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Negata la libertà anticipata per una sigaretta non spenta

È accaduto al marocchino Gannouch Mhammed, detenuto nel carcere di Rovigo. Per l’avvocata Simona Giannetti che lo difende «dire che il percorso rieducativo del trattamento penitenziario possa essere ridotto ad una condotta di mera adesione a un ordine, è del tutto avvilente»

Il magistrato respinge l’istanza per la liberazione anticipata, perché il detenuto straniero non ha spento subito la sigaretta alla richiesta di un agente penitenziario, nonostante avesse intrapreso un percorso di riabilitazione attraverso il Sert, una prova di adesione a un trattamento penitenziario in funzione risocializzante. A darne notizia è il suo avvocato difensore, la radicale Simona Giannetti del foro di Milano. Il detenuto si chiama Gannouch Mhammed marocchino, vive in Italia da anni con la seconda moglie, anche lei del Marocco e la figlia di pochi anni.

È in carcere a Rovigo per scontare una pena di un anno di reclusione, per avere tra il gennaio e l’ottobre 2017 offeso e minacciato la moglie. La vicenda processuale nasce ad ottobre del 2017 quando era stato denunciato dalla moglie e poi arrestato in flagranza perché, secondo le sue dichiarazioni raccolte senza un interprete dai poliziotti del Commissariato intervenuti, lui aveva tentato di ucciderla con un coltello. Quindi, sottoposto ad interrogatorio di garanzia ammetteva di aver in certe occasioni offeso e aggredito verbalmente la moglie, anche perché, spiegò, era un periodo che usava cocaina – circostanza provata poi dalla difesa con la certificazione del Sert di San Vittore dove è stato detenuto – e ci litigava, soprattutto per ragioni legate alla notevole differenza di età. Il Gip comunque ne dispose la custodia cautelare in carcere, ritenendo che sussistessero i gravi indizi, soprattutto in ragione della gravità della contestazione del reato di tentato omicidio che nel frattempo il Pm aveva formalizzato, ma che Ghannouch aveva sempre negato di aver commesso.

È nel corso delle indagini, quando Ghannouch si trova in carcerazione preventiva a San Vittore, che intervengono le nuove dichiarazioni della moglie sollecitate al Pm dalla difesa anche a seguito dell’interrogatorio dell’indagato. In ragione di queste nuove dichiarazioni il Pm si persuade che per il tentato omicidio non vi fossero indizi così gravi, al punto da accogliere l’istanza di scarcerazione che nel frattempo aveva formalizzato la difesa. Cosi, nell’aprile 2018 il Gip scarcera Ghannouh applicandogli la misura dell’obbligo di allontanamento dalla casa familiare con il divieto di avvicinamento a moglie e figlia minorenne. Il 24 settembre scorso è rientrato in carcere a causa dalla violazione di quel divieto: Ghannouch lo violò perché aveva necessità di vedere la figlia. Nelle more della carcerazione preventiva si è svolto il processo con rito abbreviato condizionato senza che la moglie si costituisse parte civile. Al termine del giudizio, il Gup Aurelio Barazzetta, che è anche l’attuale Presidente dell’Ufficio Gip di Milano, lo ha assolto per il reato di tentato omicidio, non ritenendo i fatti in alcun modo provati e lo ha condannato, per il solo capo d’imputazione delle minacce e aggressioni verbali, alla pena finale di un anno di reclusione. Durante il processo Ghannouch era detenuto a San Vittore e la moglie comunque gli scriveva. Poi è stato trasferito a Rovigo secondo quella regola non scritta che se un detenuto non fa colloqui coi parenti, può essere mandato più lontano dal luogo di origine.

LA SIGARETTA NON SPENTA SUBITO

In vista della fine della pena, maturato il semestre per chiedere la liberazione anticipata, l’avvocata Giannetti ha chiesto al magistrato di Sorveglianza di Padova – competente territorialmente per il carcere di Rovigo – di concedere lo sconto della pena. Nell’istanza era segnalato che si trattava di una richiesta definita “liberatoria” dal momento che, in caso di accoglimento, il termine del 19 marzo sarebbe stato anticipato al 25 gennaio: data ovviamente già decorsa e per questo liberatoria. Peraltro l’istanza era relativa al periodo trascorso in carcere a San Vittore nella prima fase della custodia cautelare dal 1.10.2017 al 31.3.2018. Si tratta del periodo in cui Ghannouch era sottoposto alla misura anche per la più grave contestazione del tentato omicidio, per cui poi fu assolto. Non solo, in quel periodo Ghannouch aveva aderito al programma di riabilitazione con il Sert per la disintossicazione dalla cocaina, che si era rivelata uno dei motivi per cui aveva tenuto le condotte che lo avevano portato alla denuncia. Adesione che ben fu considerata dal Gip anche nella determinazione della pena sul profilo della personalità dell’imputato: adesione che riguardava il suo percorso di rieducazione e risocializzazione in carcere.

Tornando all’istanza di liberazione anticipata, l’avvocata radicale denuncia che il Magistrato di Sorveglianza di Padova ha rigettato la richiesta perché «è emerso – così si legge nel rigetto – che nel corso del semestre il ristretto è incorso in un rilievo disciplinare in data 11.3.2017 poiché dopo essere stato invitato da un agente di polizia penitenziaria a spegnere la sigaretta egli continuava a fumare, fatto di cui il detenuto successivamente si scusava». Non solo il Magistrato aggiunge che «l’episodio pare indicativo di una scarsa aderenza al percorso trattamentale». A questo proposito l’avvocata Simona Giannetti osserva: «Dire che il percorso rieducativo del trattamento penitenziario possa essere ridotto ad una condotta di mera adesione ad un ordine, che riguardi un comportamento umano istantaneo e certamente da contestualizzare, pare del tutto avvilente proprio con riguardo al significato del concetto di trattamento penitenziario, laddove lo stesso consista invece in una serie di partecipazioni e adesioni che provino la scelta di vita risocializzante, come ad esempio nel caso di Ghannouch l’aver seguito il percorso del sert di disintossicazione. Aggiungo che, in termini di senso di umanità nell’esecuzione della pena, sarebbe interessante capire se siano noti, al di là di chi in carcere ci entra per visitarne gli spazi e le persone, il valore di una sigaretta». Il carcere milanese, come scrive il magistrato di Sorveglianza, avrebbe fatto il richiamo: questo sarebbe bastato al magistrato padovano per rigettare la richiesta del beneficio. Si tratta dell’istituto dell’art 54 ordinamento penitenziario che permette lo sconto di pena di 45 giorni per ogni semestre a chi “abbia dato prova di partecipazione all’opera di rieducazione”: l’obiettivo è quello di favorire il reinserimento del condannato, cioè il processo di risocializzazione.

«Oltre il danno la beffa, verrebbe da dire», osserva l’avvocata Giannetti.

Ad onor del vero, nelle more dell’istanza, il magistrato di Sorveglianza, in attesa di terminare l’istruttoria per decidere se concedere o meno la liberazione anticipata, aveva deciso di applicare a Ghannouch la misura alternativa dell’espulsione, prevista dall’art. 16 dlGS 286/ 98, il quale prevede che, per il detenuto che abbia una pena inferiore ai 2 anni da scontare, il magistrato di Sorveglianza possa sostituirla con l’espulsione. Nel caso di Ghannouch il provvedimento è destinato a un detenuto che è stato condannato a un anno di carcere, per lo più eseguito in misura cautelare per un fatto per cui è stato assolto, e quando ha ricevuto il decreto – era febbraio – aveva un fine pena di un mese oltre ad essere attesa della liberazione anticipata.

Del resto anche le misure alternative, per una pena così bassa, come osserva il suo difensore, erano pressoché inaccessibili. «La moglie non poteva accettarlo in detenzione domiciliare per ovvi motivi – sottolinea l’avvocata – e, in assenza di altri parenti, ogni istanza diversa presentata al Tribunale di Sorveglianza sarebbe stata decisa in un tempo certamente superiore ai 3 mesi, che sono il periodo compreso tra il passaggio in giudicato della sentenza e il fine pena. Però bisogna dire – osserva Simona Giannetti – che anche questa delle misure alternative, di fatto accessibili maggiormente a chi ha pene pressoché elevate, sia un’altra storia ancora».

Damiano Aliprandi

da il dubbio