Paesi baschi: 100.000 persone in piazza per la liberazione dei prigionieri politici
Una marea umana ha invaso le strade di Bilbao sabato 13 gennaio per reclamare la fine delle politiche di vendetta contro i presos, prigionieri politici baschi.
«Prest gaude – Estamos dispuestas». Con questo slogan, la Rete Cittadina SARE ha mobilitato la popolazione basca per riempire le strade di Bilbao, per una grande manifestazione che si svolge ogni anno in questo periodo.
Nonostante la pioggia copiosa, la capitale biscaglina ha accolto singoli, collettivi, partiti, gruppi provenienti da ogni parte dei Paesi Baschi, come popolo unito dalla rivendicazione per la difesa dei diritti umani, della pace e della determinazione.
Alla testa del corteo di 100.000 persone vi erano i familiari dei presos, specialmente i più giovani. Erano vive le testimonianze dei «niños y niñas de la mochila», figli di prigionieri politici lontani dalle loro case. Questa carica emotiva era chiara e nuova, non solo perché completamente sconosciuta a molti di coloro che appoggiano questa lotta, ma perché è stata espressa e rivendicata in un modo diverso.
Il 2018 sta emergendo come un anno chiave per iniziare a riaffrontare la questione dei presos, ed effettivamente due settimane sono bastate per confermarlo in un doppio piano: quello tra Ipar Euskal Herria (Paese Basco Francese) e Hego Euskal Herria (Paese Basco Spagnolo), e un doppio orizzonte, quello dell’avvicinamento dei presos esiliati e la scarcerazione dei presos in carcere.
Proprio nei giorni vicini alla manifestazione più sentita dell’anno è arrivata una notizia attesa ormai da tempo: un portavoce del ministero della Giustizia francese ha annunciato «interventi nelle prossime settimane, caso per caso». Sebbene fosse data per scontata da molti, questa è una notizia di un peso non indifferente sul piano politico. Ora si attende la messa in atto di questa disposizione.
Ottavia Clemente