Decine di attivisti davanti alla Questura di Roma per chiedere la scarcerazione immediata di Lander Fernandez, il giovane basco arrestato questa mattina a Garbatella. E per dire a Madrid: basta repressione.
“Eravamo appena usciti di casa, erano neanche le otto e mezza di questa mattina, e improvvisamente due uomini con il volto coperto dal passamontagna hanno bloccato Lander e gli hanno puntato la pistola alla testa. Io ho iniziato a urlare con tutto il fiato che avevo in corpo, “aiuto, aiuto”, non la smettevo”. Lo ha raccontato poco fa durante una improvvisata conferenza stampa Irati, la compagna del giovane cittadino basco arrestato questa mattina a Roma, a due passi dall’occupazione di Action in via delle Sette Chiese, nel quartiere della Garbatella.
Il timore era che gli incappucciati fossero agenti dei servizi di Madrid e che l’operazione fosse una ‘extraordinary rendition”. Del resto da mesi i due baschi avevano più volte denunciato agli amici romani che erano spesso seguiti da uomini degli apparati di sicurezza spagnoli, in maniera minacciosa e invadente, e per niente preoccupati di celare la propria presenza in diverse occasioni. D’altronde, aveva raccontato lo stesso Lander nelle ultime settimane durante numerosi incontri realizzati con realtà politiche, sociali e sindacali della capitale, il timore che si potesse ripetere quanto era avvenuto nel 2009 nelle strade di Bilbao era più che fondato. Allora dei personaggi che si qualificarono come agenti della Ertzaintza – la Polizia autonoma basca sotto il controllo di Madrid – lo avevano sequestrato all’uscita da una scuola, in pieno giorno, e lo avevano più minacciato di persecuzione e di arresto se si fosse rifiutato di collaborare con loro per mandare in galera altri attivisti. ‘Promessa’ mantenuta di fronte al suo rifiuto.
Fernández denunciò allora pubblicamente nel corso di una conferenza stampa il sequestro e la successiva aggressione subite il 19 e il 27 di maggio del 2009. Due settimane dopo, mentre era all’aeroporto di Madrid di ritorno da una vacanza in Venezuela, fu arrestato con l’accusa di aver partecipato a un atto di guerriglia urbana. Pochi giorni dopo venne liberato su cauzione. Poi di nuovo, nel maggio del 2010, il tribunale antiterrorismo di Madrid lo condannò a tre anni di prigione con l’accusa di ‘collaborare con Eta’, perché era stato trovato in possesso di alcuni biglietti della lotteria organizzata a favore della campagna per la liberazione dei prigionieri politici. Ma un anno dopo il Tribunale Supremo lo ha assolto da ogni accusa.
“Poi sono arrivati altri incappucciati che si sono qualificati mostrandomi i loro distintivi, erano italiani e mi chiamavano per nome” aggiunge Irati parlando al microfono, a pochi passi dalla Questura centrale di Via Genova. “Poi, rifiutandosi di esibire un eventuale mandato di perquisizione, sono entrati nella nostra stanza, hanno frugato e poi si sono portati via un computer e uno zaino”. Mentre la conferenza stampa va avanti di fronti a pochi cronisti, l’avvocato Federica Brancaccio è dentro la questura, a spiegare il perché di questo arresto ci pensa Maria Luisa D’Addabbo, dell’Associazione Giuristi Democratici, legale nominata da Lander: “Non sappiamo ancora le motivazioni precise di quanto è avvenuto. Sappiamo che ieri la magistratura spagnola ha spiccato un mandato di cattura internazionale nei confronti del ragazzo e che si tratta dell’ennesima operazione basata su leggi e normative che la Spagna ha ereditato direttamente dalla legislazione in vigore durante il regime fascista di Franco e mai abrogata. Norme secondo le quali ogni attività politica e sociale può alla fine essere considerata di natura contigua o addirittura espressione diretta dell’Eta e quindi riconducibile al terrorismo”.
“Se fosse un militante dell’ETA, come ha dichiarato oggi il ministero degli Interni spagnolo e come hanno scritto i media spagnoli, pensate che se ne starebbe stato a Roma per più di un anno, partecipando all’attività dei centri sociali e dei movimenti della sinistra della Capitale?” chiede ai giornalisti presenti un attivista del Centro Sociale la Strada. “E’ paradossale che la Spagna continui a comportarsi esattamente come in passato, facendo finta che dall’altra parte nulla sia avvenuto, che l’Eta abbia dichiarato la fine della propria attività armata e che la sinistra basca abbia rifiutato ogni ricorso alla violenza politica” ribatte.
Dietro a chi interviene una cinquantina di attivisti di varie realtà del movimento romano tengono delle ikurrine, le bandiere bianche rosse e verdi del Paese Basco, e le insegne della campagna per il rimpatrio dei prigionieri politici baschi. Un arresto eclatante, spettacolare e altrettanto ingiustificato, accusano gli attivisti, visto che Lander era a Roma con la sua compagna senza nascondersi, alla luce del sole. Così alla luce del sole che sul suo caso di perseguitato politico il giovane aveva iniziato alcune settimane fa con i centri sociali, collettivi territoriali e studenteschi della capitale una campagna pubblica, ospitata sul sito http://uncasobascoaroma.noblogs.org. Sul blog viene riportata la sua assurda vicenda e nei prossimi giorni la rete di solidarietà con lui e con la lotta del popolo basco per l’autodeterminazione aveva in programma delle iniziative pubbliche. Altro che pericolo di fuga o intenzione di darsi alla latitanza.
“Siamo andati via da Bilbao e siamo arrivati a Roma ormai più di un anno fa perché l’atmosfera lì era irrespirabile, la repressione indiscriminata e pesante” spiega Irati. La loro condizione è quella di molti giovani e giovanissimi baschi, che si ritrovano in galera per aver partecipato a un corteo, per aver venduto biglietti di una lotteria, per aver svolto delle attività di carattere sociale e territoriale che nulla hanno a che fare con l’attività di un’organizzazione armata che comunque ha cessato ogni forma di iniziativa. Attività che in nessun altro paese del continente europeo verrebbero mai etichettate come ‘terroristiche’ commenta la D’Addabbo, precisando che nel nostro codice penale e nella nostra Costituzione i presupposti giuridici che consentono a Madrid di chiedere l’Italia la ‘consegna’ – cioè l’estradizione – di Lander non hanno nessun appiglio e che l’Onu ha più volte intimato alla Spagna di adeguare la propria legislazione.
“Chiediamo l’immediata liberazione di Lander perché il suo arresto è inaccettabile e pretestuoso; perché la Spagna viola sistematicamente i diritti politici e umani di chi viene imputato e giudicato per la sua appartenenza al movimento di liberazione – spiega l’attivista de La Strada – chiediamo ai media italiani di non appiattirsi sulla versione di comodo fornita da quelli spagnoli; chiediamo a tutte le realtà sociali, politiche e sindacali sensibile al rispetto dei diritti umani e della pace di attivarsi immediatamente in solidarietà con Lander e affinché sostengano nei confronti della Spagna l’apertura di un doveroso processo di risoluzione negoziale del conflitto col popolo basco”.
Per i prossimi giorni gli attivisti romani già mobilitati preparano nuove iniziative di sostegno al giovane basco arrestato e chiedono il sostegno attivo e la partecipazione di tutti e tutte. Intanto a reti unificate il ministro spagnolo della repressione, Jorge Fernández Díaz, si vanta del pochissimo tempo trascorso tra l’emissione del mandato di cattura e l’arresto da parte della Polizia italiana di Lander Fernandez. Ancora una volta gli apparati italiani hanno brillato per servilismo nei confronti della ceca e irrazionale persecuzione di Madrid nei confronti dei baschi, come già avvenne esattamente due anni fa con altri tre giovani perseguitati poi consegnati alle carceri spagnole.
Marco Santopadre da Contropiano
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