Modena: Quando la magistratura sostituisce la politica
- gennaio 21, 2014
- in centri sociali, emergenza, lotte sociali, misure repressive, no tav
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In attesa delle prime risposte alla richiesta di annullamento delle restrizioni ai 6 tra studenti compagni del Guernica pubblichiamo questo nuovo articolo interessante per capire le dinamiche modenesi di repressione che poi vediamo quotidianamente nel resto del paese.
Nella fase attuale le istituzioni in Italia tendono a contrastare chi dissente dando carta bianca alla magistratura, nel tentativo di soffocare le espressioni reali di dissenso che si stanno propagando sempre più diffusamente in tutto il paese.
Intendiamo argomentare questa affermazione partendo dalle vicende che hanno coinvolto 6 antagonisti modenesi, studenti e militanti del Guernica, cercando di mettere a fuoco le motivazioni che hanno prodotto misure restrittive nei confronti degli accusati. Negli atti si legge che gli inquisiti si distinguono per una “elevata pericolosità sociale”, riconducibile al fatto che la loro presenza è stata rilevata in tutti i principali momenti di lotta che hanno attraversato la provincia di Modena negli ultimi anni.
Di fatto, la durezza delle misure cautelari assegnate, prescinde dalle azioni compiute il 6 dicembre 2012 davanti a Confindustria, ma è calibrata sull’intensità della militanza politica. Tutto ciò rappresenta una gravissima manovra: quanti si sollevano, per opporsi a scelte politiche che penalizzano la qualità delle proprie vite, vengono identificati più che arbitrariamente come soggetti pericolosi e si sceglie di attaccarli per distogliere l’attenzione da tutte le contraddizioni che la governance non vuole risolvere. E’ inutile, tuttavia, tentare di nascondere sfratti in aumento, politiche giovanili fallimentari, sfruttamento nel mondo del lavoro e molto altro semplicemente evitando di parlarne, o peggio, cercando di scaricarne le responsabilità su chi ha il coraggio di portare allo scoperto tali contraddizioni, di dire basta, di ribellarsi o di dare solidarietà militante.
A supportare quanto affermiamo c’è il silenzio assoluto in cui è caduta la politica modenese su questo avvenimento: nessuno ha voluto aprire bocca in merito all’accaduto. Tuttavia, è pure a causa di scelte scellerate rispetto all’abuso indiscriminato di territorio e a causa dell’immobilismo sul decadimento economico dell’intera provincia che a Modena ci sono così tanti problemi. Per stomaci forti, interessati a formarsi un’idea sulla qualità della politica nella nostra provincia, basta seguire il dibattito sulle candidature alle primarie locali del PD per le prossime elezioni a sindaco, per comprendere come manchi la volontà di affrontare le contraddizioni che investono il nostro territorio, come non ci siano idee per il futuro della città, come tutto venga ridotto a un mero scontro tra poteri.
Parliamo di uso politico della magistratura non perché vogliamo indulgere in vittimismo strumentale, tipico dei politicanti di mestiere. Il fatto è che questo fenomeno si avverte in tutta Italia, a partire dalla Val di Susa, dove si viene tacciati di terrorismo secondo impianti accusatori ridicoli, dove viene negato al movimento No Tav il diritto alla difesa e dove si ricorre addirittura al reato di stalking pur di colpire i No Tav.
La Val di Susa è senza dubbio il contesto più eclatante in cui la politica ha delegato alla magistratura (vedi Caselli, Rinaudo e Padalino).
A Modena il procuratore si chiama Musti, ma l’approccio è analogo.
In Italia sono 17.000 le persone che andranno a processo per reati legati a lotte sociali. La risposta che lo Stato dà al malcontento crescente si chiama repressione, con magistrati organici alle difesa di privilegi, sempre maggiori e solo per pochi (altro che toghe rosse…). D’altra parte, non ci pare che si dedichi la stessa attenzione nei confronti di fenomeni quali corruzione, influenza crescente dei capitali mafiosi nell’economia del Paese, grande evasione fiscale e così via…
Chi è al potere prova a giocarsi la carta della repressione proprio perché si rende conto che ormai molt* rifiutano di rassegnarsi a un presente fatto di ingiustizia sociale, prevaricazione e perdita della propria dignità; dispost* a mettersi in gioco per opporvisi con determinazione, anche a costo di un prezzo alto da pagare, consapevol* che l’unica scelta efficace per riprendersi in mano il proprio futuro sia quella della lotta senza soluzione di continuità.
Provare a fermarci è inutile!
da saoguernica