Napoli: cariche di polizia al presidio per la Palestina sotto la sede della Rai
- febbraio 13, 2024
- in lotte sociali
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Cariche della polizia davanti alla sede Rai di Napoli mentre era in corso una manifestazione pro Palestina: diversi attivisti feriti.
Momenti di forte tensione davanti la sede Rai di Napoli, in viale Marconi a Fuorigrotta, dove oggi, 13 febbraio, si sta svolgendo un presidio pro Palestina. C’è stata una carica della polizia, con alcuni, almeno 5, manifestanti feriti. Sul posto presenti anche giornalisti di Fanpage.it per seguire la manifestazione. Fra i cinque feriti una donna è stata colpita e sanguina vistosamente. Manganelli anche per un fotografo: sul posto anche il 118.
Il presidio è iniziato questa mattina attorno alle 11.30, davanti agli uffici Rai di viale Guglielmo Marconi. Presenti diversi attivisti e semplici cittadini per dire “basta al genocidio“.
Un presidio nato come risposta alle polemiche scatenatesi dopo il travagliato post Sanremo ed in particolare dopo un comunicato letto su Rai 1 da Mara Venier a nome dell’azienda televisiva nazionale in seguito ad una risposta che il cantante Ghali aveva dato ad un polemico tweet dell’ambasciatore di Israele in Italia.
Sette manifestanti feriti (crani, palpebre e zigomi rotti ricuciti con i punti) e il presidio disperso a manganellate: ieri mattina Rete Napoli per la Palestina, Centro Handala-Ali, Potere al popolo, SiCobas, Laboratorio politico Iskra, Ex Opg Je so’ pazzo, l’ex sindaco Luigi de Magistris e altre sigle si sono dati appuntamento ai cancelli Rai di via Marconi per «denunciare la negazione del genocidio, la censura e la narrazione filo israeliana, evidenziata dal comunicato dell’ad Roberto Sergio letto in diretta domenica scorsa da Mara Venier». Comunicato stilato in risposta alle parole di Ghali «stop al genocidio» al Festival di Sanremo. La rete voleva un’interlocuzione con la dirigenza, esporre le loro ragioni durante il TgR. Quando si sono avvicinati con lo striscione è partita la carica, veemente
Prima della manifestazione, alle persone considerate come “portavoce” della protesta era stato notificato a mano dalla Digos un avviso del questore di Napoli Maurizio Agricola che prescriveva ai manifestanti di «non creare intralcio alle attività Rai», di «non esporre vessilli, striscioni, bandiere discriminatorie o a carattere razziale o religioso» e infine di «non pronunciare slogan inneggianti all’odio razziale».
Le intenzioni della forza pubblica erano apparse chiare fin da subito. Eduardo Sorge, sindacalista SiCobas e attivista del Movimento 7 Novembre, era sullo scooter in direzione Rai. La Digos l’ha bloccato molto prima che arrivasse a destinazione per consegnarli un atto: «Considerata la forte mobilitazione a livello mondiale scaturita dal conflitto in corso tra lo stato di Israele e il territorio palestinese della striscia di Gaza che, in varie occasioni, ha avuto ripercussioni negative sull’ordine e la sicurezza pubblica. Prescrive a Eduardo Sorge, in qualità di promotore della manifestazione, che non siano esposti vessilli, striscioni, bandiere o cartelli discriminatori e/o comunque dal contenuto offensivo, di carattere razziale o religioso. Che non siano pronunciati interventi o slogan inneggianti all’odio razziale o che comunque possano ingenerare condotte pregiudizievoli per l’ordine e la sicurezza pubblica».
La conclusione: «Qualora l’iniziativa dovesse essere in contrasto con le prescrizioni, si concretizzerebbero da parte di Sorge comportamenti penalmente rilevanti». In sostanza, a fronte di indicazioni suscettibili di differenti interpretazioni, si isola una sola persona e la si rende imputabile sul piano penale. Sarebbe poi interessante sapere se le prescrizioni siano state imposte anche alle iniziative di destra. «Sono anni che partecipo a manifestazioni – racconta Sorge – e una cosa del genere non mi era mai capitata. Abbiamo avuto prescrizioni rispetto alla data di una manifestazione, al percorso da tenere, ma mai rispetto a cosa scrivere sui cartelli o cosa denunciare e mai per un presidio statico. È evidente il tentativo di mettere il bavaglio al dissenso e di farlo facendo tintinnare la minaccia penale, lasciando parlare solo i manganelli». Dalla questura trapela che si stanno visionando le immagini e quindi i provvedimenti potrebbero fioccare.
Le reazioni politiche agli scontri
«Le immagini che giungono da Napoli sono sconcertanti. Dalle prime ricostruzioni la risposta delle forze dell’ordine ai manifestanti appare del tutto sproporzionata. La misura è colma. C’è un clima irrespirabile di regime. Chiediamo al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi di assumersi la responsabilità di quanto è venuto a Napoli e di chiarire cosa abbia reso necessario una simile reazione». Così gli esponenti del Movimento 5 Stelle in commissione di vigilanza Rai.
Mimì Ercolano, sindacalista Si Cobas: «Ho mal di testa e una prognosi di 5 giorni. Siamo stati vittime di una reazione violenta, spropositata e inattesa, colpiti per aver tentato di affiggere uno striscione». Matteo Giardiello (Pap): «La Rai è la scorta mediatica di Israele». E la Rete pro Palestina: «Pretendiamo una televisione pubblica che non minacci la libertà di parola e non neghi il genocidio: oltre 100mila tra uccisi e feriti gravi, il 70% donne e bambini, come ha evidenziato la Corte Internazionale di Giustizia».
Pd, 5S e Avs ieri hanno chiesto un’informativa urgente al ministro Piantedosi mentre si moltiplicano le manifestazioni di protesta nei confronti della Rai: ieri a Trento e Firenze, giovedì prossimo a Bologna, sabato a Roma. Così la presidente Rai, Marinella Soldi, ieri ha fatto trapelare il suo «fortissimo disappunto» per la diffusione del comunicato dell’ad Sergio, «un’iniziativa non condivisa, frutto di mancanza di riflessione e di cautela». Ma subito è arrivata la censura di Gasparri: «Soldi ha torto e Sergio ha fatto bene». E Salvini: «Solidarietà umana e culturale a Sergio». FdI accusa «i violenti».
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