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L’Italia arma Erdogan per la campagna di sterminio del popolo kurdo

L’Italia ha autorizzato vendite di sistemi di morte al regime turco per il valore di 582 milioni di euro

di Antonio Mazzeo

Lo scorso anno è stata’ la Turchia del presidente-sultano Recep Tayyip Erdoğan il primo paese destinatario di armi e apparecchiature militari di produzione italiana.

Lo si evince dalla relazione sull’export militare 2022 presentata dal Governo Meloni-Crocetto in Parlamento.

L’Italia ha autorizzato vendite di sistemi di morte al regime turco per il valore di 582 milioni di euro: 500 milioni di ricambi e servizi per gli elicotteri d’attacco T-129 ATAK (prodotti in Turchia su licenza della holding Leonardo), e 82 milioni in kit per 3 nuove macchine (sistemi di trasmissioni, componenti avioniche, ecc.).

L’elicottero T-129 ATAK è stato utilizzato in innumerevoli occasioni dalle forze armate di Erdogan per sferrare sanguinosi bombardamenti contro la popolazione civile nei territori del Kurdistan turco e siriano.

Complssivamente nel 2022 le esportazioni militari italiane di sistemi di guerra hanno superato i 5,2 miliardi di euro, oltre il 10% in più rispetto l’anno precedente (4,6 miliardi).

Nella classifica dei principali clienti del complesso militare-industriale italiano compaiono dopo la Turchia, in ordine, Stati Uniti d’America ( 532,8 milioni di euro), Germania (407 milioni), Qatar (255,7 milioni). Grandi affari anche con i regimi mediorientali impegnati nel conflitto in Yemen come l’Arabia Saudita (123 milioni per sistemi di combattimento per unità navali) e gli Emirati Arabi Uniti (121 milioni).

Tra i top ten dell’export tricolore anche il Pakistan (113 milioni, programma FALCO e apparecchiature elettroniche), Kuwait (105 milioni per cacciabombardieri e missili Aspide) e India (104 milioni).

A guidare la classifica delle maggiori aziende esportatrici di morte l’immancabile Leonardo SpA con 1,8 miliardi di autorizzazioni, seguita da Iveco Defense Vehicle (539 milioni di euro), MBDA Italia, (304 milioni) e ELTGroup, (167 milioni).

E le guerre e i guerrieri del mondo continuano a parlare, tanto, in italiano…

 

 

 

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