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Massacro a Jabaliya

Fuoco sugli ospedali, migliaia in fuga da nord. L’esercito israeliano fa saltare in aria 11 palazzi: 150 tra morti e feriti. Colpito il Kamal Adwan. 17 uccisi in una scuola a Nuseirat.

di Michele Giorgio da il manifesto

Un massacro enorme, un bagno di sangue tra i peggiori subiti da Gaza da un anno a questa parte. Dal campo profughi di Jabaliya, sotto assedio da tre settimane, con le scuole e le case date alle fiamme per non far tornare gli sfollati, ieri sera giungevano notizie di nuovi orrori causati da un violento bombardamento aereo israeliano su una dozzina di case. Le vittime, tra cui bambini, sono almeno 100, ha riferito la Protezione civile palestinese, costretta a sospendere le operazioni nel nord di Gaza a seguito degli attacchi israeliani. «Si parla di oltre 100- 150 martiri e feriti e neppure noi possiamo intervenire per salvarli», ha avvertito un dirigente della Protezione civile.

Sotto il fuoco delle forze israeliane, c’erano ieri anche gli ospedali nel nord di Gaza. «Il nostro ospedale è stato preso di mira, siamo sotto tiro». Con tono concitato Hussam Abu Safiya, direttore del Kamal Adwan, denunciava ieri i colpi subiti dal suo ospedale dove sono ricoverati 150 feriti gravi, tra cui 14 bambini. «C’è un numero elevato di feriti e ne perdiamo almeno uno ogni ora a causa della mancanza di forniture mediche e di personale. Le nostre ambulanze non possono trasferire i feriti. Quelli che possono arrivare da soli cerchiamo di assisterli. Quelli che non ce la fanno muoiono per strada», ha aggiunto Abu Safiya. Fonti non ufficiali parlavano di raffiche sparate sui serbatoi dell’acqua e il reparto di terapia intensiva del Kamal Adwan. Israele non ha commentato la notizia. Non è la prima volta in queste ultime settimane, ricordano i palestinesi, che gli ospedali vengono attaccati.

Da 20 giorni è un inferno da nord fino alla periferia del capoluogo Gaza city. Il portavoce militare fa sapere che «200 palestinesi sospetti» sono stati arrestati. Decine li abbiamo visti in video, in fila, ammanettati, lasciati in mutande, tra le rovine di edifici sventrati dalle bombe, di fatto costretti a dichiarare ad alta voce «odio e rabbia» nei confronti di Hamas «unico responsabile della distruzione di Gaza», prima di essere portati via.

Questo mentre il bilancio dei palestinesi uccisi dal 7 ottobre 2023 sale veloce verso 43mila e decine di migliaia di civili fuggono dal nord verso il centro e il sud di Gaza, senza cibo e con pochissima acqua perché gli aiuti umanitari arrivano da settimane con il contagocce. Uno sfollamento pianificato, lo provano i bombardamenti incessanti e i continui ordini di evacuazione. Non è marginale, peraltro, che il premier Benyamin Netanyahu si sia rifiutato di negare che l’intenzione di Israele sia svuotare il nord di Gaza della sua popolazione per creare una zona cuscinetto disabitata controllata dall’esercito dopo la guerra e spianare la strada all’arrivo dei coloni israeliani. Tel Aviv nega tale proposito – noto come il «Piano dei Generali» – e accusa Hamas di ostacolare l’evacuazione dei civili, cosa che il movimento islamico, a sua volta, smentisce.

«Ci aspettavamo la tregua dopo un anno e invece gli israeliani hanno ricominciato a colpire Beit Lahiya, Jabaliya e tutto il nord. Siamo scappati tre giorni fa, questa è la quinta volta che sfolliamo», ha raccontato a una agenzia di stampa Tareq Abu Taqiya, un palestinese di Jabaliya. «Il nostro campo è solo pietre e polvere, (gli israeliani) bombardano e usano le ruspe per abbattere altre case. Non vogliono farci tornare più», ha aggiunto. È ciò che pensano tutti altri sfollati. Un operatore umanitario internazionale ieri ha spiegato al manifesto che gli sfollati hanno ricevuto dall’esercito israeliano l’indicazione delle strade da percorrere per lasciare il nord, «ma – ha precisato – non è vero che possono farlo in condizioni di sicurezza. Abbiamo notizie di civili che sono stati ugualmente colpiti, di donne e bambini che scappano letteralmente sotto bombe e cannonate. Come ripetiamo da tempo, a Gaza non c’è nessun luogo sicuro per i civili».

Non sono sicure neppure le scuole e gli altri rifugi che ospitano migliaia di famiglie sfollate nelle zone centrali e meridionali di Gaza, dove ieri si sono registrati 27 dei 34 palestinesi uccisi nelle ultime 24 ore. 17 sono i morti in un attacco aereo sulla scuola Shuhadaa nel campo profughi di Nuseirat. 42 i feriti. Israele giustifica i bombardamenti sulle scuole con la presunta presenza al loro interno di centri di comando di «terroristi». Volontari hanno scavato e rimosso macerie per tutto il giorno nella speranza di trovare sopravvissuti. Una donna, Umm Muhammad, nella scuola di Nuseirat al momento dell’attacco, ha raccontato ad Al Jazeera di pietre e vetri che cadevano dall’alto. «Ho abbracciato la mia bambina – ha detto – non riuscivo a vedere nulla attraverso la spessa colonna di fumo. Ho urlato per chiamare mia sorella e l’ho trovata viva al piano di sotto…c’erano bambini fatti a pezzi».

Antony Blinken ripete che gli Usa vogliono il cessate il fuoco a Gaza e ieri durante la tappa di Doha della sua missione mediorientale ha annunciato che domenica riprenderanno in Qatar le trattative per la tregua. Netanyahu ha approvato e ai colloqui ci sarà anche una delegazione israeliana guidata dal capo del Mossad. Nessuno si fa illusioni. Non si sarà però alcun cessate il fuoco a Gaza come in Libano, almeno non in tempi brevi, fino a quando Israele non dichiarerà di aver raggiunto i suoi obiettivi. E il destino di Gaza, in particolare dalla sua parte settentrionale, sarà l’occupazione militare perché Israele non ha trovato – e non troverà – palestinesi o arabi compiacenti disposti ad amministrare la Striscia escludendo totalmente Hamas che resta influente e presente nell’enclave.

In Libano ieri mattina, un attacco israeliano ha ucciso tre soldati che cercavano di evacuare feriti dal villaggio di Yater. Bombardamenti aerei nel Libano del sud hanno ucciso 19 libanesi in poche ore mentre quattro riservisti israeliani sono morti in un attacco di Hezbollah che ha anche lanciato 120 razzi verso Nahariya l’Alta Galilea (alcuni feriti leggeri). In Libano i bombardamenti hanno ucciso circa 2500 persone, in prevalenza civili. Hezbollah ha ucciso 56 soldati e 29 civili israeliani.

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