Omicidio Ferrulli: per i poliziotti le manganellate inferte sono semplici "bottarelle"
- novembre 08, 2013
- in malapolizia, violenze e soprusi
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«Hai visto che cazzotto in bocca?», dice una teste ma un poliziotto giura: «Nessuno picchiò Ferrulli. Solo bottarelle per ammanettarlo»
Nell’aula del tribunale di Milano dove si sta celebrando il processo a quattro agenti per l’omicidio preterintenzionale il video è stato proiettato ancora e, finalmente, sono risuonate le parole tradotte delle persone che videro tutto. Anche gli agenti hanno visto e fatto tutto. Ma stanno raccontando un altro film che non coincide con le immagini girate con un telefonino da una donna romanes, una rom abruzzese. Per Domenica Ferrulli e sua madre è un’altra giornata di lacrime a rivivere gli ultimi istanti di vita del padre e del marito, a sostenere lo sguardo di chi ritiene di aver fatto il proprio dovere.
Nel video, una voce maschile fuoricampo e lontana grida aiuto almeno due volte, è Michele, in mezzo altre voci incomprensibili, e ancora «Basta, la testa, basta!». Santino Spinelli traduce con dovizia di dettagli le voci in romanes. E’ la sua lingua madre, inoltre Spinelli è docente di Lingua e Cultura Romanì-Lingue e processi interculturali all’Università degli studi di Chieti. A Milano compare in veste di consulente linguistico nominato da Fabio Anselmo, legale della famiglia Ferrulli e anche di Lucia Uva, di Ilaria Cucchi, degli Aldrovandi.
Il consulente del tribunale, forse nel pallone, ha passato la mano dichiarando di non riuscire a interpretare quelle voci e il consulente delle difese non ha potuto che associarsi alla traduzione di Spinelli pur provando a dire che, più che esclamazioni, le frasi delle donne fossero interrogative.
Una seconda voce esclama che al «Qualche infarto gli prende al caggio (“caggio” è il termine con cui in lingua rom si indica l’uomo maschio non rom)». Poi un verso inorridito come di chi si identifica con la vittima. «Hai visto che cazzotto in bocca Kalì?(“Kalì” è un soprannome comune in lingua rom riferito ad una donna: letteralmente significa “scura” ed è utilizzato generalmente per donne dai capelli scuri”)». «Prima le manette e poi lo picchiano», continua il dialogo delle due testimoni. «Non sono capace di fare lo zoom con questa merda di telefono!». E’ in un secondo video che si conferma la previsione: «Gli ha preso qualche infarto al caggio!». ) «Ecco vedi, poverino. E’ morto Kali!», si legge nella traduzione consegnata ed esposta in aula. «E’morto dici? Maledizione (morti tuoi, intercalare tipico*) si (è vero)!». «Vedi che ha fatto la faccia nera? Non si muove più il caggio. per forza gli si sono messi ai fianchi e dopo sulla schiena, non hai visto, con il peso al caggio e più i cazzotti nella testa». «Guarda come menano…», dice la prima voce. «Vedi come danno ancora, vedi?».
Erano presenti in aula, l’altroieri (la prossima udienza sarà il 21 novembre), persone del quartiere, Lucia Uva, qualche attivista dei centri sociali e dell’associazione Acad, contro gli abusi in divisa, più una ventina di poliziotti.
Francesco Ercoli, uno degli agenti imputati, ha fornito la sua versione dei fatti non prima di aver fatto le condoglianze da parte dei 4 alla famiglia. Ha smentito l’uso del manganello, quello nei video sarebbe un guanto. Poi ha dipinto Ferrulli – obeso e malato di cuore – come una persona indisponente, non collaborativa e violenta.
Solo finita la manovra di ammanettamento l’uomo sarebbe passato dalle ingiurie alle suppliche: «Aiuto ragazzi mi sento male». Ferrulli era diventato paonazzo in volto, fu tentato una sorta di massaggio cardiaco e poi la corsa in ambulanza al pronto soccorso dove sarebbe deceduto dieci minuti dopo l’arrivo. Aveva 51 anni.
Dei colpi, ora riferiti davanti alla Prima Corte d’assise, non esiste referto, né menzione nelle note di servizio, non è nel campo visivo della telecamera, né in alcuna testimonianza. Ercoli, però, è sicuro: «Nessuno ha picchiato il signor Ferrulli». Ma il poveretto, che reato aveva commesso, chiede il pubblico ministero Gaetano Ruta: «Ingiurie, ha tentato di colpirmi, non ha fornito documenti. Penso che basti».