Ben 520 lavoratori e sindacalisti sono imputati al tribunale di Modena per reati legati alle vertenze di varie fabbriche nel periodo 2017-2022, oltre a circa 150 imputati per reati politici e sociali (manifestazioni, volantinaggi, occupazioni dimostrative, ecc), e ai 13 procedimenti a carico di giornalisti che hanno raccontato quelle vicende o semplici cittadini che hanno scritto commenti critici sui social.

La provincia emiliana detiene il triste primato in Italia rispetto alla popolazione.

Il motivo? Secondo il Si Cobas – che ha portato avanti gran parte delle lotte per la dignità del lavoro – «sta nell’intreccio fra potere economico, politico e giudiziario che domina la città». «Solo a Modena, insieme a Piacenza, sono stati creati i teoremi contro le nostre lotte contro chi sfrutta i lavoratori pagandoli poche euro grazie a false cooperative, a partire dal caso di Aldo Milani fino a quella lunghissima di Italpizza, e ogni volta che lanciamo un picchetto veniamo subito repressi», denuncia Tiziano Loreti. «La premeditazione nei nostri confronti da parte delle forze dell’ordine e della magistratura – continua Marcello Pini è dimostrata da quanto avvenuto fuori da una ceramica della bassa modenese, quando un “caporale” mise una pistola alla tempia di un nostro iscritto e, alle nostre protesta, la polizia ha preso solo i nostri documenti».

Per questo il Si Cobas ha organizzato sabato 25 un convegno a Modena – Sala Marie Curie alla Biblioteca Villaggio giardino, via Marie Curie 22/A – dal titolo «L’anomalia giudiziaria modenese».

Per la deputata del M5s Stefania Ascari – che ha indetto la conferenza stampa di presentazione ieri alla Camera e in questi anni ha presentato molte interrogazioni su molti casi sollevati dal Si Cobas – «ci sono troppe denunce contro chi ha scioperato, ha distribuito volantini o partecipato a una manifestazione e stride con l’immobilismo” nei confronti di altri reati gravissimi, come il caporalato o l’abuso del contratto Multiservizi».

La lotta contro le false cooperative a Modena ha avuto però appoggi importanti, primo fra i quali l’ex presidente della Regione e storico cooperatore Lanfranco Turci. Secondo le avvocate Marina Prosperi e Tatiana Boni però non è «possibile una mediazione istituzionale: buona parte della magistratura ha denunciato la criminalizzazione della solidarietà, il nostro convegno vuole creare una risposta dal basso che può portare a una reazione a catena e cambiare una situazione insostenibile».