Menu

Il paradigma del rambismo nelle forze dell’ordine.

Erano da poco passate le 22 di sabato u.s. e le agenzie battono notizie inerenti colpi di arma da fuoco partiti da agenti di PS a Ostia: tutti si pensa al crimine organizzato endemico da quelli parti. Ma c’è un’ANSA qualche decina di minuti dopo. “Un’auto non si ferma all’alt e la polizia spara. E’ accaduto in serata a Ostia. Secondo quanto si e’ appreso da fonti di polizia, il conducente della macchina avrebbe di fatto “forzato” un posto di blocco, forse non accorgendosene, e un agente ha esploso alcuni colpi in aria.

Uno di questi avrebbe infranto il finestrino e l’uomo e’ rimasto ferito. Non sarebbe in gravi condizioni”. Qualche fonte all’ANSA dovrà pure averla riferita questa versione, che già presenta comunque incongruenze: si sparano colpi in aria , ma un colpo dall’aria …finisce in un finestrino della macchina. Mah!? La mattina dopo la versione nelle agenzie cambia ancora: il ferito è grave ed è un settantenne alla guida di una pericolosa vecchissima 500 Fiat da collezione che non si è fermato ad un posto di blocco. Il giorno dopo si comincia a capire un po’ meglio rispetto ad una dinamica più feroce ma reale: i colpi sparati dall’agente di polizia sono stati due, di cui uno almeno ha centrato la 500, il proiettile o una grossa scheggia di vetro è entrata nell’occhio del settantenne che è rimasto orbo.

Il poliziotto sembra abbia raccontato che stava per essere messo sotto da quel bolide di una utilitaria: comunque invece di spostarsi ha sparato. Ancora non abbiamo letto di una versione più classica: e cioè all’agente, scivolando, la pistola che aveva in mano si è inclinata verso il basso per la botta e sono partiti…. due colpi. Oggi a 48 ore di distanza ci sono due elementi nuovi. In primo luogo continua l’attività di disinformatia: l’anziano sparato invece di far scrivere come residenza la via di Ostia dove vive sulla sua carta d’identità fa riportare Via Modesta Valenti, come avviene per i senza fissa dimora romani. Questo evento rende una persona di serie B e da sparare (vorremmo piuttosto sapere a che punto sono le indagini, originate da una inchiesta di Report, su migliaia di persone residenti fittiziamente in Via Modesta Valenti e presso la comunità di Sant’Egidio che sono teste di legno di criminali patentati e di evasori/morosi fiscali di rilievo)?

In secondo luogo però sul Messaggero online del 14.11 la Errante scrive “Non è stata la prima volta. Perché L.R, agente scelto da dieci anni, in servizio al reparto volanti della Questura di Roma, in passato, aveva già sparato e non solo a un posto di blocco. Tanto che l’amministrazione gli aveva contestato un uso leggero delle armi”. La Errante è nota come giudiziarista seria e difficilmente ha preso “topiche” e ci fornisce una scia di interpretazione di rilievo. Non è la prima volta che un agente delle forze dell’ordine spara quando non dovrebbe e in ogni caso spesso è uno che già altre volte lo ha già fatto.

Non si stancheremo mai di ribadire che “la disciplinare” della Polizia italiana è una copia sbiadita di quello che è l’analogo in altri paesi europei, per esempio in Francia o Germania: forse si ama continuare il confronto con la Turchia di Erdogan. Il ruolo nefasto dei sindacati di PS corporativi e fascistoidi ha pure un ruolo di rilievo nell’attenuare la disciplinare italiana alla camomilla. Chi non ricorda i loro strepitii striduli e insultanti quando il Capo della Polizia il Prefetto Pansa a proposito di un manifestante inerme per terra preso a calci da un poliziotto “osò” dire che si trattava di un agente cretino?

Il problema, lo abbiamo detto tante volte, è la diffusione nelle forze dell’ordine della cultura e dell’impostazione dell’autoritarismo, della xenofobia e dell’omertà cameratesca. Nelle caserme e nei commissariati sono talvolta tollerati manifesti mussoliniani; alcuni agenti sostengono teorie pazzesche sulle zecche rosse e sui “negri” come subumani; altri simpatizzano per frange di tifo ultrà nero; altri idolatrano il culto delle armi e spesso fanno il secondo lavoro, illegale, di guardaspalle e/o di buttafuori; alcuni, specie nel servizio notturno fanno uso di eroina e cocaina. In tutti questi casi i commissari e i vice questori fanno finta di non vedere e si rivoltano dall’altra parte.

Il reclutamento d’altronde del personale nelle forze di polizia italiane da troppi anni privilegia i volontari che hanno fatto servizio militare, spesso all’estero nei teatri di guerra, cosa che dà loro una impostazione poco conforme a quella che deve essere propria di un agente di pubblica sicurezza.

La formazione professionale e le scuole per gli agenti sono poco intessute dei temi dello spirito costituzionale e dello stato di diritto, che nel prosieguo degli anni di servizio sono visti anzi con dispetto come ostacoli e lacciuoli.

Così non va e bisogna cominciare a discuterne non solo a sinistra ma anche a livello sociale ampio, perché quando la democrazia si affievolisce non solo ci sono conseguenze verso le “zecche” che vengono silentizzate ma verso tutti.

Claire Lacombe