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Ma l’Italia ripudia veramente la guerra?

Intervento di un delegato sindacale alla assemblea contro la guerra e la Nato tenutasi a Genova il 12 Marzo

L’art 11 della Costituzione rappresenta un autentico feticcio dietro al quale si muovono da oltre 30 anni le aspirazioni bellicistiche del Parlamento e della società italiana.

Il ripudio della guerra è smentito clamorosamente dai fatti, il richiamo alla Costituzione è frutto di insopportabile retorica perchè da anni disatteso tra guerre umanitarie sotto l’egida Onu, interventi della Nato, missioni militari all’estero e l’aumento progressivo delle spese militari ormai oltre il 2% del Pil.

Chi oggi invoca la difesa della Costituzione dimentica come la Carta sia espressione dei rapporti di forza e  una volta sconfitto il movimento operaio non solo il ricorso alla guerra è stato costante ma anche l’attacco duraturo alla democrazia economica e ai diritti sociali con lo smantellamento del welfare e della legislazione in materia di lavoro.

La manifestazione che si tiene a Firenze, promossa dal Sindaco Nardella e dai primi cittadini del Pd, vede la entusiastica partecipazione del Pd ma anche di Sinistra Italiana, di Cgil Cisl Uil e dell’associazionismo, tutti insieme appassionatamente ad applaudire il presidente dell’Ucraina che invoca l’intervento della Nato, la fly zone, l’adesione del suo paese alla Ue.

La piazza Fiorentina non è contro la guerra e men che mai per il ripudio della stessa, opera una scelta di campo a fianco di chi sta inviando ingenti quantitativi di armi all’Ucraina, tace sul ruolo della Nato e il suo espansionismo , plaude alla militarizzazione dei territori che ha portato al potenziamento delle basi militari Usa e Nato sul nostro territorio, piega le amministrazioni locali ai desiderata degli Usa.

Il richiamo retorico alla Costituzione è stato funzionale a salvare l’immagine di un paese e della sua classe politica che nel corso del tempo ha votato ogni genere di missione militare all’estero, perseguitato pacifisti e antimilitaristi, fatto ricorso al neokeynesismo di guerra ogni qual volta la crisi di sovrapproduzione lo richiedeva. E al contempo mentre si finanzia l’apparato militare si tagliano fondi al welfare, si decreta la perdita di acquisto dei salari e delle pensioni, non si muove un dito per contrastare le speculazioni attuali sui prezzi delle materie prime , del gas e del petrolio.

Se oggi avessimo una azienda di stato non ci sarebbero gli hedge fund, le speculazioni azionarie e non che fanno lievitare i prezzi nonostante che le forniture dalla Russia siano rimaste invariate.

Il ruolo dei sindacati è nevralgico, da una parte si dicono contrari alla guerra ma dall’altra sostengono le ragioni di chi della guerra è attivo e cosciente partecipe, non promuovono scioperi ma solo manifestazioni rituali e con parole d’ordine ambigue e fuorvianti, tacciano sulla criminalizzazione operata contro i portuali che hanno rifiutato il carico e scarico di armi e per questo sono vittime di una operazione repressiva con capi di imputazione pesantissimi.

Serve ben altro per contrastare la militarizzazione dei territori, la vendita di armi e la adesione del nostro paese alla Nato, per questo organizzeremo sabato 19 Marzo una manifestazione davanti all’aeroporto militare di Pisa per denunciare l’invio costante di armi alla Ucraina, per contestare lo stato di emergenza imposto dal Premier Draghi con il silenzio assenso di quasi tutto l’arco parlamentare.