelli che hanno combattuto e combattono contro lo Stato Islamico (è di oggi la notizia che le FDS hanno smantellato una cellula composta da sette jihadisti in quel di al Ezba, nell’area di Deir ez-Zor)?

Una vergogna, semplicemente.

“Esiste un legame troppo stretto -ha dichiarato il ministro degli Esteri Tobias Billstrom alla radio – tra queste organizzazioni (FDS, YPG… nda) e il PKK (…) per garantire buoni rapporti tra noi e la Turchia…”.

Una dichiarazione perlomeno tempestiva visto che il primo ministro Ulf Kristersson è in procinto di recarsi ad Ankara.

Con l’obiettivo di convincere Erdogan a consentire l’adesione alla Nato della Svezia.

E i curdi che si son fatti massacrare combattendo contro Daesh?

Evidentemente dovranno farsene una ragione.