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Migranti: Questure fuori legge. Un report

Servizi Inclusione della Diaconia Valdese ha recentemente pubblicato un monitoraggio per analizzare le problematiche affrontate dagli stranieri nel rapporto con le Questure. Il lavoro, nato nell’ambito delle azioni di advocacy per i diritti dei richiedenti asilo lanciate dal Forum per cambiare l’ordine delle cose, estende l’indagine del primo report sulle prassi illegittime a partire da dicembre 2018, dove si denunciavano le difficoltà affrontate dai richiedenti asilo nell’accesso ai servizi essenziali come l’iscrizione anagrafica, l’assistenza sanitaria e i servizi bancari. Ora, con l’inizio della pandemia da Covid 19, sono emerse nuove criticità che gli stranieri- e in particolare i richiedenti asilo e i titolari di Protezione Internazionale- devono affrontare, tra cui il rapporto con le Questure che curano la ricezione delle domande di Protezione Internazionale e l’emissione dei permessi di soggiorno. Riferito al primo semestre 2021, questo secondo report analizza le Questure di Torino, Milano, Bologna, Parma, Perugia, Imperia, Roma e Napoli e si focalizza su tre ambiti: il riconoscimento della Protezione Speciale così come modificata dal D.L. 130/2020, le difficoltà relative alla presentazione delle domande di Protezione Internazionale, le prassi in materia di emissione/rinnovo dei permessi di soggiorno. Ne emerge un quadro deprimente che denota ancora una volta la diffusa disattenzione verso il rispetto delle regole e soprattutto delle persone.

Ritardi nell’attivazione delle misure d’accoglienza

In due delle Questure prese in esame è stata riscontrata la prassi per la quale la persona che intende avvalersi di misure di accoglienza non viene inserita in un progetto all’atto del deposito della domanda di Protezione (così come previsto dalla normativa), ma piuttosto in seguito, dopo la compilazione del modello C3, necessario per il riconoscimento dello status di rifugiato. Questo comporta un enorme disagio, del tutto immotivato, dato che i tempi di attesa tra una fase e l’altra possono essere molto lunghi e le persone che non dispongono di alloggio sono costrette a dormire all’addiaccio o in ricoveri di fortuna. Inoltre sono segnalati episodi in cui si richiedono documenti di per sé non necessari e del tutto incongruenti per la formalizzazione della domanda di asilo. In una delle Questure prese in esame, il report riporta l’uso di richiedere, ai nuclei familiari in procinto di formalizzare la domanda di Protezione, i certificati di nascita dei figli minori tradotti e legalizzati dall’Ambasciata del paese di origine – azione evidentemente impossibile per un richiedente asilo ed in contrasto con lo stesso proposito di richiedere la Protezione – pena l’impossibilità di completare la formalizzazione della domanda. Ignoranza? Superficialità? Sembra assurdo anche solo pensare che un rifugiato per poter vedere riconosciuto il diritto di protezione deve ricevere un documento legalizzato dall’ambasciata del paese da cui sta fuggendo!

Emissione/Rinnovo permessi di soggiorno

Ma i paradossi non sono finiti: assenza di mediatori linguistici in grado di tradurre nelle fasi di compilazione dei moduli (previsti per legge) oppure, disposizioni che prevedono, per poter avviare la procedura, la richiesta di appuntamento, da parte del richiedente asilo, solo ed esclusivamente per via di posta elettronica certificata! Questure che fanno decorrere la validità del permesso di soggiorno dal momento di presentazione della domanda e non da quando è stata accolta, producendo così, dati i lunghi tempi di attesa per l’evasione della pratica, un permesso di soggiorno con una validità residua di qualche mese. Va da sé che tale prassi innesta un inevitabile circolo vizioso di continue procedure di rinnovo, che a loro volta alimentano i lunghi tempi di attesa. L’elenco delle irregolarità non ha fine dato che piccole e grandi difformità si registrano un po’ ovunque. L’intervento degli operatori permette spesso di superare una richiesta illegittima, ci sono però molti stranieri che, fuori dei circuiti di accoglienza, si vedono negare richieste legittime sulla base di requisiti illegittimi.

A tutto questo si aggiunge la problematica più generale e molto diffusa riguardante la difficoltà, da parte degli operatori, di entrare in contatto con le Questure di riferimento: le richieste di informazione (e in alcuni casi, quelle di appuntamento e accesso agli atti) non hanno risposta, devono essere reiterate oppure ricevono un riscontro solo dopo un considerevole lasso di tempo.

da Tra le righeIl blog di Roberta Ferruti

Qui il report completo:

https://www.diaconiavaldese.org/csd/documenti/documenti%20news/2021/MONITORAGGIO_prassi%20Questure.pdf?fbclid=IwAR2WOzDo2a18_ee8Nn2Mm938r6MnP3FWPnI2xKDedNOeEkDRrtnvUMyIFCU