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Lo sterminio dei civili afgani per mano di Biden

Gli Usa di “Sleepy” Joe Biden dopo la poco onorevole fuga dall’Afghanistan continuano a decidere chi vive e chi muore in quella regione, impedendo ai cittadini afgani – sia all’interno del Paese sia all’estero, comprese le migliaia di profughi e rifugiati causati dal ritiro statunitense – di accedere ai propri risparmi.

di Gianluca Cicinelli

Mentre gli occhi del mondo erano rivolti verso la crisi in Ucraina, l’11 febbraio scorso Biden decideva d’impossessarsi delle riserve congelate della Banca centrale dell’Afghanistan, che non significa bloccare soltanto le spese dello Stato afgano ma quelle dei privati cittadini, già alle prese con un inverno rigidissimo e un’economia totalmente paralizzata. Per far comprendere la portata enorme e tragica del provvedimento il Washington Post, in un articolo firmato da Mohsin Amin, spiega: “Immagina di sciogliere la Federal Reserve statunitense, bloccare i risparmi di tutti gli americani e implementare un limite di prelievo settimanale inferiore a 400 dollari”.

Biden ha firmato l’11 febbraio scorso un ordine per sbloccare 7 miliardi di dollari afgani congelati negli Stati Uniti e assegnarne metà per aiuti umanitari e l’altra metà come rimborso ai familiari delle vittime degli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001.

Dunque 3,5 miliardi di dollari sono andati a un fondo fiduciario per la distribuzione attraverso organizzazioni umanitarie di beni primari in Afganistan a cominciare dal cibo. Gli altri 3,5 miliardi di dollari invece verranno utilizzati per le cause legali ancora in corso tra i familiari delle vittime statunitensi. Molti di questi hanno vinto processi terminati con la condanna dei Talebani al risarcimento per la perdita subita.

Prima del ritiro statunitense l’80% del budget del governo fantoccio filo Washington proveniva dalla comunità internazionale e serviva per finanziare ospedali, scuole, fabbriche e ministeri. Alla crisi economica si è aggiunta quella provocata dal covid, dalla carenza di assistenza sanitaria, dalla siccità e dalla malnutrizione della popolazione. A nulla sono servite le proteste degli operatori umanitari.

La guerra degli Stati Uniti contro l’Afghanistan, iniziata oltre venti anni fa, fu scatenata dal rifiuto del Mullah Omar – all’epoca al comando del regime di Kabul – di consegnare Osama Bin Laden (cittadino dell’Arabia saudita a cui Riad aveva revocato la cittadinanza e leader di al-Qaeda) trasferitosi in Afghanistan.

Gli analisti valutano in 9 miliardi di dollari il totale delle riserve afgane congelate nel mondo, 7 miliardi dei quali soltanto negli Usa e il resto diviso tra Germania, Emirati Arabi Uniti e Svizzera. Negli ultimi mesi i cittadini afgani hanno potuto prelevare non più di 200 dollari a settimana in valuta afgana. In gennaio l’Onu ha lanciato il più grande appello umanitario di sempre per un Paese in crisi umanitaria, dichiarando che occorrevano almeno 5 miliardi di dollari per affrontare i bisogni primari della popolazione. Il 90% dei 38 milioni di cittadini afgani vive al di sotto del livello di povertà (di 1,90 dollari al giorno) con lo spettro che incombe sul Paese di oltre un milione di bambini .

La decisione di Biden è a dir poco discutibile sul piano del diritto internazionale ma con certezza disumana al di là di qualsiasi legalità possa eventualmente consentirla. Il disastroso ritiro statunitense da Kabul ha lasciato i civili alla mercè del regime dei Talebani, tornati al potere dopo l’inutile guerra di Washington che ha causato oltre duecentomila vittime, in buona parte civili. Un afgano che vuole prelevare contanti deve registrare il suo nome con quattro giorni di anticipo e stare in coda per ore per ritirare non più dell’equivalente di 400 dollari con cui è impossibile pagare cibo, affitto, bollette e medicine. Inoltre sono sospesi anche gli aiuti internazionali che costituivano come detto l’80% del bilancio statale durante l’occupazione Usa. Biden ha anche ordinato alla Banca mondiale, al Fondo monetario internazionale e alla Banca asiatica di sviluppo, di interrompere il flusso di aiuti umanitari all’Afghanistan.

Che c’entrano 38 milioni di afgani con gli attacchi dell’11 settembre agli Usa? E che colpa hanno tre milioni e duecentomila bambini sotto i 5 anni che sono malnutriti e adesso a rischio di morte con il congelamento dei beni? Come è possibile che la comunità internazionale permetta questo totale stravolgimento del diritto internazionale oltre che delle più elementari nozioni di umanità? Senza poi notare che tra coloro che non possono più accedere al proprio conto bancario ci sono migliaia di afgani che hanno collaborato con gli Usa durante l’occupazione, prima di essere portati fuori dal Paese proprio dagli statunitensi durante il ritiro. Uno scandalo a cui il mondo intero assiste in silenzio, complice del più grande abuso e crimine commesso da un governo occidentale contro una popolazione civile incolpevole.

da La Bottega del Barbieri