Lotta per la casa “sorvegliata speciale” a Milano
- settembre 12, 2020
- in misure cautelari, misure repressive
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Nella metopoli che ha uno dei record europei di case sfitte e dove la politica praticamente da sempre fa niente per risolvere un grave problema sociale come la fame di abitazioni a prezzi accessibili la procura chiede la misura della sorveglianza speciale per due militanti del comitato Giambellino Lorenteggio già sottoposti a misura cautelare (arresti domiciliari) e al processo per associazione per delinquere tuttora in corso.
La cosa curiosa è che i primi a sottolineare che l’attività del gruppo non era a scopo di lucro sono i pm insieme al gip che li aveva arrestati. Nella richiesta di applicazione della sorveglianza speciale si ricorda che la gestione del “racket” delle case Aler era “per un proprio interesse di natura non economica ma che piuttosto mira a conquistare consenso nel quartiere Giambellino e allargare la base contro le istituzioni in puro stile anarco-insurezzionalista”.
Quindi per ammissione della stessa magistratura si tratta di attività prettamente politica. Ma si punta sulla pericolosità sociale spiegando: “L’associazione era ben strutturata Dotata non solo di una base operativa ma anche di una precisa suddivisione dei ruoli tra coloro che erano demandati a reperire gli alloggi, coloro che provvedevano alla rimozione degli ostacoli e coloro che li ristrutturavano realizzando alloggi abusivi”.
La richiesta al Tribunale che deciderà il 15 settembre si basa sulla necessità di controllare i movimenti futuri e prevenire nei fatti la protrazione di attività illecite. “Ciò al fine di assicurare una necessaria maggiore difesa sociale nei periodi in cui gli stessi non sono sottoposti a pene detentive” scrive ancora la procura.
I pm scrivono di “assoluta refrattarietà alle leggi del vivere civile” e di ”vita ai margini delle regole sociali”.
Secondo l’avvocato Eugenio Losco “vengono colpiti perché sono attivisti politici. Non si può dire che siano pericolosi a meno che si voglia dire che chi osa opporsi allo stato delle cose anche con azioni di scarsissimo o addirittura nullo contenuto violento lo sia. Si tratta dell’ennesima operazione che cerca di colpire chi si oppone e che va molto di moda in questa fase di post lockdown per controllare e reprimere le future iniziative di opposizione”.
Frank Cimini
da giustiziami