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Napoli: Condannati due funzionari di Polizia, per le violenze alla caserma Raniero nel marzo 2001

Alla Caserma Raniero, il 17 marzo 2001, si verificò un vero e proprio sequestro di persona aggravato: condannati a 2 anni e 8 mesi due funzionari di polizia di turno quel giorno, Fabio Ciccimarra e Carlo Solimene, più sei loro sottoposti, tutti con pene sopra i 2 anni, al termine di sei ore di camera di consiglio. Al Tribunale di Napoli s’è concluso così, ieri pomeriggio, a quasi nove anni dai fatti, il processo di primo grado sulle violenze avvenute il 17 marzo 2001. Quel giorno, al termine della mattanza preordinata di polizia contro un corteo che contestava il global forum, si svolse una caccia all’uomo, alcuni feriti vennero prelevati dagli ospedali e condotti in questa caserma divenuta luogo simbolo dell’arbitrio. Le violenze di piazza, cui seguirono abusi e torture in caserma, furono le prove generali dei giorni e delle notti “cilene” di Genova. Fabio Ciccimarra sarà imputato anche nel processo Diaz, assolto in primo grado, per la vicenda delle finte molotov. Al Viminale “regnava” già De Gennaro e il suo ministro era l’ulivista Enzo Bianco. Assolti gli altri agenti di polizia imputati a vario titolo nel lunghissimo procedimento.Il vicequestore Solimene e il commissario Ciccimarra, della squadra mobile, la sera del 26 aprile vennero arrestati dai loro colleghi – con altri sei poliziotti – con l’accusa di sequestro di persona, perquisizione abusiva, lesioni personali, violenza privata, abuso di ufficio ai danni di 87 persone prelevate dagli ospedali e trattate a calci pugni e schifezze varie (messe con la faccia al muro, in ginocchio o in altre pose umilianti). Degli otto accusati, sei sono ispettori e sovrintendenti di polizia, due funzionari. I loro colleghi si rivoltarono contro le misure restrittive ed inscenano grossolane proteste davanti alcune questure ispirati da diverse sigle sindacali. Rapidamente gli otto furono arrestati, scarcerati dal Riesame, promossi e subito riammessi in servizio da De Gennaro. Un primo conto era stato già pagato dal Viminale con la nomina a questore di tre funzionari che nel giorno degli scontri con i No Global erano in piazza. Il Questore dell’epoca, Nicola Izzo, oggi è uno dei principali collaboratori del capo della polizia Manganelli: «dall’alto dirigeva le operazioni in Piazza Municipio in elicottero, quando quella piazza divenne una tonnara dove migliaia di persone vennero manganellate mentre la piazza veniva chiusa da tutti i lati», ricordano in un comunicato i centri sociali napoletani.«Non è stata prevista alcuna provvisionale ma saranno risarciti i ragazi sequestrati quel giorno – spiega a Liberazione l’avvocata Liana Nesta – perà è stata negata giustizia per le altre parti civili, i ragazzi minacciati o pestati.Come la ragazza che subì una tentata violenza sessuale o il militante cobas, cieco da un occhio, che fu pestato in piazza prima e alla Raniero poi sull’occhio buono». Anche Nesta era in piazza quel 17 marzo, come manifestante, poi scappò all’ospadale Pellegrini a cercare che non venissero sequestrati i feriti. «Subito dopo nacque il Legal team – ricorda – e fu chiaro che era la prova generale di Genova». Tutti i condannati sono coperti dall’indulto ma l’interdizione dai pubblici uffici varrà per l’intera durata della pena inflitta. Trenta imputati, più di 65 udienze, le indagini preliminari vennero chiuse alla fine del 2003 e, all’inizio dell’anno successivo partì questo processo. «Molti dei reati sono stati depennati per intevenuta prescrizione (violenze falsi e abusi), ma la cosa fondamentale è che sia stato ricnosciuto l’impianto accusatorio per il sequestro di persona», dice ancora Nesta pochi istanti dopo la lettura del dispositivo. Fra 90 giorni le motivazioni. Per ora può essere utile suggerire la rilettura dell’articolo 13 della Costituzione, quello che proibisce “ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizione di libertà”.
Checchino Antonini