L’azienda italiana che può localizzare una persona in ogni angolo del mondo
- dicembre 27, 2023
- in misure repressive
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Tykelab offre i suoi servizi tramite la ben più nota azienda di intercettazioni RCS. RCS e Tykelab sviluppano uno spyware, Hermit, in grado di prendere il controllo del tuo smartphone e ascoltare tutto ciò che dici.
di Irpimedia
Ovunque tu sia, se hai con te uno smartphone acceso e connesso alla rete, il tuo operatore telefonico può sempre sapere dove ti trovi. Per permetterti di ricevere un SMS, o una chiamata, l’operatore deve sapere dove sei e, di conseguenza, a quale rete telefonica sei agganciato. Se ti trovi all’estero, in roaming, sono le società di telecomunicazioni di quel paese a gestire la ricezione del SMS e scambiare informazioni con il tuo operatore. Questa semplice procedura, che è anche una struttura fondamentale delle reti cellulari, può però essere sfruttata da parte di aziende specializzate per individuare la tua posizione e consegnare l’informazione a soggetti terzi, principalmente forze dell’ordine e servizi di intelligence. Ed è possibile farlo sfruttando i meccanismi stessi che permettono il funzionamento delle reti—cosa che spesso rende difficile capire se si tratta di un’attività normale o di un tentativo di sorveglianza. Un’inchiesta di Lighthouse Reports (LHR) con Irpimedia, Domani, Der Spiegel, EUobserver, e Mediapart svela che un’azienda italiana, Tykelab, controllata alla più nota azienda di sorveglianza RCS, vende proprio questa capacità alle forze dell’ordine.
Mentre il dibattito sui rischi per i diritti umani e per la tenuta democratica dei paesi a Bruxelles si sta focalizzando sull’azienda israeliana NSO, produttrice dello spyware Pegasus al centro degli abusi portati alla luce lo scorso anno dal consorzio di giornalisti guidati da Forbidden Stories, nel frattempo in Italia RCS dichiara di poter «tracciare gli spostamenti di quasi chiunque abbia un telefono con sé, sia che si trovi a pochi isolati di distanza che in un altro continente». Per poter ottenere queste informazioni, le forze dell’ordine devono solitamente avviare una rogatoria internazionale con la loro controparte nel paese estero. Con questo prodotto invece, senza alcun controllo, un paese potrebbe monitorare la posizione di una persona dall’altra parte del mondo sia che si tratti di un pericoloso criminale che di un attivista o oppositore politico—episodi già avvenuti in passato con tecnologie simili. A supportare questa promessa, sul piano tecnico, ci sarebbero gli strumenti di Tykelab, di cui l’inchiesta di LHR ha trovato traccia nel sud-est asiatico, in paesi dell’Africa, dell’America Latina e nell’Unione Europea — inclusi paesi che potrebbero violare i diritti umani.
Tykelab è stata ora acquisita da Cy4gate assieme alla holding Aurora S.p.A, già proprietaria di RCS e che ha formalizzato ufficialmente il controllo di Tykelab prima dell’acquisizione. Cy4gate, come ha ricostruito in precedenza Irpimedia, vorrebbe sfidare direttamente NSO. Questo conglomerato di società di sorveglianza italiane ora punta a espandersi in Italia e all’estero.
Diversi esperti di sicurezza delle telecomunicazioni hanno fornito a LHR e Irpimedia dati riservati che mostrano l’attività di Tykelab nel mondo. L’azienda si presenta come un innocuo fornitore di servizi telefonici ma ha noleggiato decine di punti di accesso alla rete (noti anche con il nome di “global titles”) da operatori telefonici legittimi in giro per il mondo, come se fosse anche lei una sorta di operatore. Ma, anziché usare questo accesso per inviare SMS o indirizzare telefonate, sta usando l’accesso per inviare comandi in grado di testare vulnerabilità nelle reti di vari paesi e di raccogliere di nascosto dati personali — in particolare la posizione delle persone connesse alla rete telefonica.
Un ufficio discreto
A sud di Roma, a poca distanza dalla zona EUR, nascosto da palazzi residenziali e uffici di banche e associazioni finanziare, si trova un anonimo palazzo grigio. All’ingresso ci sono unicamente placche di altre aziende ma nessuna traccia di Tykelab. Al secondo piano, però, dietro una porta di vetro schermata da bande opache si intravede in bella vista un logo, affiancato da un dispenser di mascherine e gel igienizzante per mani: Tykelab.
L’ingresso degli uffici è protetto da un codice di sblocco e un lettore di impronte digitali targato Hikvision. Suonando il campanello però nessuna risposta.
All’interno si intravedono almeno 5 porte. Una di esse, rimasta aperta, lascia intravedere alcune bottigliette d’acqua e un paio di cuffie, unico segno visibile di dipendenti. Il portinaio, all’ingresso dell’edificio, spiega che almeno da due settimane non si vede nessuno. Presumibilmente sono in ferie.
Gli esperti di sicurezza — che hanno richiesto l’anonimato per via del tema trattato — hanno raccontato di come Tykelab stia mettendo in atto una sorveglianza su larga scala. Tracce dell’attività di Tykelab sono in Libia, Nicaragua, Malesia e Pakistan ma anche in Italia e paesi dell’Unione Europea.
«Stanno diventando sempre più attivi», ha dichiarato un esperto che per mesi ha monitorato l’attività di Tykelab su diversi network. «Dall’inizio di quest’anno hanno aumentato il numero di attacchi e ora sono costanti».
Come funziona la vulnerabilità usata da Tykelab
Membri del parlamento europeo, esperti di telecomunicazioni e attivisti a difesa della privacy si dicono sgomenti per le attività di Tykelab, sottolineando i rischi per la privacy e la sicurezza, e chiedendo ai governi di impegnarsi maggiormente per regolare queste aziende europee.
«Questa storia riguarda un fornitore di spyware che viola la legge e in questo caso risiede proprio in Europa», ha dichiarato l’europarlamentare Sophie In ’t Veld. «È giunta l’ora che nell’UE l’intera industria degli spyware, che al momento opera in una sorta di zona grigia di legalità, venga regolamentata e resa trasparente. È necessario imporre dei limiti altrimenti la nostra democrazia può andare in crisi».
Edin Omanovic, Advocacy Director dell’associazione Privacy International, ha dichiarato: «La minaccia che questi mercenari dell’industria degli spyware presentano deve oramai essere chiara a Bruxelles e ai paesi Europei: bisogna adottare azioni decise per proteggere le reti di comunicazione, fermare la commercializzazione di spyware e sanzionare le aziende che sono complici negli abusi, come già fatto dagli Stati Uniti».
Dopo lo scandalo Pegasus il Parlamento europeo ha creato una commissione ad hoc che ha ascoltato esperti della società civile e portato in parlamento un rappresentate di NSO, l’azienda che produce Pegasus, per un’audizione pubblica. Ma le attività di Tykelab mettono al centro il ruolo stesso dell’UE in questo scandalo senza fine.
L’attacco alla rete telefonica mondiale
Malgrado la sede di Tykelab a Roma sia una tranquilla zona residenziale vicino al quartiere EUR, l’eco delle sue attività ha attirato l’attenzione degli esperti di sicurezza. Lo scorso anno, un gruppo di reti telefoniche a 15 mila chilometri di distanza da Roma, nel sud del Pacifico, inizia a inviare strane richieste a numeri in giro per il mondo. Inviano comandi per tracciare la posizione di un numero e per raccogliere informazioni relative a SIM connesse alla rete. Non si tratta di poche richieste, ma di migliaia. E non finisce qui.
Dati riservati visionati da LHR mostrano che, in un solo giorno del 2022, Tykelab ha usato un operatore telefonico — situato su un remoto arcipelago a circa 5000 km a est dell’Australia — per inviare migliaia di richieste sospette a un network in Malesia. Queste richieste, che colpiscono una rete non protetta, permettono di rivelare la posizione delle persone collegate alla rete. Non rimane alcuna traccia sul dispositivo e l’utente è indifeso.
Un altro set di dati offre un’istantanea di un periodo di circa dieci giorni a giugno scorso: l’azienda ha impiegato 11 diversi accessi alla rete da paesi nella regione del Pacifico per raggiungere obiettivi che si trovano in Costa Rica, Nicaragua, Libia, Pakistan, Iraq, Mali, Macedonia, Grecia e Portogallo.
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