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Legge Minniti/Orlando: Centri permanenti per i rimpatri (Cpr) pronta la lista del Viminale

Localizzate le strutture per i nuovi centri di rimpatrio e scattano le prime polemiche da parte di alcune amministrazioni coinvolte. È pronta la lista dove collocare le nuove strutture di identificazione ed espulsione per migranti fortemente volute dal ministro degli interni Marco Minniti. Si tratta in totale di undici strutture, in parte già utilizzate per i vecchi Cie.

Per ora sono 1100 i posti totali previsti per i nuovi centri denominati Cpr ( Centri permanenti per i rimpatri) che dovranno comunque aumentare nel giro di pochi mesi.

In Lombardia è stata indicata la caserma di Montichiari; in Friuli Venezia Giulia il centro di Gradisca d’Isonzo; in Piemonte il vecchio Cie; nel Lazio il già esi- stente centro di Ponte Galeria, a Roma; in Campania la caserma Andolfato di Santa Maria Capua Vetere; in Basilicata si è scelto Palazzo San Gervaso; in Sardegna si è optato per il carcere dismesso di Iglesias; in Sicilia sarà rimesso a posto il Cie di Caltanissetta; in Emilia- Romagna il Cie di Modena; in Puglia il Cie di Bari Palese; in Calabria la struttura Mormanno. Al momento restano escluse dalla lista le regioni Veneto, Liguria e Toscana che però dovranno poi indicare dove sistemare almeno cento persone a testa nei prossimi mesi.

Ogni Cpr accoglierà al massimo 100 immigrati – i posti dovranno essere in tutto 1600 -, preferibilmente fuori dai centri urbani e vicino agli aeroporti. Alla comunicazione della lista, ci sono state le prime reazioni da parte delle regioni coinvolte. Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria finora esclusa nella lista ma obbligata ad indicare un posto, ha fatto sapere che ancora non ne sa nulla. Spiega che c’è un tavolo tecnico che sta lavorando al Viminale da qualche settimana ma non è stato più convocato un tavolo politico. La presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani si è detta disponibile all’apertura di un Centro a Gradisca d’Isonzo ( Gorizia) ma a determinate condizioni: la prima è quella della contestuale chiusura del Centro accoglienza per richiedenti asilo ( Cara) che attualmente ospita 480 immigrati; in secondo luogo, l’impiego per il controllo del Cpr delle Forze dell’ordine che non siano già impegnate nella sicurezza del territorio che, anzi, dovrà essere maggiormente presidiato; infine, oltre al rispetto dei numeri prefissati e alla rapidità dei rimpatri, il personale operante all’interno del Cpr dovrà fornire tutte le garanzie professionali e le competenze che la situazione richiede. La regione Sardegna, invece, si riserva di far pervenire al ministero degli Interni la posizione da promuovere con il coinvolgimento dell’Anci e delle amministrazioni locali. «La proposta del ministero – si legge nel comunicato stampa regionale -, riguarda l’ex casa mandamentale di Iglesias, da ristrutturare, per una capienza di 100 posti e giunge a seguito di ricognizione tecnica sui possibili centri già esistenti e funzionali, assieme ad altre 10 strutture dislocate nel resto d’Italia. Come condiviso in sede di Conferenza delle Regioni, la decisione definitiva presuppone l’accordo con la Regione che può, nel mentre, proporre alternative». E proprio sull’utilizzo dell’ex carcere sardo di Iglesias, è scoppiata una polemica. L’amministrazione comunale di Iglesias ha diffuso un comunicato esprimendo netta contrarietà al progetto. «La solidarietà vera e concreta – sottolinea il comune di Iglesias- si attua non ghettizzando i migranti ma mettendo in atto un progetto di solidarietà, di accoglienza e di integrazione sia umana che sociale, così come avviene, per esempio, con il progetto Sprar, attivato dalla nostra Amministrazione».

Arrivano polemiche e preoccupazioni anche dalla Campania. Nell’ex caserma di Santa Maria Capua Venere c’era un Cie che fu smantellato per la pessime gestione. La preoccupazione sta nel fatto che la situazione possa ripetersi. Poi c’è il Lazio con l’utilizzo dell’attuale Cie di Ponte Galeria che dovrebbe essere ristrutturato per trasformalo in Cpr. Attualmente vivono rinchiuse 97 donne, la maggior parte di loro, in realtà, sono richiedenti asilo e bisognose di protezione e assistenza. Il nuovo Cpr, in teoria, dovrebbe ospitare – secondo la disposizione di Minniti – solo gli irregolari che rappresentano un rischio per la sicurezza del paese. In pochi però ci credono, soprattutto alla notizia che nella Regione Lazio mancano le strutture di accoglienza, tanto da non riuscire a far fronte ai nuovi diecimila profughi destinati soltanto a Roma e provincia.

Alle polemiche delle amministrazioni locali, si aggiungono le critiche da parte delle associazioni che vigilano il rispetto dei diritti umani. «La scelta di aprire nuovi Cie è preoccupante e grave, chiediamo che sia immediatamente ritirata. I Cie devono essere chiusi tutti», commenta Gabriella Guido, la portavoce della campagna LasciateCIEntrare. «I fatti hanno dimostrato che sono strutture costose, inumane e degradanti – prosegue la portavoce – nelle quali si violano diritti fondamentali. Noi chiediamo alle forze politiche parlamentari di opporsi a questa decisione e al governo di ritirarla. Ci attiviamo sin da subito per rafforzare la nostra azione di osservatorio e segnalare in ogni sede il mancato rispetto dei diritti dei migranti».

Damiano Aliprandi

da il dubbio

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