L’Italia è un paese in cui si fa un gran parlare di diritti umani quando si tratta dei governi degli altri, senza avere il coraggio di gettare uno sguardo nelle patrie galere, senza avere la coscienza di denunciare le tante sopraffazioni che avvengono qui. La vicenda di Alfredo Cospito ha assunto un valore politico che non può essere sottovalutato. La risposta del governo ha il sapore della vendetta
di Donatella di Cesare
Questo è un paese in cui si fa un gran parlare di diritti umani quando si tratta dei governi degli altri, senza avere il coraggio di gettare uno sguardo nelle patrie galere, senza avere la coscienza di denunciare le tante sopraffazioni che avvengono qui. In questo momento si sta consumando su Alfredo Cospito un gravissimo mortale abuso – un abuso compiuto in nome dei propri cittadini dallo Stato italiano. Chi è responsabile? Chi dovrà risponderne anche in futuro? La ex ministra della Giustizia Marta Cartabia, che ha giustificato il 41bis per Cospito? L’attuale ministro Carlo Nordio che, pur potendo revocare questa misura, resta completamente inerte?
È chiaro ormai a tutti che l’affare Cospito ha assunto un valore simbolico e politico che non può essere sottovalutato. La colpevole inerzia di questo governo – il primo governo postfascista nel paese di Mussolini (molto da farsi perdonare!) – ha il terribile sapore di una ripugnante vendetta. Il corpo di Cospito preso in ostaggio, catturato, per dimostrare una farsesca fermezza. Malgrado tutte le interpretazioni dei liberali nostrani, pronti a dare loro credito, gli esponenti del governo non hanno nessuna remora a mostrarsi per meschini gendarmi fascisti. Altro che linea dura! Altro che ricatto! Fa specie che ci siano anche magistrati che usano questi termini. In che mani siamo? Qui si invertono completamente i termini. Chiediamo che si faccia uscire Cospito dal 41bis anzitutto per una questione di giustizia, ben prima che per una questione di umanità.
Non si tratta solo di salvare una vita – anche se questa politica di morte, questa necropolitica, ci sta facendo dimenticare del tutto il valore della vita umana. Ma qui il punto è: perché mai Cospito è al 41bis? Che cosa ci fa lì? La questione riguarda tutti. Vorrei ricapitolare brevemente. Per aver ferito un dirigente dell’Ansaldo a Genova Cospito è stato condannato nel 2013 a dieci anni e otto mesi. Quando era già in carcere è stato accusato di aver messo, nella notte tra il 2 e il 3 giugno 2006, due ordigni esplosivi davanti alla scuola allievi dei carabinieri di Fossano, ordigni che non hanno causato né morti né feriti.
Dopo la condanna è stato inserito nel circuito penitenziario ad alta sicurezza, dove i detenuti sono sottoposti a sorveglianza stretta e a forti limitazioni. Di tanto in tanto Cospito ha mandato qualche scritto per le pubblicazioni di area anarchica. Il passaggio che si compie in seguito è quello di cui si discute: il reato viene reinterpretato e passa da strage comune a strage politica. Perché? Su che basi? Una scelta singolare, dato che non esistevano nuovi fatti. Il reato di strage politica non è stato applicato neppure per Capaci o per Piazza Fontana. Ecco che Cospito è destinato al 41bis.
Finisce in una sorta di sepolcro, uno spazio tombale: un metro e 52 centimetri di larghezza e due metri e 52 centimetri di lunghezza. Oscurità, bisogno di luce elettrica, spiragli solo in alto, in corrispondenza del muro di cinta. La cella è sotto il livello del mare nel carcere di Sassari. Ore d’aria solo in un cubicolo murato dove la grata permette di intravvedere il cielo. Isolamento, separazione, eliminazione perfino dei ricordi, delle foto dei familiari. Una sorta di sepoltura in vita, di esclusione dal consesso umano. Accade in Italia nel 2023. Sinceramente diventa quasi grottesco raccontare le angherie dell’inquisizione. Sappiamo benissimo che la tortura, una fenice nera, una pratica mai finita, ha assunto nuove forme nelle democrazie del XXI secolo.
Dovremmo accettare uno Stato torturatore? Che usa violenza sul corpo di un detenuto? Perché ci sono tanti modi per esercitare la violenza, anche senza lasciare traccia. L’Italia ha un passato recente disseminato di vittime di soprusi polizieschi. Non sarebbe proprio il caso, neppure negli interessi della Repubblica, assistere a un suicidio annunciato. Vorrei infine toccare due questioni che mi sembra siano state trascurate. Lascio da parte il 41 bis: io sono contraria sempre e per tutti (ma avrei bisogno di un altro articolo per dirlo). La prima questione riguarda il concetto di terrorismo, pericoloso e sdrucciolevole.
Chi è terrorista? E chi lo decide? Sappiamo come tutta la legislazione d’emergenza, creata nel contesto americano, e in quello di altri paesi europei, ha svelato il volto violento della democrazia producendo abusi di ogni sorta, tortura preventiva, illegittime detenzioni amministrative. Una strada rischiosa che mette in discussione il diritto di ciascun cittadino. Il dissento è sovversione? Pubblicare su una rivista anarchica fa passare per terroristi? La seconda riguarda proprio il tema dell’anarchia. Molto più di altri paesi, l’Italia ha un rapporto ambivalente. Da una parte Sacco e Vanzetti, quasi padri della patria libera e antimussoliniana, esponenti della grande tradizione anarchica italiana, senza cui sarebbe difficile persino immaginare la cultura di questo paese, dall’altro Valpreda e le bombe, la tentazione di demonizzare gli anarchici.
Anche qui l’Italia ha molto da farsi perdonare. In queste ore si tenta di far passare gli anarchici o per mostri o per demoni, terroristi che minacciano “le nostre sedi all’estero” (!), nel migliore dei casi gente preda di una “fede cieca fuori dal tempo”. Visioni grottesche, che sarebbero un po’ risibili, se non avessero poi i risvolti antidemocratici che vediamo. Il pensiero anarchico, che in questi ultimi anni è apparso filosoficamente il più interessante e il più produttivo, fa parte dell’odierno contesto culturale e politico. E, certo, senza alcun confronto con fascismo e postfascismo, che avrebbero dovuto invece esserne esclusi. Insomma: Cospito è al 41bis perché anarchico? Speriamo che in nome delle cittadine e dei cittadini italiani il ministro Nordio intervenga prima possibile per togliere il 41bis. È già troppo tardi. Ne va della vita di Cospito, dei diritti di tutti noi, di questa democrazia.
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