Nel Paese serpeggia la multa selvaggia per «Spostamento non consentito».
C’è chi è stato sanzionato perché prendeva il sole davanti all’uscio di casa (Marche), chi ha collezionato ammende perché insiste a uscire con il kajak in laguna (Venezia), coppie che si sono viste arrivare 400 euro di ammenda perché passeggiavano per strade di campagna (nel veronese), o chi perché solo soletto pescava (in Campania). Mancano notizie di quelli che vanno in montagna, ma solo perché per vedere quelli lì serve un elicottero o un drone.
Si sa che il virus non viaggia da solo nell’aria, ma si trasmette da persona a persona con starnuti e colpi di tosse che emettono miliardi di goccioline che possono arrivare, secondo uno studio recente, fino a 7/8 metri di distanza. Per queste ragioni è molto più facile contagiarsi in un ambiente chiuso tipo casa, lavoro o ospedale che all’aperto, a meno che uno non giri per strada sputacchiando addosso alla gente. Per le stesse ragioni il famigerato metro di distanza non è sufficiente, ma ne servirebbero almeno due se si parla con qualcuno che non tossisce e otto se si incontra un incontinente dello starnuto.
È qui che entrano in campo le mascherine: quelle chirurgiche, che un mio amico medico chiama «altruiste», impediscono al virus di uscire, ma non di entrare, mentre le Fpp3 sono «per gli egoisti» in quanto svolgono la funzione esattamente contraria, cioè puoi trasmettere il virus se ce l’hai, ma non pigliarlo.
Torniamo ai nostri multati.
Leggo un sottile accanimento nonché desiderio di repressione nel voler sanzionare qualcuno che, in perfetta solitudine, dà aria ai polmoni. Se il soggetto non ha disatteso l’obbligo di quarantena e non si sta appiccicando con estranei, a chi fa del male?
Immagino si voglia dare un esempio punendo chi ha osato uscire di casa per fare una cosa che lo diverte o gli fa bene, perché se fosse in fila per la spesa o su un autobus che lo porta al lavoro nessuno gli direbbe nulla, anzi.
Dicono gli studiosi di evoluzione della specie che siamo stati programmati per correre. Pare che per il momento siamo buoni solo per lavorare (chi un lavoro ce l’ha) e fare le compere. E ci chiamavano Homo sapiens sapiens.
il manifesto