In Italia vi sono attualmente 8 donne detenute ogni 100.000 abitanti donne (a fronte di un’incidenza di 182 per gli uomini). La presenza delle donne detenute nelle carceri italiane costituisce il 4,2% del totale. Il 31 gennaio 2023 erano in carcere 2.392 donne, tra cui 15 madri con 17 figli. Per porre all’attenzione la questione delle madri detenute con figli è stata lanciata la campagna “Madri fuori contro lo stigma”.
di Giovanni Caprio
Di carcere si parla poco in generale e di carcere al femminile si parla ancora meno. Dalla parte di Antigone. Primo Rapporto sulle donne detenute in Italia dell’Associazione Antigone Onlus, pubblicato lo scorso 8 marzo, ha cercato di accendere un faro su questo tema troppo spesso in ombra.
In Italia vi sono 8 donne detenute ogni 100.000 abitanti donne. Vi sono invece 182 uomini detenuti ogni 100.000 abitanti uomini. Vi sono inoltre 17 donne transgender detenute ogni 100.000 abitanti transgender. La presenza delle donne detenute nelle carceri italiane è ormai ferma da molti anni attorno all’attuale 4,2%. Erano 2.392 le donne presenti negli istituti penitenziari italiani al 31 gennaio 2023, di cui 15 madri con 17 figli al seguito. Negli ultimi 15 anni si è quasi dimezzato il numero degli ingressi annuali delle donne. Ciò è piuttosto in linea con quanto accaduto con gli ingressi in carcere in generale, calmierati da norme volte a evitare le cortissime permanenze. Le quattro carceri femminili presenti sul territorio italiano (a Trani, Pozzuoli, Roma e Venezia) ospitano 599 donne, pari a un quarto del totale. L’Istituto a custodia attenuata di Lauro ospita 9 madri detenute e altri tre piccoli istituti della stessa specie ospitano 5 donne in totale. Le altre 1.779 donne sono sostanzialmente distribuite nelle 44 sezioni femminili ospitate all’interno di carceri maschili. Con le sue 334 detenute (118 straniere) il carcere romano di Rebibbia femminile risulta il più grande d’Europa. La capienza regolamentare è pari a 275 posti.
Al 31 gennaio 2023 erano 17 i bambini di età inferiore a un anno che vivevano in carcere con le loro 15 madri detenute. L’andamento della presenza dei bambini in carcere ha continuato a oscillare negli ultimi trent’anni in alto (fino a superare le 80 unità) e in basso senza essere particolarmente influenzato neanche dalle modifiche normative introdotte nel tempo a tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori. È stata invece la pandemia, con la paura per le carceri che ha comportato e le conseguenti azioni intraprese, a ridurre drasticamente i numeri, passati dai 48 bambini della fine del 2019 ai 29 della fine del 2020, fino a raggiungere i 17 che oggi si trovano all’interno di istituti di pena. Segno di come, al di là delle norme, per risolvere il problema dei bambini in carcere si debba e si possa lavorare nella prassi della magistratura agendo caso per caso sulle singole situazioni.
Dei bambini oggi in carcere, il nucleo più cospicuo (8 donne con 9 bambini) si trova nell’Istituto a custodia attenuata di Lauro, seguito da 3 donne e 3 figli nell’Icam di Milano San Vittore e da una donna con 2 bambini nell’Icam della Casa di reclusione femminile di Venezia. Vi sono poi tre nuclei composti solo da una madre e un bambino all’interno dell’Icam della Casa circondariale di Torino, nella sezione nido di Rebibbia femminile e nella sezione femminile della Casa circondariale di Lecce, dove, al momento della visita di Antigone era presente una donna con una figlia di due anni, ospitata in una zona del carcere separata dalle altre donne detenute. In istituto non è presente una vera e propria sezione nido, ma solo uno spazio dove sono allocati una culla, un fasciatoio e dei giochi per bambini. Non erano organizzate attività e programmi per madri con figli, dal momento che le madri detenute solitamente sono solo in transito per periodi brevi.
Sono invece solo due in tutta Italia le case famiglia protette previste dalla legge n. 62 del 2011 per andare incontro alle difficoltà incontrate nell’accedere ad alternative al carcere da detenute madri prive di un domicilio ritenuto adeguato dalla magistratura. A Milano accoglie questo tipo di utenza (dal 2010, ancora prima dell’entrata in vigore della legge) la casa famiglia protetta dell’associazione “Ciao.… un ponte tra carcere, famiglia e territorio”, che attualmente ospita quattro madri con cinque bambini. Alcuni anni dopo, nel 2017, è nata a Roma la “Casa di Leda”, che può ospitare sei donne con otto bambini fino ai dieci anni di età.
Per porre all’attenzione generale la questione delle madri detenute con figli al seguito e anche in risposta a chi, pensando di stravolgere l’articolo 27 della Costituzione, ha sciaguratamente proposto di recente che a tutte le donne condannate con sentenza definitiva fosse tolta la potestà genitoriale, diverse associazioni operanti da anni nei penitenziari per la dignità e i diritti delle donne condannate, dei loro figli e delle loro figlie hanno promosso “Madri fuori contro lo stigma”, una campagna che culminerà in una mobilitazione il giorno della Festa della Mamma, domenica 14 maggio. I promotori della campagna chiedono ai parlamentari, alle consigliere e ai consiglieri regionali, ai garanti e alle garanti delle persone private della libertà, di recarsi in carcere nel giorno simbolico del 14 maggio per incontrare le donne detenute, offrire solidarietà, prendere impegni per sostenere il loro diritto a coltivare gli affetti, a mantenere i rapporti coi figli.
Questo il link al Rapporto completo di Antigone: https://www.rapportoantigone.it/primo-rapporto-sulle-donne-detenute-in-italia/.
Per approfondire: https://www.societadellaragione.it/campagne/carcere-campagne/affettivita/madri-fuori-dallo-stigma-e-dal-carcere-con-i-loro-bambini-e-bambine/.
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