Lettera di Davide Rosci dal carcere di Viterbo
- gennaio 30, 2014
- in 15 ottobre, carcere, Lettere dal carcere, misure repressive
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Sabato 8 Febbraio io e altri 5 compagni saremo sul banco degli imputati per la sentenza d’appello sulla giornata di mobilitazione del 15 Ottobre 2011 a Roma.
Quel giorno capiremo se in Italia esistono ancora tribunali speciali come quelli che condannavano gli oppositori politici durante il fascismo oppure no.
Il clima nel quale affronterò il processo non è certo dei migliori, la voglia di giustizialismo è palpabile e, viste le premesse, non c’è da aspettarsi niente di buono.
Ormai da circa 2 anni siamo reclusi ed in questi 700 giorni di prigionia ho avuto la conferma che l’Italia non è uscita dal quel periodo indegno chiamato fascismo, ancora oggi, dopo 70 anni, utilizzando una legge del famigerato “codice rocco”e tenendoci in custodia cautelare. Entrando in carcere vivo costantemente sulla mia pelle questo trattamento dittatoriale per il solo fatto di essermi opposto a questo sistema irricevibile, fatto di disuguaglianze e miseria.
Sono entrato in galera il 18 Febbraio 2013 ed in soli 11 mesi sono stato trasferito per ben 7 volte, mi hanno sciacallato la corrispondenza, messo in isolamento, negato i colloqui, punito con rapporti disciplinari assurdi e cercato di portarmi all’esasperazione in ogni modo. Non ci sono riusciti!Ogni volta che cadevo i compagni erano pronti a rialzarmi, quando provavano ad isolarmi all’esterno si levavano manifestazioni di protesta, presidi e se si scagliavano contro di me, voi eravate pronti a farmi da scudo.
Grazie alla solidarietà che mi è giunta da ogni parte d’Italia posso dire che oggi sono più forte di quando sono entrato ed il morale con cui mi appresto ad affrontare l’appello dell’8 Febbraio è, nonostante tutto, più alto che mai.
Sono consapevole di quello a cui vado incontro, ma la galera non mi spaventa perchè voi tutti mi avete dato conferma che vale sempre la pena lottare e mettersi in gioco, anche al caro prezzo della libertà.
Gli ideali che ci accomunano sono quelli che a partire dalla comune di Parigi fanno più paura al potere ed il timore che le masse si sollevino e prendano in mano il proprio futuro spaventa più di ogni altra cosa, daltronde ricorrere alle leggi fasciste non fa altro che confermarlo.
Da smidollati si potrebbe chiamare la ritirata di fronte a questa cieca repressione, ma da compagni siamo chiamati a lottare con tutte le nostre forze per cambiare l’esistente e costruire una nuova società veramente giusta e libera, così come sognavano anche i nostri partigiani.
Ho aperto questa lettera dicendo che non c’è da aspettarsi niente di buono e questo lo penso perchè chi pretende di giudicarci, lo possa fare nel silenzio più assordante, ma voglio credere che tutti i compagni scenderanno al nostro fianco ricordando a questi giudici che l’Italia è nata dalla lotta di Resistenza e che noi saremo sempre in prima linea fino a quando non seppelliremo definitivamente ciò che resta di quel periodo infame.
Il fascismo non passerà!
Davide Rosci
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