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NoTav: Il procuratore generale Maddalena chiede 9 anni e mezzo di carcere per il compressore bruciato

9 anni e mezzo, questa è la pena che il procuratore generale Maddalena ha chiesto oggi al Tribunale d’Appello per Chiara, Claudio, Nicolò e Mattia.

Una requisitoria astiosa, sprezzante di tutte le precedenti sentenze ed arrogante, nel voler a tutti i costi far passare una lettura dei fatti che non corrisponde al vero.

Per Maddalena è terrorismo, come per i precedenti pm oggi lasciati alla cattedra perché già usciti con le ossa rotte dai precedenti gradi di giudizio.

E’ terrorismo e chi non lo capisce, secondo lui, è superficiale e non “sa”: non conosce il terrorismo, le Br e i colpi di rivoltella.

Chi non decide di chiudere in galera per 10 anni i No Tav, insomma, sottovaluta le loro personalità criminali e non li prende sul serio.

La campagna mediatica di questo secondo grado di giudizio è iniziata mesi fa, con una procura impegnata sui principali quotidiani locali ad auto-promuoversi paladina della battaglia contro il Movimento No Tav, anche se formalmente presentata come la”difesa della democrazia e dello Stato”.

Molte le citazioni aberranti quest’oggi, viene scomodato pure Renzi per dare una nota di attualità a questa pagliacciata che pare ambientata 40 anni fa (non entriamo nei dettagli tanto la solfa è sempre la stessa, quella recitata da Padalino e Rinaudo in primo grado).

Un Maddalena ostaggio dei suoi fantasmi, gli stessi di Caselli e dei suoi tirapiedi, che vuole l’opera finita anche a costo di continuare ad usare l’esercito e spendere inutilmente troppi soldi che in questo paese servirebbero a ben altro.

E’ la sua battaglia, anzi la loro, e stanno dimostrando di volerla portare a termine nonostante oramai abbiano assunto dei caratteri grotteschi e non siano più credibili, probabilmente neanche in quel loro mondo in cui pensano di rappresentare l’eccellenza.

Ciò che resta, mentre attendiamo la sentenza, è capire alla fine di questa storia chi pagherà il prezzo per la lunga e pesante detenzione che i nostri giovani hanno subito (1 anno di carcere di massima sicurezza), senza dimenticare che sono ancora sottoposti a misure cautelari.

In seguito, quando questa truffa del Tav sarà finalmente fermata, bisognerà capire chi risarcirà il popolo italiano di tutti i soldi spesi inutilmente per quel cantiere, per la polizia a guardia delle reti, per tutta la violenza subita e per quel nostro pezzo di splendida montagna distrutto per sempre.

Di sicuro Maddalena come Caselli (e a ruota tutti gli altri) si godranno le loro pensioni d’oro e non saranno chiamati a rispendere di alcunchè, nonostante tutto…

Venerdì parleranno le difese, lunedì prossimo ci sarà lo spazio per eventuali repliche.

da notav.info