Libertà per Öcalan e per la parola. Per Facebook è vietato scrivere di Kurdistan?
- luglio 16, 2022
- in censura, Dal mondo, testimonianze
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Lo scorso 11 febbraio, sui miei social, e quindi sulla mia pagina Facebook, ho postato un estratto dal mio libro “Quelli che Spezzano” (Fandango, 2020).
Mesi dopo – guarda caso mentre la Nato vendeva la pelle dei curdi in cambio di un ok di Erdogan all’ingresso di Finlandia e Svezia nella Nato – Facebook ha avviato una stretta sui contenuti relativi al Kurdistan e al suo leader, Abdullah Apo Öcalan.
Sono una giornalista professionista, che ogni giorno combatte per spezzare le bolle sovradeterminate dal mainstream. Posso rifiutare il circo mediatico, dire un no dopo l’altro, buttare sangue (come si dice dalle mie parti) per cercare di veicolare contenuti e pensieri liberi, indipendenti. Quello che non posso fare è accettare supinamente che la libertà di pensiero e parola vengano gestite in modo fintamente libero.
La legge del mercato è la legge del più forte, la legge della Nato in questo caso. Ne più né meno della legge autoritaria che in Cina censura e perseguita il dissenso. Nè più né meno di quella Russia di Putin che ci scandalizza, e di quella Turchia di Erdogan che invece prendiamo a braccetto perché “necessaria”. Ma a chi? A cosa?
Se Meta e i social network in Occidente sono il braccio armato digitale della Nato lo dicano apertamente. Rendano pubblico cosa è vietato e cosa no, e ne spieghino le motivazioni.
Quello che è intollerabile è prendere lezioni di democrazia da chi è democratico con il culo degli altri. Dei curdi, dei dissidenti, degli indipendenti. Di chi osa respingere al mittente il caldo e comodo invito all’autocensura.
Di seguito il post terrorista… cose da pazzi.
post pubblicato su Facebook l’11 febbraio 2022:
libertà per Öcalan: un uomo, una comunità, un’idea di società
Abdullah “Apo” Öcalan è stato arrestato in Kenia il 15 febbraio 1999, 23 anni dopo è ancora incarcerato in un regime di isolamento senza precedenti
l’arresto e il confino di Öcalan sono un atto di forza non solo contro un uomo e una comunità ma anche contro un’idea, una visione altra della società che il potere non intende accettare
un’alternativa che il potere deride e dà per sconfitta, perseguita e teme
in carcere, il leader curdo ha studiato moltissimo
vent’anni fa, nel 2002, tra i suoi studi ha incontrato i principi del Municipalismo libertario di Murray Bookchin è così che nasce il Confederalismo democratico, l’idea per cui difendere la battaglia di Öcalan e il Rojava significa difendere noi stessi
Öcalan mette in discussione il marxismo-leninismo nel suo aspetto autoritario e dogmatico. Apo non è un marxista più marxista di Marx, come ce ne son tanti. E sa bene che per mobilitare occorre un ideale in grado di scaldare cuori e menti, oltre che braccia per i fucili.
«Il modello di Stato-nazione era una gabbia di ferro per le società», scrive Apo. Ora l’obiettivo non è più uno Stato nazione indipendente, ma l’autogoverno…
per chiedere la sua liberazione ci sarà una mobilitazione anche in Italia, sabato 12 febbraio:
a Roma – Piazza dell’Esquilino ore 14,30
e Milano -Largo Cairoli ore 14
Amargi!
Libertà per Öcalan!
parte del testo è tratta da #quellichespezzano
in libreria ed ebook con Fandango Libri https://bit.ly/tb-spezzano