L’Aquila, tafferugli per la visita di Matteo Renzi: dieci manifestanti denunciati
- aprile 19, 2016
- in lotte territoriali, misure repressive
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Resistenza, lesioni a pubblico ufficiale e manifestazione non autorizzata.
Sono queste le accuse rivolte a dieci manifestanti, a nove mesi dalla protesta in occasione della prima (e unica, finora) visita del premier Matteo Renzi all’Aquila dell’agosto scorso , segnalati dalla Digos del capoluogo abruzzese all’autorità giudiziaria. A darne notizia è Il Messaggero.
Sempre secondo il quotidiano romano, i denunciati sarebbero stati “pescati” tra gli attivisti e le attiviste del comitato 3e32 dell’Aquila e di quelli che si oppongono alle piattaforme petrolifere sulla costa adriatica abruzzese.
Il reato di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, contestato solo ad alcuni dei manifestanti, sarebbe riconducibile alla presunta aggressione ad un’agente di polizia nei pressi della sede comunale di Palazzo Fibbioni, anche se gli stessi comitati aquilani, in una conferenza stampa, mostrarono foto e video nei quali si mostra come l’agente fosse stata spintonata involontariamente da un proprio collega [leggi l’articolo].
Per tutti gli altri manifestanti, invece, il reato contestato è la manifestazione non autorizzata, essendo stato permesso inizialmente solo un presidio nella zona della Fontana Luminosa, nella parte opposta del centro storico rispetto alla visita del Premier.
Renzi, a causa della manifestazione, fu costretto ad annullare la visita a Palazzo Fibbioni e la “passeggiata” sul corso principale della città, dovendosi recare direttamente alla sede del Gran Sasso Science Institute, entrando peraltro dall’entrata di servizio posteriore.
Sale dunque il bilancio dei denunciati e processati nel corso delle manifestazioni post-sisma all’Aquila: sono infatti una sessantina le denunce partite negli ultimi anni, conclusasi con una archiviazione e sei rinvii a giudizio che si sono trasformati in processi. Di questi ultimi, tre si sono conclusi con assoluzioni per tutti gli imputati, uno con condanne a sei mesi per danneggiamento, mentre gli ultimi due sono ancora in corso.
Fonte: Newstown